Il presidente dell’Istat lo ha ribadito al Parlamento impegnato nella legge di Bilancio: le liste d’attesa sono troppo lunghe e l’alternativa è il privato.
Lavoro in nero, evasione fiscale, attività illecite continuano ad essere una piaga per l’Italia innanzitutto, ovviamente, sul piano sociale. Ma anche dal punto di vista economico, le ricadute sono sempre più pesanti: l’Istat la chiama “economia non osservata” (che somma quella sommersa a quella fatta di attività propriamente illegali) e in quanto tale è impossibile fare
Lavoro in nero, evasione fiscale, attività illecite continuano ad essere una piaga per l’Italia innanzitutto, ovviamente, sul piano sociale. Ma anche dal punto di vista economico, le ricadute sono sempre più pesanti: l’Istat la chiama “economia non osservata” (che somma quella sommersa a quella fatta di attività propriamente illegali) e in quanto tale è impossibile fare cifre ufficiali, ma la stima è che tutte queste attività fuori controllo pesino per 211 miliardi di euro all’anno, una cifra che costituirebbe il 13 per cento del prodotto interno lordo.
Composizione dell’economia sommersa e delle attività illegali: #statistichevisual #istat pic.twitter.com/zlA2F3jx5v
— Istat (@istat_it) 14 ottobre 2016
Quasi la metà di questi 211 miliardi, osserva l’Istat sulla base di dati relativi al 2014, derivano dalle dichiarazioni dei redditi truccate al ribasso da parte non tanto dei privati cittadini, quando dagli operatori economici: aziende, alberghi, ristoratori su tutti. In forte aumento (siamo al 36,5 per cento del totale) gli introiti proveniente da lavori irregolari, cioè senza un contratto: sono più di tre milioni e mezzo, occupati in particolare nei servizi, ma anche nell’agricoltura, nel commercio, nella ristorazione, nelle costruzioni. Vale a dire: braccianti, commessi, camerieri, operai e manovali. Ma anche gli affitti in nero, per esempio agli studenti universitari, pesano molto: l’8 per cento del totale. Poi ci sono le attività propriamente illegali: droga, prostituzione, contrabbando. Un mercato da 17 miliardi, l’un per cento del pil, decisamente molto più complicato da affrontare.
A proposito di lavoro nero, un passo importante potrebbe arrivare dall’applicazione della legge sul contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura (il cosiddetto caporalato) e di riallineamento retributivo nel settore agricolo, che la Camera ha appena iniziato ad esaminare. Ma la repressione non è l’unica via per il parlamento italiano, che per esempio è in attesa di iniziare a discutere della possibilità di legalizzare la vendita della cannabis, che secondo i favorevoli (che si trovano sia a destra che a sinistra) potrebbe portare a recuperare allo Stato fino a 8 di quei 17 miliardi.
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