Expo 2015

La top ten dei cibi che puzzano ma sono buoni

Coldiretti ha stilato la classifica dei cibi italiani che hanno uno odore forte e non sempre gradevole ma al gusto piacciono molto. E li ha esposti ad Expo. Ecco quali sono.

Sono i formaggi a primeggiare nella lista Coldiretti della “puzza che piace” a tavola. Si va dal Puzzone di Moena al Marcetto teramano, dal Bruss del Piemonte allo Strachitunt della Lombardia e al Blu di pecora dell’Abruzzo, tutti formaggi che, una volta sotto i denti, ci ripagano del loro curioso afrore con un sapore piacevole ed inimitabile. Nella lista dei cibi che puzzano ma sono buoni non mancano prodotti come la colatura di alici e ortaggi come l’aglio rosso di Sulmona o la cipolla di Cannara. E, ovviamente, il tartufo.

 

“Nell’Olimpo delle specialità Made in Italy più puzzolenti – sottolinea Coldiretti – ci sono cibi fortemente rappresentativi della cultura, della tradizione e del territorio nazionale caratterizzati da un odore potente e pungente che ne esalta la distintività, ma che è anche il risultato di specifiche proprietà come l’aglio di Sulmona, la cipolla di Cannara, il tartufo, la colatura di alici della Campania”.

 

Puzzone di Moena (Trentino)

Il nome che identifica questo formaggio a latte crudo, dalla crosta rossa e umida, ricoperta da una patina untuosa, tradisce il particolare odore acuto dovuto al metodo tradizionale di stagionatura in cantina. “E’ un formaggio dal gusto deciso e dal sapore accentuato con molta resa e proprio per questo usato sulla tavola delle gente povera contadina di un tempo, soprattutto nella Val di Fassa”, spiega Coldiretti.

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Foto © www2.ars-alimentaria.it

 

Marcetto teramano (Abruzzo)

E’ un pecorino dall’odore forte e penetrante e dalla consistenza cremosa e piccante. Si produce con il latte della mungitura del mattino. Dopo la salatura, le forme vengono appese su un telaio e lasciate asciugare, poi vengono stagionate per un minimo di 60 giorni durante i quali viene ripetuta la salatura per 2 o 3 volte. Il pecorino viene poi privato della scorza, grattugiato e mescolato con una certa dose d’acqua in un recipiente apposito, in modo da ottenere un impasto omogeneo.

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Foto © turismo.provincia.teramo.it

 

Bruss (Piemonte)

Spiega Coldiretti: “Un detto popolare piemontese dice che solo l’amore è più forte del Bruss. E in effetti questo formaggio ha un odore particolarmente penetrante e particolare. Viene realizzato con pezzi di formaggio riciclato e ricotte inacidite messi a macerare in recipienti di terracotta. La ricetta del Bruss cambia da zona a zona, ma il risultato è sempre quello di una crema esplosiva, gastronomicamente parlando, che in tempi lontani iniziava i giovani alla vita: erano considerati adulti quando riuscivano a deglutire il primo assaggio di Bruss”.

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Foto © armadillobar.blogspot.it

 

Formaggio Strachitunt (Lombardia)

E’ la particolare microflora di batteri lattici, che produce una notevole quantità di gas e favorisce la formazione di sacche d’aria indispensabili per lo sviluppo di lieviti e muffe, a caratterizzare l’odore e il sapore di questo formaggio. Lo Strachìtunt è uno stracchino Dop (“stracchino tondo”) che deve la sua tipicità alla tecnica delle ‘due paste’, cioè alla mescolanza della cagliata della sera con quella del mattino.

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Foto © www.arnoldivaltaleggio.it

 

Ricotta asquanta (Puglia)

Il suo nome viene dal dialetto e significa forte, scottante. Si tratta di una ricotta fermentata molto piccante con un odore pungente e penetrante di latte di pecora. E’ una ricotta di consistenza morbida, cremosa e spalmabile, e viene utilizzata come condimento o per insaporire diversi piatti tradizionali. Sul pane caldo sprigiona tutta la sua voluttuosa intensità.

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Blu di pecora (Abruzzo)

Si tratta di un erborinato che mantiene intatto il caratteristico odore di pecora e di stalla, prodotto solo con latte di eccellente qualità. Il sapore è più intenso nelle forme prodotte tra maggio e luglio. Si gusta con pane casereccio e noci, pizza e risotti.

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Colatura di alici (Campania)

Molto simile al Garum degli antichi Romani, la colatura di alici è una salsa liquida ambrata e trasparente, dall’odore forte. Nasce nel Medioevo, quando conservando sotto sale le alici in botti di legno, ci si accorse che dalle doghe colavano liquidi aromatici: la colatura di alici. “Oggi la tecnica utilizza contenitori di castagno per la salatura e poi dischi di legno per la pressatura per ottenere un liquido che funge da base all’ottenimento della colatura che, una volta filtrata, condisce spaghetti e linguine rigorosamente cotte senza sale”, spiega Coldiretti.

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Tartufo (regioni varie)

Secondo gli esperti, il particolarissimo profumo del tartufo si deve ad un mix di 140 odori diversi. Nasce sottoterra, vicino alle radici di alberi come il pino, il leccio, il sughero o la quercia, ed è proprio dai diversi tipi di albero che assume le differenti caratteristiche olfattive e organolettiche.

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Aglio di Sulmona (Abruzzo)

“Il suo odore tipico e pungente si avverte solo quando viene tagliato o schiacciato. La sua persistenza è proverbiale in quanto il solfuro di metil-allile può rimanere in circolo anche per due giorni, ripresentandosi attraverso l’alito. Ma sono proprio queste sostanze comunque, a rendere l’aglio anche un fantastico antibatterico e ipotensivo. E oltretutto, come studi recenti stanno evidenziando, nell’aglio sono presenti ormoni che fanno bene alla sessualità”, spiega Coldiretti.

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Foto © www.agliorossosulmona.net

 

Cipolla di Cannara (Umbria)

Ha un odore intenso e, soprattutto consumata a crudo, è una miniera di vitamine e sali minerali. Ha proprietà antibatteriche e disinfettanti. La sua coltivazione vanta origini molto antiche e si è sviluppata grazie alla particolare struttura del terreno, argilloso, ricco d’acqua e di potassio. Le famiglie di cipollari si tramandano oralmente le tecniche di coltura da quattro generazioni.

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Foto © www.avinews.it
Foto in evidenza © clclt.com

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