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L’Africa alla Cop 23 di Bonn: “Scriviamo un documento per passare dalle parole ai fatti”

Le nazioni africane presenti alla Cop 23 di Bonn hanno chiesto di lavorare ad un documento che possa avviare l’applicazione concreta dell’Accordo di Parigi.

Attivarsi immediatamente per gettare le basi di un testo che possa essere approvato nel 2018 alla Cop 24 di Katowice, in Polonia. Un documento che dovrà essere in linea con i principi dell’Accordo di Parigi e consentire di avviarne concretamente l’applicazione. La spinta all’azione, nel corso dei lavori alla Cop 23 di Bonn, è arrivata dall’Africa.
Seyni Nafo, presidente del gruppo dei negoziatori africani sul clima, nonché rappresentante del Mali, ha ufficializzato la richiesta nel corso di una sessione dei lavori della ventitreesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite. Secondo quanto riportato dal magazine Era Environnement, lo stesso G77 (coalizione delle nazioni in via di sviluppo che comprende anche la Cina) ha chiesto inoltre maggiore trasparenza in merito ai finanziamenti concessi ai progetti di adattamento, di trasferimento di tecnologie e di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra.

L’Africa chiede alla Cop 23 trasparenza sui fondi per l’adattamento

Non stupisce che sia proprio l’Africa a chiedere di agire in modo rapido: numerose regioni del continente subiscono fortemente le conseguenze dei cambiamenti climatici, pur non essendo – se non in minima parte – responsabili delle emissioni di gas ad effetto serra globali. Nafo ha sottolineato che l’Accordo di Parigi occorre essere implementato al più presto, dal momento che esso contiene un minimo di informazioni sui mezzi che occorre utilizzare per diminuire le emissioni, ma nulla è stato precisato sul tema dell’adattamento.
https://www.youtube.com/watch?v=MqP0K_NyFwI
Altro tema toccato nel corso della terza giornata di negoziati alla Cop 23 è quello della gestione delle risorse idriche in Africa. Quest’ultima infatti dispone di oltre 5.000 miliardi di metri cubi di acqua nelle sue falde; ciò nonostante, ancora oggi circa 320 milioni di persone non sono raggiunte da fonti potabili.

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