Dal 2027 le norme europee renderanno obbligatorio il passaporto digitale per quasi tutte le batterie dei veicoli elettrici: più attenzione all’ambiente e ai diritti umani.
Vincent Mauroit, NOI Techpark. Così a Bolzano sperimentiamo la mobilità del futuro
Intervista a Vincent Mauroit dell’hub dell’innovazione dell’Alto Adige. Un centro di eccellenza che lavora su elettrico, idrogeno verde e guida autonoma.
Vincent Mauroit non ha dubbi: il futuro dell’auto è elettrico e a batteria, anche se l’idrogeno verde potrà giocare un ruolo importante nella transizione ecologica del comparto della mobilità. Mauroit è Director of Innovation & Tech Transfer del NOI Techpark di Bolzano, l’hub dell’innovazione altoatesina: un luogo – nato dove una volta sorgeva una fabbrica di alluminio – nel quale aziende, istituzioni e università lavorano insieme a nuovi progetti di ricerca e sviluppo. Tra i settori di punta di questo parco scientifico, oltre a green, food e digital, ci sono proprio quelli dell’automotive e dell’automazione.
Poche settimane fa la Commissione europea ha proposto lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel entro il 2035. È una data congrua per permettere di abbattere le emissioni nocive in Europa e per consentire al contempo al comparto automotive di adattarsi senza che si perdano troppi posti di lavoro?
L’industria dell’auto ha impresso una decisiva accelerazione verso l’elettrificazione poiché ha preso atto della decisione dalla Commissione europea di tagliare le emissioni di CO2 per le vetture del 60 per cento entro il 2030 (rispetto al 37,5 per cento della legislazione attuale), per poi arrivare allo stop definitivo per benzina e diesel entro il 2035. È sicuramente un obiettivo ambizioso e ritengo sia essenziale procedere in questa direzione. La transizione ecologica non può più aspettare. Per questo, per ridurre o minimizzare il costo sociale derivante da un simile cambiamento, il ruolo dell’innovazione è essenziale. Così come sarà fondamentale per tutti i paesi europei collaborare al raggiungimento dell’obiettivo comune, mettendo al centro due grandi temi: accelerare sull’elettrificazione delle auto ed estendere significativamente le infrastrutture di ricarica sul territorio.
I limiti al pieno sviluppo dell’auto elettrica sono soprattutto il prezzo di vendita, l’autonomia e le infrastrutture di ricarica. Quali di questi nodi si potrà sciogliere più velocemente, e in che tempi?
È fondamentale il sostegno delle istituzioni. Consci dell’importanza e degli impatti di questo cambiamento, i governi dovrebbero indirizzare gli investimenti pubblici da una parte nell’implementazione dell’infrastruttura di rete e nei progetti di innovazione che vengono portati avanti da aziende che operano in questo settore; e dall’altra parte, in un concreto supporto fatto di incentivi per la sostituzione delle auto più datate e inquinanti, con l’obiettivo di rendere le elettriche economicamente accessibili a più persone. Così, con un costo più basso, un miglioramento continuo delle tecnologie e l’efficientamento della produzione, si potrebbero avere interessanti economie di scala. Se questo avverrà, sarà poi il mercato a regolare il prezzo di vendita.
Il futuro è nell’auto a idrogeno, anche più dell’auto elettrica? Come vi state muovendo a livello di sperimentazione e innovazione?
Penso che il futuro delle auto sarà elettrico con alimentazione a batterie, più che a idrogeno: ciò sia guardando sia all’efficienza del sistema, sia alla mancanza di una rete di stazioni di ricarica a idrogeno. NOI Techpark sta lavorando già da tempo sul tema dell’idrogeno verde, che si ottiene attraverso l’elettrolisi dell’acqua con fonti di energia rinnovabili (soprattutto fotovoltaico), riconoscendo in esso un driver fondamentale per mezzi pesanti, bus, navi e molto probabilmente anche aerei. Oltre ai progetti già in corso con varie aziende e start-up locali, il nuovo NOI Techpark di Brunico, attualmente in costruzione, sarà dedicato proprio all’automotive e avrà tra le sue priorità lo studio di nuovi sistemi legati all’alimentazione di veicoli elettrici e a idrogeno, grazie anche alla collaborazione del mondo della ricerca e di importanti gruppi automobilistici internazionali.
Parlando di mobilità del futuro, quanto è centrale il tema dello stoccaggio di energia?
Il tema dello stoccaggio di energia è essenziale nella transizione ecologica in generale e anche per la mobilità. L’idrogeno è un eccellente accumulatore di energia, capace di stoccare l’energia rinnovabile dove l’offerta, cioè la produzione, è più alta della richiesta. Si trasporta più facilmente ed è ideale per i mezzi pesanti, il cui impatto sull’ambiente è decisamente gravoso. Lo stesso gruppo britannico di componentistica GKN ha sviluppato nella sua sede in Alto Adige un nuovo metodo di stoccaggio dell’idrogeno, trasformandolo in un idruro metallico solido: il vantaggio è che lo stoccaggio avviene a una pressione inferiore e necessita di un volume decisivamente inferiore, se comparato con altre soluzioni attualmente disponibili.
In che tempi potremmo vedere sulle nostre strade i primi mezzi a guida autonoma? Si inizierà dal cosiddetto “trasporto dell’ultimo miglio”, al posto dei mezzi di micromobilità attualmente utilizzati?
Quello del “trasporto dell’ultimo miglio” sarà la prima vera occasione di applicare la guida autonoma su larga scala, poi si arriverà anche all’uso personale. L’utilizzo di shuttle elettrici a guida autonoma sono al momento la frontiera più realistica, sulla quale anche noi abbiamo attivato interessanti sperimentazioni, come il progetto europeo Mentor. A Merano, per la prima volta in Italia, un bus a guida autonoma è stato messo a disposizione della popolazione: 15 persone per volta hanno viaggiato lungo un percorso urbano chiuso al traffico pedonale ed automobilistico, sperimentando questa nuova forma di trasporto. Nell’ambito della candidatura del NOI Techpark per diventare un “European Digital Innovation Hub” sono state considerate attività e iniziative per portare avanti nuove soluzioni di mobilità assieme a un ecosistema di partner, aziende ed enti di ricerca locali. La vera sfida è sia tecnologica che infrastrutturale. Chiaramente questo non può essere fatto con azioni spot, ma è necessario un quadro coordinato e coerente, fatto di innovazione ma anche di sburocratizzazione, incentivi e sviluppo delle competenze specifiche.
Vincent Mauroit, per il pieno sviluppo dei mezzi a guida autonoma, è più importante progredire dal punto di vista tecnologico o adeguare la legislazione vigente, a partire dal Codice della strada?
Le due cose non possano prescindere l’una dall’altra. Un impegno nello sviluppo tecnologico sarebbe vano se non dovesse incontrare il favore della normativa. Al contempo, creare norme che vadano a limitare lo sviluppo industriale non sarebbe utile alla crescita sostenibile e concreta dei progetti. È necessario proprio per questo creare dei tavoli, che noi stessi possiamo promuovere, al fine di lavorare con le istituzioni per portare avanti un discorso corale, organico e organizzato.
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