Cooperazione internazionale

Nave Aquarius, la Spagna: accogliamo noi i 629 migranti bloccati in mare

Da ore la nave Aquarius di Sos Méditerranée e Medici senza frontiere è ferma tra Italia e Malta. Il governo socialista spagnolo: “La accogliamo noi”.

Aggiornamento ore 14.44La Spagna ha fatto sapere di essere pronta ad accogliere la nave Aquarius. “È un obbligo aiutare ad evitare una catastrofe umanitaria e offrire un porto sicuro a queste persone”, ha affermato il primo ministro socialista Pedro Sanchez.

Aggiornamento ore 14.20 – Alle 14:13 l’associazione Sos Méditerranée ha fatto sapere attraverso il proprio account Twitter che la nave Aquarius “ha ricevuto istruzioni di mantenere ancora la propria posizione”. La ong ha aggiunto che “lo stato di salute dei 629 migranti salvati in mare è stabile ma rischia di aggravarsi nel corso della giornata. Sono sempre più preoccupati e chiedono quando potranno raggiungere la terraferma”.

 


I 629 migranti a bordo della nave Aquarius hanno passato la notte bloccati in mezzo al mar Mediterraneo. Poco prima della mezzanotte di domenica 10 giugno, infatti, le due organizzazioni non governative che gestiscono l’imbarcazione – Sos Méditerranée e Medici senza frontiere – hanno riferito la richiesta giunta loro dal Centro di coordinamento italiano dei soccorsi marittimi (Imrcc): “La Aquarius deve rimanere in stand-by nel luogo in cui si trova attualmente”, ovvero a 35 miglia nautiche dalle coste italiane e a 27 da quelle maltesi.

Il braccio di ferro tra Roma e La Valletta sulla Aquarius

Proprio le due nazioni si sono infatti “rimbalzate” la responsabilità delle centinaia di migranti che nelle ore precedenti erano stati ripescati in mare su barconi alla deriva. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini e quello dei traporti Danilo Toninelli hanno infatti chiesto con una lettera urgente alle autorità di Malta di far arrivare nell’isola la Aquarius, rifiutando a quest’ultima l’ingresso in Italia. “È loro l’approdo più sicuro”, ha affermato il leader della Lega Nord.

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La posizione della nave Aquarius nella mattinata di lunedì 11 giugno © VasselFinder

“Al premier maltese Joseph Muscat che ho contattato personalmente questa sera – ha aggiunto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, secondo quanto riferito dall’agenzia Ansa – ho chiesto chiaramente che si facesse carico almeno del soccorso umanitario delle persone in difficoltà che si trovano sull’Aquarius. Muscat, pur comprendendo la situazione, non ha assicurato però alcun intervento. Si conferma l’ennesima indisponibilità di Malta, e dunque dell’Europa, a intervenire e a farsi carico dell’emergenza. L’Italia si ritrova ad affrontare in totale solitudine l’emergenza immigrazione”.

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La nave Aquarius della Ong Sos Méditerranée ©Patrick Bar/Sos Mediterranée

Il premier maltese Joseph Muscat: “L’Italia viola il diritto internazionale”

Diversa la versione fornita da Muscat, che dopo il colloquio telefonico con Conte ha affermato: “Malta sta agendo in modo pienamente conforme ai propri obblighi internazionali”. Il leader ha anche aggiunto di voler assicurare la presa in carico dei casi di emergenza medica a bordo e ha bollato la posizione italiana come “preoccupante” e “chiaramente contraria al diritto internazionale”, nonché “in grado di portare ad una situazione di pericolo”.

“Da oggi anche l’Italia comincia a dire no al traffico di esseri umani, no al business dell’immigrazione clandestina. Il mio obiettivo è garantire una vita serena a questi ragazzi in Africa e ai nostri figli in Italia”, ha replicato a sua volta Salvini. Un braccio di ferro del quale, per ora, stanno facendo le spese la Aquarius, i suoi passeggeri (tra cui 123 minori non accompagnati, 11 bambini e 7 donne incinte) e il suo equipaggio.

Medici senza frontiere: “Temiamo che la politica sia posta al di sopra della vita”

Medici senza frontiere, da parte sua, ha diffuso un comunicato stampa nel quale spiega: “Abbiamo ascoltato le dichiarazioni del ministro degli Interni italiano, riportate dai media, secondo le quali i porti italiani sarebbero chiusi alla Aquarius se Malta dovesse rifiutare lo sbarco sull’isola delle persone soccorse. Temiamo che ancora una volta la politica degli stati europei sia posta al di sopra delle vite delle persone”.

Solidarietà nei confronti delle ong e dei migranti è stata intanto manifestata dal alcune città italiane. Il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci ha affermato di essere “pronto ad abbracciare ogni vita in pericolo, senza se e senza ma”. Una posizione identica a quella del primo cittadino di Napoli Luigi de Magistris. Nel frattempo, il dibattito si concentra sulla liceità della decisione italiana (e maltese) di respingere i migranti. La realtà è che sono numerose le norme interne e i trattati internazionali che regolano la questione, e alcune regole possono apparire potenzialmente contraddittorie.

I governi di Italia e Malta possono rifiutare di accogliere i migranti?

La Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del mare del 1982 (ratificata dall’Italia nel 1994) stabilisce all’articolo 19 che un “passaggio” nelle acque territoriali può essere considerato “inoffensivo” da un governo “fintantoché non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello stato costiero”. Ma il comma 2 precisa che tale passaggio “è considerato pregiudizievole per la pace, il buon ordine e la sicurezza se, nel mare territoriale, la nave è impegnata in attività di carico o scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello stato costiero”. Il governo Conte e il ministro dell’Interno Salvini potrebbero perciò eccepire che lo sbarco non rispetterebbe le leggi che regolano l’immigrazione in Italia.

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Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha chiuso i porti italiani alla nave Aquarius carica di migranti © Ernesto S. Ruscio/Getty Images

Di contro però, l’articolo 1113 del Codice della Navigazione punisce “chiunque, richiesto dall’autorità competente, ometta di cooperare con i mezzi dei quali dispone al soccorso di una nave, di un galleggiante, di un aeromobile o di una persona in pericolo”. Inoltre, l’articolo 1158 vieta “l’omissione di assistenza a navi o persone in pericolo”.

Cosa dicono le norme italiane e i trattati internazionali sui salvataggi in mare

La Convenzione di Amburgo, poi, impone a tutti gli stati che dispongono di aree costiere la predisposizione di un servizio di ricerca e salvataggio (Sar, search and rescue). Nella pratica, però, Malta si è spesso “appoggiata” all’Italia: la prassi ha visto dunque la nostra nazione, anche in quanto più attrezzata e grande, più attiva nell’attività di sostegno ai migranti alla deriva. Il tutto, però, secondo regole ben precise e sotto lo stretto controllo dell’Imrcc: è perciò la Marina militare italiana ad organizzare e gestire, dal proprio centro di controllo di Roma, ogni operazione in mare.

È infatti proprio l’Imrcc, con il sostegno della Guardia costiera, che osserva le imbarcazioni presenti, chiede a queste di intervenire e indica ai comandanti in quale porto “sicuro” attraccare (ove “sicuro” non significa solo quello più vicino ma quello in cui i passeggeri non rischiano, ad esempio, di subire persecuzioni o torture (ragion per cui sono sistematicamente esclusi gli scali portuali della Libia). La procedura è la stessa seguita negli ultimi salvataggi dalla nave Aquarius.

 

Secondo una guida pubblicata dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, in definitiva, lo stato costiero, “nell’esercizio della propria sovranità”, ha effettivamente il potere di negare l’accesso ai propri porti. Tuttavia, questa scelta può comportare “la violazione di norme internazionali”. È il caso ad esempio dell’articolo 2 della Convenzione europea dei Diritti dell’uomo (Cedu), che protegge il diritto alla vita come bene supremo. Così come del protocollo 4 dello stesso documento, che vieta le “espulsioni collettive di stranieri”.

Nella foto di apertura, il personale della nave Aquarius © Karpov/Sos Méditerranée

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