Cosa è Foodora, la storia: dal successo alle proteste

Consegne in 30 minuti…ma a quale prezzo? La storia di Foodora, società di ordinazioni online con fattorini in bicicletta, dal veloce successo al caso delle proteste a Milano e Torino.

Il nome e la storia di Foodora sono diventati noti all’opinione pubblica a ottobre 2016, cominciando una discussione sugli effetti della nuova economia legata al digitale e al web sui diritti dei lavoratori e sulle loro remunerazioni. Foodora ha come missione quella di permettere agli utenti registrati di selezionare ristoranti vicini al luogo dove si trovano per poter ottenere la consegna della pietanza selezionata solitamente entro 30 minuti dall’ordine svolto direttamente online. A prendere il cibo e consegnarlo ci pensano degli addetti in bicicletta.

fattorino rider foodora
La storia di Foodora: un rider canadese mentre controlla un ordine. Bernard Weil/Toronto Star via Getty Images

La storia di Foodora in breve

Foodora nasce in Germania: attualmente ha sede a Berlino ma la sua storia inizia a Monaco di Baviera nel 2014 con il nome Volo GmbH. Ad aprile 2015 la start-up viene acquistata da Rocket Internet, società tedesca specializzata nel gestire attività di vendita al dettaglio svolte sul web (un esempio è Zalando). A settembre dello stesso anno una nuova cessione a Delivery Hero, altra società dedicata alle consegne di cibo.

Storia di Foodora: l’arrivo in Italia

In questi mesi Foodora decide di espandersi in Italia, inaugurando il servizio nelle città di Milano e Torino, con l’intenzione di aprire successivamente in altre città. Come spesso accade per le start-up la sezione italiana di Foodora è guidata da due ragazzi classe 1987-88,  che hanno deciso di dire addio alle ordinazioni  telefoniche per spingere i consumatori a dare fiducia alle prenotazioni via internet.

Cos’è Foodora e come funziona

Entrando nella home page del sito di Foodora si legge “I ristoranti che ami direttamente a casa tua”, con una casella di ricerca per trovare il ristorante in base all’indirizzo. Quindi si seleziona il locale, un piatto del menù, infine pagare. Nella pagina di ogni città è comunque possibile visionare quali attività sono aperte e tutte quelle affiliate al servizio di Foodora.

https://www.youtube.com/watch?v=wXIs_Yntvik

L’idea è di convincere le persone a usare il servizio anche stando in ufficio o a lavoro, puntando così anche sul servizio del pranzo e non solo quello casalingo serale. Registrandosi è possibile accedere alle pagine dove inserire i nomi dei dipendenti in base alle sedi aziendali e ai dipartimenti, informazioni utili per creare delle regole d’ordine con orari, destinazioni di consegna flessibili e budget per ogni dipendente.

I fattorini in bici di Foodora

Un sistema di geolocalizzazione individua un fattorino in grado di concludere la consegna nei tempi stabiliti. In alto il banner che recita “Vieni a lavorare come rider per foodora!”. Per lavorare con il servizio di consegne di cibo, oltre a conoscere le strade della città si richiede anche la conoscenza dell’inglese (la fonte). Il lavoratore deve disporre di un proprio smartphone per seguire le ordinazioni e di una bicicletta. Meglio averne una all’altezza del compito ma ognuno si arrangia come può.

In una dichiarazione pubblicata a dicembre 2015 uno dei due manager di Foodora ha dichiarato: “I nostri fattorini ricevono gratuitamente un vero e proprio welcome kit composto da: box termico, giacca a vento, casco, guanti, t-shirt, luci di stop e di movimento. Questo perché la maggior parte dei rider si muove in bicicletta ed è importante che si creino le migliori condizioni di lavoro possibili”.

Foodora, scoppia la protesta in Italia

Dopo un periodo di espansione la società decide di cambiare il sistema della paga da oraria a consegna eseguita. Questo evento ha creato malumori tra i lavoratori al punto da organizzare riunioni, manifestazioni e perfino richieste ad alcuni locali aderenti al servizio di boicottare Foodora. A questo punto sono arrivati i primi licenziamenti, che hanno fatto scalpore in quanto avvenuti via web.

C’è chi ha partecipato alla protesta facendo presente come il nuovo accordo unilaterale di 2,70 euro a consegna invece dei precedenti 5,40 euro l’ora arrivi in un contesto in cui la società produce fatturato con intenzione di espandersi in altre città, cosa che ha deluso doppiamente i lavoratori. È il sito StartupItalia a spiegare la dinamica in gioco in casi simili: “agli inizi le piattaforme hanno la necessità di reclutare quanti più fattorini e corrieri possibile, e pertanto offrono loro ottimi compensi, basando i loro guadagni sui consumatori. Quando il servizio diventa abbastanza stabile, invertono il modello di business: diminuiscono il costo del servizio per chi acquista e recuperano i guadagni a scapito dei lavoratori, che si vedono tagliare il compenso da un giorno all’altro”.

C’è chi, in realtà, fa notare che 2,70 euro a consegna non è ridurre il denaro secondo gli obiettivi di Foodora: la promessa di realizzare una consegna entro 30 minuti fa sì che in un’ora un fattorino debba realizzarne due di consegne. Una divisione matematica che però si scontra con la realtà delle situazioni che si vengono a creare – le più varie – e che allungano i tempi per il rider pur riuscendo a rimanere nei 30 minuti lato consumatore. Senza contare quei locali che visualizzano dei tempi superiori di consegna.

Il problema è senza dubbio mantenere la profittabilità di un servizio di questo tipo. Osservando i menù dei ristoranti si nota come i prezzi delle pietanze siano tutt’altro che ridotti, anche grazie alla tipologia di cibo servito. Questo fa sì che il margine di guadagno di Foodora non può avere un ricarico eccessivo sul totale, compresa la parte che spetta al fattorino (che in parte si basa sulla vecchia mancia selezionabile direttamente online).

Curiosità su Foodora

– Nel 2016 Foodora è presente online per dieci Stati: Austria, Canada, Australia, Germania, Finlandia, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia.

Foodora in realtà dovrebbe essere scritto con la effe minuscola, se si seguisse la grafica del marchio, come si potrebbe dire anche per Facebook.

– Nella puntata del programma televisivo Che tempo che fa del 16 ottobre 2016 (video) l’attrice comica Luciana Littizzetto ha utilizzato tutta la sua verve polemica per criticare il nuovo “contratto di lavoro” che Foodora ha imposto ai fattorini.

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