
Le fotografie del viaggio di Va’ Sentiero attraverso le montagne di tutta Italia sono in mostra alla Triennale di Milano fino al 7 aprile.
Quest’estate, tra le più belle montagne italiane, 3 mostre trattano temi ambientali di stretta attualità attraverso il linguaggio artistico.
Da sempre gli artisti attraverso le diverse forme d’arte denunciano e si esprimono a favore o contro ciò che accade nel mondo, nei più diversi ambiti. Ma se un grande concerto a favore della pace ha un’eco ampia, è più difficile invece che un evento artistico che porti all’attenzione del pubblico la crisi climatica e i disastri ambientali, abbia l’attenzione e il pubblico che a nostro parere meriterebbe. Fortunatamente le mostre e in generali gli eventi d’arte volti a sensibilizzare sul destino del pianeta sono sempre più numerosi, anche in Italia. Per questo abbiamo scelto di segnalarvi 3 buone occasioni per godere di arte che “parla” di ciò che circonda e che è in pericolo. Ottimi spunti per la prossima estate.
Persones Persons è il titolo dell’ottava edizione della Biennale Gherdëina a cura di Lucia Pietroiusti e Filipa Ramos. Tutto si svolge e ha sede sulle Dolomiti, in particolare a Ortisei e nel paesaggio circostante della val Gardena dove sino al 25 settembre 2022 saranno presentate una serie di nuove installazioni, sculture, brani sonori, performance, opere tessili ed esperienze partecipative accanto a opere esistenti e storiche, in dialogo con il paesaggio unico della valle e della catena montuosa Patrimonio Unesco. Si tratta di opere site specific, ossia create appositamente per questo festival, tutte legate da uno stesso tema. Non è arte semplice forse, che parla subito chiaramente al pubblico, ma che dialoga certamente con il territorio in cui si trova che è anche ciò da cui prende vita. 28 gli artisti internazionali che vi hanno partecipato quest’anno. Quel che trasmettono queste opere è armonia e connessione con la valle, ma approfondendo il concept al quale le due curatrici hanno lavorato scoprirete che “Persones Persons” vuole prendere in considerazione le forme di personalità, giuridiche e non, della natura e del paesaggio, chiedendosi in che modo le espressioni artistiche possano contribuire al riconoscimento dei diritti della Terra e alla riduzione delle barriere. L’altro filone della biennale si occupa invece delle memorie antiche e future dei percorsi delle persone, degli animali, delle piante e dei materiali attraverso sistemi di migrazione, spostamento stagionale e transumanza nella regione e nei suoi paesaggi. A come si formano e si costituiscono reciprocamente in un processo continuo di influenza e sintonia.
Questo progetto artistico di Fabiano Ventura unisce la fotografia alla ricerca scientifica dando vita a una mostra preziosa per chiunque voglia capire e vedere concretamente cosa sta accadendo ai ghiacciai nel mondo. Dal 2009 al 2021 infatti Ventura, insieme a un team di registi e ricercatori, ha condotto 8 spedizioni sui maggiori ghiacciai montani della Terra: Karakorum (2009), Caucaso (2011), Alaska (2013), Ande (2016), Himalaya (2018) e Alpi (2019-2020-2021). Earth’s memory, è il risultato di questo immenso lavoro: al sempre suggestivo Forte di Bard troverete 90 confronti fotografici con immagini di grande formato e altissima qualità, affiancati da dati scientifici raccolti durante le spedizioni. Per rendere tutto di facile lettura, i contenuti sono presentati con le più moderne tecniche di interactive design e data visualization: proiezioni su grande schermo, video-installazioni e immagini immersive che consentono al visitatore di addentrarsi nel magico mondo dei ghiacci e nel complesso tema dei cambiamenti climatici. In più sarà possibile vedere i video delle spedizioni e le interviste ai vari ricercatori coinvolti, le collezioni di abbigliamento di ieri e oggi, le raccolte di documenti e mappe di valore storico-scientifico. sulletraccedeighiacciai.com è anche un sito dove è documentato tutto il progetto: è davvero molto ben fatto e vi consigliamo di prendere coscienza di ciò che stiamo infliggendo al pianeta e in questo caso ai ghiacciai. Il loro arretramento infatti è dovuto ai nostri comportamenti. Fabiano Ventura in merito afferma: “L’uomo è un abitante della terra e non è estraneo alla natura. Salvaguardarla vuol dire salvaguardare noi stessi come specie e come umanità. L’abbandono di una visione totalmente antropocentrica, che sembra quasi una banalità, è diventata una delle sfide più importanti del nostro tempo”.
Artista noto anche nel panorama internazionale, Stefano Cagol, trentino, presenta nella sua val di Non questa mostra che raggruppa una ventina dei suoi lavori più celebri tra opere video, fotografiche, luminose, sonore e installative più recenti fino a quelle datate tra metà anni Novanta e inizio anni Duemila. Ciò di cui ci parla Cagol, grazie a un linguaggio evocativo e a diverse forme espressive, sono i fatti del quotidiano e del nostro stare nel mondo, tra fenomeni naturali e impatto delle nostre scelte. Frequentemente l’artista ha trattato temi inerenti l’ecologia e l’ambiente nelle sue opere e recentemente è stato anche curatore di We are the Flood. Piattaforma liquida su crisi climatica, interazioni antropoceniche e transizione ecologica del Muse Museo delle scienze di Trento. La sua terra è molto presente in ogni sua azione, specie le montagne e i ghiacci che oggi vanno sparendo. Erano protagonisti nella sua partecipazione alla Biennale di Venezia nel 2013, mentre del 2019 The time of the flood guardava al diluvio come summa di tutti gli sconvolgimenti del pianeta. Stefano Cagol e la sua arte sono anche all’attuale Biennale con Far before and after us. Quella a Castel Belasi è l’occasione per conoscere un protagonista dell’arte contemporanea italiana e di farlo nel suo territorio che molto influisce sulle sue creazioni.
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