Australia, gli incendi boschivi hanno ucciso quasi 500 milioni di animali

Gli ecologi dell’università di Sydney hanno provato a quantificare le vittime animali dei roghi. Le stime sono spaventose.

Gli ecosistemi australiani, che ospitano una stupefacente varietà di bizzarre ed endemiche creature, si stanno trasformando in sterili deserti di cenere fumante a causa degli incendi boschivi che da mesi tormentano in Paese e che continuano ad ardere.

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L’effettivo impatto dei roghi sulle foreste e sulla fauna non è ancora chiaro, un gruppo di ecologi dell’università di Sydney ha però provato a stimare il numero di animali uccisi direttamente o indirettamente dalle fiamme, i numeri sono spaventosi.

Carcassa di un vombato dopo un incendio
Molti animali sono stati uccisi direttamente dalle fiamme, ma ancora di più sono riusciti a fuggire ma non hanno più un habitat cui fare ritorno © Lucas Dawson/Getty Images

Le cifre dell’ecatombe

Secondo i ricercatori, negli incendi iniziati a settembre e che hanno colpito in particolare gli stati del Queensland e del Nuovo Galles del Sud, sarebbero infatti morti circa 487,5 milioni di animali, tra uccelli, rettili e mammiferi, tra cui canguri, opossum, quoll e vombati (la stima non tiene dunque conto degli invertebrati). Gli incendi hanno bruciato oltre cinque milioni di ettari in cinque stati, comprese le antiche foreste del Nuovo Galles del Sud, provocando l’emissione di circa 250 milioni di tonnellate di CO2.

 

Strage di koala

Tra le specie più colpite dalle fiamme c’è uno degli animali più iconici del continente, il koala (Phascolarctos cinereus). Nel Nuovo Galles del Sud sarebbero infatti morti ottomila koala, quasi un terzo della popolazione dello stato, che ne ospita circa 28mila ed è ritenuto la principale roccaforte di questi marsupiali arboricoli. I koala sono particolarmente vulnerabili agli incendi, hanno spiegato gli scienziati, perché si muovono lentamente e vivono sugli eucalipti, alberi estremamente infiammabili.

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Oltre ad aver ferito e ucciso molti koala, gli incendi hanno carbonizzato vaste aree del loro territorio. “Circa il 30 per cento del loro habitat è stato distrutto – ha affermato il ministro dell’Ambiente, Sussan Ley -. Ne sapremo di più quando gli incendi si saranno calmati e sarà possibile effettuare una valutazione adeguata”.    

Caldo record

Gli scoppi e la propagazione degli incendi sono favoriti dalle temperature inusualmente elevate. Nelle scorse settimane in Australia si sono registrate le temperature più alte mai documentate, con una media di 41,9 gradi centigradi. Gli incendi, molto più violenti e diffusi della media stagionale, non hanno risparmiato neppure le foreste pluviali, le foreste di eucalipto, le paludi e le piantagioni di banane, che in condizioni climatiche normali non brucerebbero perché troppo umide.

Stop al disboscamento

Stand up for nature, gruppo che comprende 13 organizzazioni che si occupano di conservazione nel Nuovo Galles del Sud, ha chiesto la sospensione immediata del disboscamento nelle foreste primarie nel Nuovo Galles del Sud, almeno fino a quando non saranno compresi gli impatti degli incendi boschivi su specie e habitat. “Gli effetti catastrofici degli incendi sono così vasti che consentire un’ulteriore perdita di habitat sarebbe inconcepibile”, si legge in una lettera che il gruppo ha inviato al premier dello stato australiano, Gladys Berejiklian.

Koala ferito in un centro di recupero
Ottomila koala sarebbero morti nelle fiamme, riducendo notevolmente la popolazione del Nuovo Galles del Sud © Nathan Edwards/Getty Images

Le conseguenze ecologiche degli incendi

Dato che fiamme continuano ad ardere, la lista degli animali morti è destinata ad allungarsi ulteriormente. Le stime si sono finora basate su un calcolo della perdita di habitat, quando gli incendi saranno estinti sarà invece possibile effettuare una più precisa ricerca sul campo, per avere un quadro più dettagliato delle conseguenze ecologiche degli incendi. L’effettivo numero di animali deceduti a causa delle fiamme, il cui dramma ci giunge fin troppo ovattato, attutito forse dalle migliaia di chilometri che ci separano, non sarà tuttavia probabilmente mai noto.

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