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Una bomba ha ucciso 22 persone e ferito altre 32 durante un attentato nella provincia di Takhar, nel nord est dell’Afghanistan.
Secondo le autorità dell’Afghanistan, ci sono stati almeno 22 morti e 32 feriti dopo che una bomba è esplosa durante un corteo per la candidata Nazifa Yousufi Bek nella provincia di Takhar situata nel nord est del paese. L’attentato è solo uno degli ultimi che ha colpito la nazione, dove il 20 ottobre ci saranno delle elezioni democratiche per scegliere il nuovo parlamento. Il voto si sarebbe dovuto svolgere inizialmente il 15 ottobre 2016, ma l’incerta situazione politica locale ha fatto sì che il governo dell’attuale presidente Ashraf Ghani rimandasse le elezioni fino ad oggi.
At least 11 killed, 18 wounded after a bomb blast targets election rally of a female candidate in Rustaq district of #Takhar province, police said.#Afghanistan#Elections pic.twitter.com/lB5IhrjeJa
— Ariana News (@ArianaNews_) 13 ottobre 2018
Si stava svolgendo una manifestazione a favore di Nazifa Yousufi Bek a Rustaq, nella provincia di Takhar, quando un’autobomba è esplosa uccidendo molti dei partecipanti. Il corteo era stato organizzato per favorire la candidata, una delle poche donne in corsa per un posto in parlamento, che in quel momento non era presente. Si tratta del terzo attentato nell’ultimo mese in Afghanistan: otto persone sono state uccise durante un attacco il 9 ottobre a Helmand e altre 14 hanno perso la vita prima di una manifestazione politica a Nangarhar il 3 ottobre. Il presidente Ashraf Ghani ha già condannato l’episodio dicendo in un comunicato stampa che: “i nemici dell’Afghanistan non faranno ridimensionare il desiderio dei cittadini di avere delle elezioni democratiche”. Si sospetta, come spesso capita nel paese, che dietro gli attentati possano esserci i Talebani, da sempre avversi al voto dei cittadini. Inoltre l’Onu osserva da vicino le elezioni che potrebbero essere macchiate da brogli come già capitato in passato e che per questo sono state rimandate negli ultimi due anni. Punto focale del voto anche la riforma del sistema elettorale che ora comprende distretti giudicati troppo grandi da molti dei parlamentari che si oppongono al governo di Ghani.
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