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A Milano, la Un Sdg Action campaign partecipa all’esposizione sulle disuguaglianze in Triennale con le opere dell’artista turco Uğur Gallenkuş.
Immagini potenti di disuguaglianze in Triennale. C’è una donna divisa a metà tra un volto sorridente e uno tumefatto. Bambini che giocano o vanno a scuola, nella stessa foto foto con altri bimbi in contesti di guerra o fame. Persino una fila di persone, probabilmente migranti, cariche di pacchi, che si trasformano in una sfavillante sfilata. Sono le opere digitali dell’artista turco Uğur Gallenkuş, ospitate dentro il padiglione Realtà parallele, alla 24a Esposizione internazionale della Triennale di Milano dal titolo Inequalities (aperta fino al 9 novembre). A portarle qui è stata la United Nations Sdg Action Campaign (Campagna d’azione delle Nazioni Unite sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile), un’iniziativa speciale del segretario generale dell’Onu, che ha il mandato di coinvolgere e catalizzare cambiamenti positivi verso il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
Realtà parallele non vuole essere solo una mostra, ma un invito concreto all’azione per contrastare le disuguaglianze che minacciano la stabilità delle società. Nel padiglione, immersivo e coinvolgente, i collage dell’artista Uğur Gallenkuş mettono a confronto immagini di privilegio e oppressione, toccando temi cruciali come disuguaglianza economica, ingiustizia climatica, accesso al cibo e disparità di genere. Le sue opere offrono una visione cruda delle fratture sociali e lanciano un appello urgente per un cambiamento sistemico, ricordando che la disuguaglianza resta una sfida globale radicata in strutture storiche e culturali profonde.
“Il tema della disuguaglianza è trasversale a tutti i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile”, spiega Marina Ponti, direttrice globale della Un Sdg Action Campaign. “È nostro dovere spiegare questa realtà, ma contemporaneamente inviare un messaggio di speranza. Il coraggio ci fa agire per cambiare le cose, mentre la realtà ci blocca. Dobbiamo credere che un miglioramento sia possibile. Per questo uno dei nostri capisaldi è collegare sempre la speranza all’azione”. Per questo, nella seconda parte del padiglione è presente la sezione Hope in action, dove i visitatori incontrano alcuni changemaker, agenti del cambiamento, e ascoltano le loro storie attraverso dei video.
Ogni anno, infatti, la United Nations Sdg Action Campaign lancia un bando globale per trovare e premiare questi changemaker: persone che ogni giorno si battono per l’uguaglianza e la giustizia e che, tramite le loro azioni, sono riuscite a cambiare le proprie realtà locali. Quest’anno la premiazione avverrà a Roma il 29 ottobre. “I changemaker rappresentano la sintesi del collegamento tra speranza e azione”, commenta Ponti. “A Roma porteremo tutti i finalisti per una sessione di workshop di formazione e networking, per acquisire nuove competenze utili alla loro causa. Nel padiglione Realtà parallele si possono conoscere alcune delle loro storie: una iniezione di ottimismo necessaria per tutte e tutti i visitatori”.
Tra i changemaker delle scorse edizioni anche un’italiana, Martina Fuga di CoorDown, ideatrice della campagna Assume that I can contro gli stereotipi legati a persone con sindrome di Down. C’è anche Payzee Mahmod, di origine curda, ribellatasi a un matrimonio precoce, che con il suo attivismo è riuscita a far approvare il Marriage and civil partnership (minimum age) Act in Inghilterra e Galles, eliminando un’eccezione legale che permetteva ai ragazzi di 16 e 17 anni di sposarsi con il consenso dei genitori o della famiglia. Tra i vincitori delle passate edizioni anche la campagna partita dal basso A white dress does not cover the rape che in Libano è riuscita a far cancellare il matrimonio riparatore, tramite il quale uno stupratore poteva evitare le pena.
L’esposizione si presenta come un progetto corale che, attraverso mostre, allestimenti speciali, partecipazioni internazionali, performance ed eventi pubblici, affronta le grandi sfide globali legate alle disuguaglianze attraversano ambiti diversi dell’esperienza umana, da quelle economiche ed etniche a quelle legate alla provenienza geografica e al genere. Triennale Milano ha coinvolto figure di primo piano della scena artistica e culturale internazionale. Il risultato è un lavoro collettivo che riunisce 28 curatori e curatrici di mostre e progetti speciali, i quali hanno a loro volta coinvolto 341 autori e autrici provenienti da 73 paesi.
Il tema delle disuguaglianze viene esplorato lungo due assi principali: la geopolitica e la biopolitica. Il piano terra del Palazzo dell’Arte è dedicato alla dimensione geopolitica, con un focus particolare sul contesto urbano e sulla trasformazione dei concetti di “ricchezza” e “povertà” all’interno della vita cittadina contemporanea. Il primo piano, invece, approfondisce le disuguaglianze da una prospettiva biopolitica, esaminando come esse influenzino stili di vita, aspettative e abitudini nelle società attuali. Il corpo – inteso come spazio di biodiversità sociale – diventa lente di osservazione per analizzare mobilità, accesso e rappresentazione all’interno dei sistemi sociali.
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