
Dalla batteria alla carrozzeria, fino agli ultimi componenti, una breve guida alle fasi di costruzione di un’auto elettrica.
Riparare le batterie delle auto elettriche è possibile, ma per farlo è necessaria un’alta specializzazione. Volkswagen sta investendo molto in questo tipo di formazione.
Uno dei tanti miti da sfatare in merito all’auto elettrica è il seguente: se la batteria si danneggia, bisogna sostituirla. O meglio, l’affermazione è vera, ma solo in parte. Ossia, solo nel caso in cui il danno interessi larga parte dell’accumulatore o se la sua capacità residua sia drasticamente ridotta. In tutti gli altri scenari, riparare e ripristinare una batteria non è solo possibile ma doveroso, dal momento che permette di evitare lo spreco di ingenti quantità di materia prima preziosa, oltre a consentire un risparmio economico.
Com’è facile intuire, trattandosi di accumulatori di grandi capacità che lavorano ad alta tensione, per intervenire è fondamentale possedere un’alta specializzazione tecnica. Per questo motivo, Volkswagen ha due centri di formazione dedicati (a Erfurt e Wolfsburg) e presto ne aprirà un altro a Nürtingen, sempre in Germania. Qui i collaboratori delle officine autorizzate apprendono tutti i segreti del (nuovo, almeno in parte) mestiere.
Data l’alta specializzazione necessaria, non tutte le officine autorizzate Volkswagen possono riparare le batterie. Il quadro attuale è questo: da un lato, ogni service partner del marchio è qualificato per la manutenzione e la sostituzione delle batterie. Dall’altro, solo nei centri di assistenza specifici, quelli altamente specializzati sul tema, si effettuano gli interventi di riparazione. In termini più pratici, quando un’officina autorizzata prende in carico un veicolo elettrico Volkswagen affetto da un possibile guasto alla batteria, effettua subito la diagnosi di routine. Questa analisi consente di stabilire la sua capacità residua e quale percentuale di stoccaggio originale può essere ancora utilizzata, un valore che dipende soprattutto da come viene manutenuta la batteria.
Se il primo esame evidenzia effettivamente un problema, il veicolo viene preso in carico da un centro assistenza specializzato. In questa sede, gli specialisti controllano qual è la causa del malfunzionamento (per esempio nell’unità di controllo o in una cella) e, se l’auto è stata coinvolta in un incidente, viene verificato anche l’involucro della batteria. Nel caso in cui sussista un potenziale rischio, l’auto viene isolata e monitorata nella cosiddetta zona di quarantena. Successivamente, sulla base dei risultati dell’esame, vengono effettuate le riparazioni necessarie. Se le deformazioni non interessano zone sensibili, un’ammaccatura non corrisponde per forza a un problema tecnico. Le batterie della gamma elettrica Volkswagen ID. per esempio, hanno una struttura “a sandwich”, con la protezione sottoscocca e il sistema di raffreddamento che proteggono le celle dal basso.
Abbiamo visto che un guasto a una batteria non implica per forza la sua sostituzione. Si prenda il caso di un problema a una cella: il modulo all’interno del quale è inserita continua a lavorare, sebbene a capacità ridotta, ossia tra il 50 e il 66 per cento. In questo caso, le celle funzionanti lavorano di più, motivo per cui raggiungono una temperatura più elevata con una tensione più bassa. In ogni caso, se una cella è difettosa viene sostituito l’intero modulo, perché la singola cella non è sostituibile. Rimpiazzare un modulo però è cosa ben diversa dall’installare un nuovo accumulatore: sui veicoli basati sulla piattaforma MEB (la piattaforma modulare del Gruppo Volkswagen dedicata ai veicoli elettrici), il pacco batterie è composto da un minimo di sette a un massimo di dodici moduli, a seconda delle dimensioni. In generale, se una batteria ha ancora almeno il 70 per cento di capacità residua, a livello di costi vale sicuramente la pena sostituire uno o due moduli.
Prima di conoscere qual è il destino dei pacchi batteria non più utilizzabili su un’auto, vale la pena richiamare la prima e più importante regola per una loro lunga durata. In generale, gli accumulatori lavorano al meglio delle loro possibilità quando il livello di carica è compreso tra il 30 e il 70 per cento. Mantenendo la batteria in questo intervallo di ricarica se ne riduce l’usura. Per questo i veicoli elettrici Volkswagen sono dotati di una funzione software che consente di impostare un limite per il livello di ricarica. Le batterie sono progettate per durare quanto il veicolo; al termine della loro vita utile sull’auto possono iniziare una seconda vita, per esempio come unità di accumulo di energia stazionaria oppure mobile. Dopodiché è possibile arrivare a un tasso di riciclo pari al 95 per cento. E proprio in quest’ottica, Volkswagen ha attivato a Salzgitter il proprio impianto specifico per le attività di riciclo.
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