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Le temperature registrate finora stabiliscono che il 2023 diventerà l’anno più caldo mai registrato prima, superando il 2016. I dati del Copernicus climate change service.
È ormai “praticamente certo” che il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato prima. Lo riportano i nuovi dati del Copernicus climate change service. In generale, il 2023 ha registrato un riscaldamento record di 1,43°C rispetto ai livelli preindustriali.
In particolare ottobre 2023, a causa delle emissioni di anidride carbonica e di due eventi meteorologici come El Niño e La Niña, è stato il quinto mese consecutivo di caldo record. Questo mese, caratterizzato da ondate di calore, inondazioni e incendi mortali, ha visto crescere le temperature medie globali di 0,4°C rispetto al precedente massimo dell’ottobre 2019.
Secondo i ricercatori, le temperature estreme a livello globale continueranno probabilmente anche nel 2024.
Insomma, che quest’anno sarà il più caldo mai registrato è ormai praticamente inevitabile: è estremamente improbabile che gli ultimi due mesi del 2023 invertano la tendenza. Le alte temperature in tutto il mondo, infatti, sono continuate anche a novembre.
Il Copernicus climate change service, del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio della Commissione europea, pubblica mensilmente bollettini climatici che riportano i cambiamenti osservati nelle temperature superficiali globali dell’aria e del mare, la copertura di ghiaccio marino e le variabili idrologiche. I risultati riportati si basano su analisi che utilizzano miliardi di misurazioni provenienti da satelliti, navi, aerei e stazioni meteorologiche di tutto il mondo.
Numeri così accurati ci dicono che la temperatura di ottobre si aggiunge all’elenco dei record di calore globale che sono stati infranti quest’anno. Tra cui quello del numero di giorni che hanno superato la soglia di 1,5°C.
Il mese di luglio è stato così caldo che potrebbe essere stato il più caldo degli ultimi 120.000 anni, mentre le temperature medie di settembre hanno superato il precedente record di almeno 0,5 gradi. Ottobre non è stato così insolitamente caldo come settembre, ma ha comunque superato il record del mese con un margine “eccezionale”, secondo il Copernicus climate change service: +1,7 gradi rispetto alla media preindustriale, ovvero rispetto al periodo precedente all’inizio della combustione di grandi quantità di combustibili fossili da parte dell’uomo.
Samantha Burgess, vicedirettore del Copernicus Climate Change Service, ha dichiarato che una combinazione dei suoi dati e di quelli delle Nazioni Unite suggerisce che il 2023 potrebbe essere “più caldo di qualsiasi cosa il pianeta abbia visto in 125.000 anni”.
Queste temperature riguardano la media globale, ma ci sono nazioni che hanno conosciuto aumenti ben maggiori. Tra cui l’Italia, dove le temperature di ottobre sono state superiori di oltre 3°C rispetto alla norma, in concomitanza con significative inondazioni in alcune zone del Paese.
Nel Regno Unito, le temperature sono state di circa 1°C sopra la media, con l’Inghilterra meridionale più calda con 1,7°C sopra la norma. La siccità legata a El Niño ha fatto sì che il mese di ottobre sul canale di Panama sia stato il più secco dal 1950. Anche alcune zone del Medio Oriente sono state colpite dalla siccità, mentre l’Africa orientale è stata colpita da alluvioni mortali.
Le alte temperature in tutto il mondo sono continuate anche a novembre, con centinaia di record di calore già battuti questo mese in Giappone. In Europa, invece, le temperature hanno superato i 35°C per la prima volta in novembre, con valori elevati in diverse zone della Grecia.
Con l’aumento delle temperature, si teme che nei prossimi mesi possano verificarsi altri eventi estremi. Per esempio, alcune zone dell’Australia sono già state avvertite di un “aumento del rischio” di incendi selvaggi.
La probabilità che il 2023 sarà l’anno più caldo di sempre supera il 99 per cento, fanno sapere dal Copernicus. Ma quel che è peggio è che “non vediamo alcun segno che la serie di mesi eccezionali e da record di quest’anno sia destinata a scomparire presto”, dice Zeke Hausfather, scienziato del clima di Berkeley Earth.
Il principale fattore di riscaldamento, dicono gli scienziati, è rappresentato dalle emissioni di anidride carbonica, dovute principalmente ai combustibili fossili. Quest’anno si è aggiunto l’aumento di El Niño, un evento naturale in cui le acque calde salgono in superficie nell’oceano Pacifico orientale e rilasciano ulteriore calore nell’atmosfera. Le condizioni di El Niño si sono rafforzate negli ultimi mesi, ma non hanno ancora raggiunto il loro picco.
Il rapporto definisce un contesto climatico preoccupante in vista del vertice Cop28 delle Nazioni Unite, che inizierà il 30 novembre. Ma intanto che i ricercatori si preoccupano di dare una spiegazione scientifica alle temperature record di quest’anno, altri sottolineano l’aggravarsi degli impatti reali: ondate di calore e siccità estreme, aggravate dalle temperature estreme, hanno causato migliaia di morti, persone che hanno perso i loro mezzi di sostentamento, sfollati. Questi sono gli altri record che contano.
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