Decarbonizzare l’Unione europea, raggiungendo la carbon neutrality entro il 2050 e tagliando le emissioni del 55 per cento già entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Questa è la grande promessa che sta alla base del Green deal europeo, divenuta giuridicamente vincolante con la Legge sul clima. Come realizzarla? A tracciare la strada è il maxi-piano sul clima presentato mercoledì 14 luglio dalla Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen. Il pacchetto “fit for 55“, cioè compatibile con una riduzione del 55 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2030, conta 14 diverse proposte legislative che affrontano pressoché ogni ambito del sistema economico, dai combustibili alle foreste, dalla tassazione della CO2 ai trasporti stradali e marittimi. Dopo le trattative interne – non sempre facili, stando ad alcune fonti di stampa – ci vorranno altri mesi di negoziati per ottenere il semaforo verde da parte dei 27 Stati membri e dell’Europarlamento.
I punti principali del maxi-piano sul clima
Addio alle auto a benzina e diesel entro il 2035
Sul totale delle emissioni dell’Unione, oggi il 20,4 per cento arriva dal trasporto su strada, il 4 per cento dal trasporto marittimo e il 3,8 per cento dal trasporto aereo. Nel loro insieme, questi gas serra andranno sforbiciati del 90 per cento entro il 2050. Già tra nove anni le auto nuove dovranno emettere il 55 per cento di gas serra in meno e i furgoni nuovi il 50 per cento, fino ad arrivare a zero entro il 2035. Il che significa, di fatto, rendere impossibile la vendita di modelli alimentati a benzina o diesel. Sarà indispensabile costruire una rete più capillare di stazioni di ricarica per veicoli elettrici e a idrogeno; i documenti dell’Unione stabiliscono una densità minima.
Carbon emissions from transport will have to be reduced by 90 percent, for the EU to reach climate neutrality by 2050.
That means the end is near for cars as you know them — with an engine powered by diesel or gasoline. https://t.co/3lGntYStu3
Entrerà in gioco anche il sistema di scambio di quote di emissioneEts Eu, nato per imporre un prezzo all’inquinamento e incoraggiare, così, la transizione ecologica. Finora infatti si applica solo a 10mila centrali energetiche e impianti industriali e alle compagnie aeree che collegano i paesi dell’Unione; dal 2026 riguarderà anche il trasporto su strada.
Arriva la carbon tax per i voli aerei
Secondo le proiezioni più accreditate, a livello globale il trasporto aereo potrebbe emettere 56 gigatonnellate di CO2 nel periodo 2016-2050. Bruciando, così, un quarto del nostro carbon budget. Eppure finora è sempre stato esonerato dalla tassazione ecologica, fatta eccezione per alcune misure introdotte spontaneamente dai singoli Stati (come l’ecotassa sui biglietti). Stando al maxi-piano sul clima proposto dalla Commissione, ben presto le cose cambieranno. L’idea è quella di imporre un prezzo per la CO2 e di passare gradualmente alle miscele di carburanti sostenibili per tutti i voli in partenza dagli aeroporti dell’Unione.
Si va avanti col carbon border adjustment mechanism
Uno dei pilastri del maxi-piano per il clima della Commissione è il cosiddetto carbon border adjustment mechanism, cioè un meccanismo di adeguamento di CO2 alla frontiera. L’idea è quella di integrare nei prodotti di importazione anche il prezzo delle emissioni correlate alla loro fabbricazione. Così facendo, l’Unione scongiura la concorrenza sleale da parte di paesi che hanno legislazioni meno stringenti sul clima; e scoraggia anche le imprese europee dalla prospettiva di delocalizzare la produzione.
We can choose a better, healthier, more prosperous way of living.
Saving the climate is our generational task. It must unite & encourage us.
It is about securing the wellbeing and freedom of our children. There is no greater, nobler task.
Da tempo la Commissione caldeggia una “renovation wave”, un’ondata di ristrutturazioni. D’altra parte, tre edifici su quattro non sono efficienti a livello energetico e l’85-90 per cento sarà ancora in uso nel 2050, quando le emissioni nette dovranno essere ridotte a zero. Il maxi-piano sul clima vuole imporre agli stati membri di ristrutturare, ogni anno, almeno il 3 per cento della superficie degli edifici pubblici. Da qui al 2030 bisognerà aumentare dell’1,1 percento all’anno l’impiego di energie pulite per il raffreddamento e il raffrescamento. Complessivamente, le rinnovabili dovranno coprire il 49 per cento del fabbisogno degli edifici entro il 2030.
A new Social Climate Fund will support EU citizens most affected or at risk of energy or mobility poverty.
It will provide an 72.2 billion over 7 years in funding for renovation of buildings, access to zero and low emission mobility, or even income support.#EUGreenDealpic.twitter.com/PSQyZbD6qf
— European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) July 14, 2021
Un fondo sociale per il clima per non lasciare indietro nessuno
Nel suo complesso, precisano le istituzioni, il Green deal europeo sarà a saldo positivo per l’economia, con la creazione di un milione di posti di lavoro già nell’arco dei prossimi nove anni, che saliranno a 2 milioni entro il 2050. Come tutte le transizioni, però, avrà un costo. Cittadini e micro-imprese dovranno cambiare auto, fare lavori in casa, pagare un prezzo più caro per i combustibili fossili. Per sostenere chi rischia di trovarsi in difficoltà, verrà stanziato un Fondo sociale per il clima da 72,2 miliardi di euro nel periodo 2025-2032.
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