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Dal 21 maggio migliaia di brasiliani, autisti di autobus e mezzi pubblici di San Paolo hanno bloccato il traffico creando il caos nel centro cittadino e nelle aree limitrofe, causando tra l’altro la sospensione di una conferenza governativa nella sede del ministero del Lavoro. Autisti e operatori dei trasporti protestano contro i bassi salari
Dal 21 maggio migliaia di brasiliani, autisti di autobus e mezzi pubblici di San Paolo hanno bloccato il traffico creando il caos nel centro cittadino e nelle aree limitrofe, causando tra l’altro la sospensione di una conferenza governativa nella sede del ministero del Lavoro.
Autisti e operatori dei trasporti protestano contro i bassi salari e le politiche restrittive adottate dal governo guidato da Dilma Roussef in occasione dei Mondiali di calcio. In queste ore è prevista una riunione fra i leader della protesta e il sindaco di San Paolo, Fernando Haddad. Intanto però i disordini si estendono anche verso la zona dell’aeroporto di Guarulhos, dove si registrano incendi di auto e blocchi stradali.
Agli operatori dei trasporti, il 22 maggio si sono unite circa 25mila persone che fanno parte del movimento Homeless workers (lavoratori senza casa). Chiedono una casa e vogliono sapere dal governo perché sono stati spesi così tanti soldi per costruire e rinnovare gli stadi di calcio che verranno usati per i Mondiali invece di destinare quelle risorse per le persone che non hanno un lavoro e un tetto sotto cui dormire.
A Rio continua invece lo sciopero della polizia iniziato il 20 maggio, a cui hanno aderito anche reparti delle forze federali e militari. I leader sindacali delle forze dell’ordine non escludono manifestazioni durante le settimane in cui si disputerà la Coppa del mondo. Oggi il governo ha bollato la “radicalizzazione” delle proteste, che mettono a serio rischio la macchina organizzativa dell’evento.
Il Brasile si trova in una situazione molto simile a quella che si è verificata un anno fa per la Confederation cup e che nel corso dei mesi non ha visto l’impegno del governo per migliorarla sottovalutando le richieste delle persone comuni. A pochi giorni dal 12 giugno, giorno di inizio dei Mondiali, la paura della presidente Rousseff è che questa ondata di scioperi e proteste possa paralizzare il paese e trasformare l’evento, che dovrebbe fungere da vetrina sul mondo, in una lente di ingrandimento sui problemi reali, dalla disoccupazione alla mancanza di diritti sufficienti di alcuni settori della società.
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