La Cop28 è finita, ma bisogna essere consapevoli del fatto che il vero test risiede altrove. Dalla disinformazione al ruolo delle città, ciò che conta avviene lontano dai riflettori.
Adidas Puma e altri 30 giganti chiedono all’Unione europea un’accelerazione sulle politiche climatiche
Migliorare gli obiettivi posti dall’Unione europea nella lotta ai cambiamenti climatici. Dopo l’accordo di Parigi, le industrie chiedono un’azione precisa.
Aumentare i target di efficienza energetica dal 27 per cento al 40 entro il 2030. Taglio del 95 per cento delle emissioni provenienti dai trasporti incoraggiando la rotaia e l’elettrico. Una revisione dell’emission trading system (il sistema di scambio delle emissioni).
È quanto richiesto dai maggiori gruppi industriali tedeschi, dopo l’accordo di Parigi di sabato scorso. Tra questi figurano aziende come Adidas, Puma, Aldi, la compagnia aerospaziale Otto Fuchs, e la compagnia di crociera Aida.
“L’accordo raggiunto a Parigi richiede una revisione a lungo termine delle politiche dell’Unione europea, per creare un quadro normativo e finanziario che sia in grado di guidare gli investimenti verso un’economia a basse emissioni di carbonio”, fanno sapere le aziende.
Molti dei firmatari infatti sono da anni impegnati in politiche aziendali volte alla riduzione delle emissioni e al miglioramento delle perfomance ambientali, tanto da risultare in molti indici di sostenibilità a livello internazionale. O con la realizzazione di nuovi prodotti a basso impatto, pensati all’interno di quella definita come economia circolare.
Lo dimostra anche l’ultimo rapporto rilasciato dal World Business Council for Sustainable Development, proprio nei giorni dedicati alla Conferenza sul clima di Parigi e intitolato Low Carbon Technology Partnerships initiative (LCTPi). Il documento svela come, mettendo in pratica i piani e le azioni sviluppati da 153 compagnie e 70 partners in 12 mesi di lavoro, si potrebbe arrivare ad una riduzione del 65 per cento delle emissioni (necessari per stare al di sotto del limite dei 2 gradi), a 5-10 trilioni di dollari di investimenti nell’economia a basse emissioni di carbonio entro il 2030 e alla creazione di 20-45 milioni di posti di lavoro all’anno.
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