Sentieri marmorei sulle Alpi Apuane

Da secoli vittime dell’estrazione del marmo che le scarnifica ai fianchi e mutila in vetta. Le Alpi Apuane regalano suggestivi paesaggi

Da secoli vittime dell’estrazione del marmo che le scarnifica ai fianchi e mutila in vetta. Le Alpi Apuane regalano suggestivi paesaggi

E noi andremo in cerca di queste oasi, tenendoci a distanza da cave

polverose, detonazioni di mine e rombi di camion.

Questo itinerario consiglia una traversata dal paese di Vagli Sopra
fino al rifugio Donegani, in alta Garfagnana (provincia di Lucca).
Si tratta di un’escursione dai tempi di percorrenza sostenuti
(5,20/ 5,30 ore circa) per una bella camminata autunnale ancora in
quota prima che sopraggiunga l’inverno con i suoi freddi.

Il luogo di partenza offre già di per sé
curiosità ed elementi di interesse. Vagli Sopra si
presenta come un borgo antico sospeso alle pendici del Monte
Roccandagia, sormontato da un tipico e conservato paesaggio apuano
a base di folti boschi e guglie di marmo bianco. Più in
basso, Vagli Sotto sembra sonnecchiare appollaiato sulla sua
collinetta lambita dal Lago omonimo, oramai divenuto simbolo e
richiamo turistico per l’intera zona in virtù della sua
fascinosa e triste storia. Il fondale del bacino custodisce ancora
gelosamente un’intera vallata con tanto di campi, paese e campanile
sommersi e sacrificati per la creazione dell’attuale diga-lago,
ottenuta dallo sbarramento artificiale del torrente Ledron. Il
risultato attuale è pittoresco e ridente se ci limitiamo ad
osservarlo, non disturba il paesaggio naturale, ma fa corrugare la
fronte e riempie di dubbi a pensarne gli antefatti. Il nostro
percorso però ora ci porta in alto verso le rocce e i forti
venti apuani, lontani dall’acqua. Troviamo il segnavia C.A.I.
n.177
all’altezza delle ultime case di Vagli Sopra (725 m); il
sentiero si arrampica verso Campocatino (1000 m), suggestiva
conca prativa in cui risaltano le essenziali architetture rustiche
di vecchi ricoveri pastorizi. Siamo a ridosso della possente
struttura rocciosa della parete nord-est del Roccandagia (1700 m),
ad 1 ora dal paese.

Chi avesse tanta voglia di camminare e curiosare fra storie e
leggende locali potrebbe andare a visitare la Cappella di S. Viano,
aperta nella parete precipite del Roccandagia (30 minuti sulla
visibile mulattiera che si stacca all’estremità sinistra dei
prati). E’ un santuario d’abri, cioè una grotta naturale
incastrata nella roccia che l’eremita religioso adattava a ricovero
con umili opere di muratura per viverci nella rinuncia e
mortificazione più totale.

Il nostro itinerario principale invece risale il margine destro del
bacino di Campocatino e porta in 1 ora e 10 minuti al Passo
della Tombaccia
(1350 m) tenendo sempre la destra con un ampio
giro. Ci troviamo sulla boscosa cresta del Roccandagia, immersi nel
paesaggio apuano: dinanzi a noi si spalanca la Valle dell’Acqua
Bianca, cinta dal Monte Cavallo, Tambura e Pisanino (1946 m, la
cima più alta delle Apuane). Continuiamo a seguire il
segnavia 177. Si aggira in costa la testata della valle, passando
dal versante nord-ovest del Roccandagia all’ondulato versante nord
del Monte Tambura, chiamato Carcaraia. La prossima tappa è
il Passo di Focolaccia, spartiacque interposto fra il
Tambura e il Monte Cavallo a 1650 m e ad 1 ora e 15 minuti di
cammino dal passo precedente. Al valico si incontra anche la
traccia segnalata da strisce azzurre che sale alla panoramica vetta
del Tambura nel tempo di un’ora. Il nostro percorso ora scende
leggermente fino ad incontrare il segnavia n.179 che ci
guida nel tratto finale della testata della valle. E’ un tratto di
cammino molto suggestivo perché costeggia alla base le
vertiginose pareti nord-est del Monte Cavallo. Si avvista poi sulla
destra il tracciato di un sentiero non evidente ma ben segnalato
dalle consuete strisce azzurre che sale in vetta al Pisanino. I
1680 m di Foce di Cardeto sono ormai prossimi. Ci ritroviamo
stretti in una piccola sella rocciosa che spezza la corsa al
crinale dividendo il Monte Cavallo dal Pizzo d’Altare. La
cosiddette Foce (45 minuti circa dal Passo della Focolaccia) regala
sorprese visive d’effetto; basta sporgere lo sguardo al di
là dei suoi pinnacoli per sorprendere gli umori misteriosi e
fuori dal tempo di un’altra tipica vallata apuana. Dinanzi a noi si
perde nella foschia autunnale la Valle dell’Orto di Donna e da
qualche parte fuori vista il Rifugio Donegani, mèta del
nostro viaggio.

Alle nostre spalle lasciamo la Valle dell’Acqua Bianca. Inizia la
discesa verso valle accompagnati costantemente dal nuovo segnavia
n.178, un po’ dissestato ma spettacolare sotto le guglie del
Pizzo d’Altare. Incrociamo sulla sinistra il sentiero C.A.I. n.180,
altra valida alternativa per raggiungere in pari tempo il Donegani
passando dalla conca dell’Orto di Donna. Noi possiamo restare sul
n.178 per non perderci la magia del bosco appenninico in versione
novembrina. Numerosi tornanti si addentrano fra i suoi colori e
fruscii sommessi fino a distendersi sul fondovalle, in
località Serenaia a 1050 m. Qui la strada asfaltata
distoglie dalla sensazione di essersi persi in un bel sogno, ma ci
porta diretta con una breve salita di 100 m di dislivello al
Rifugio Donegani (75 minuti dalla Foce di Cardeto), a
compimento di una sostanziosa traversata fra le Apuane. Poco prima
del rifugio si nota a sinistra l’innesto della variante n.180.
Percorrendo invece la carrabile a ritroso si arriverebbe con un
tragitto di circa 8 km ai paesi di Gramolazzo e Minucciano.

Yalmar Tuan

 

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