
Transizione elettrica e digitale stanno rivoluzionando il settore auto. Occorre investire sulle competenze per affrontare il cambiamento in atto: l’esempio Audi.
Ingegneri da un lato, legislatori dall’altro, lo sviluppo dell’auto con guida autonoma coinvolge aspetti etici, ancor prima che tecnologici. Gli ultimi sviluppi.
Le più brillanti intelligenze scientifiche e tecniche, da sole, non bastano: la guida autonoma implica uno sforzo anche da parte di chi scrive le leggi e da parte di chi si occupa di temi più “alti” come l’etica. Sì, perché la guida gestita dall’intelligenza artificiale, più di qualsiasi altra finora apparsa nel mondo dell’auto, è una tecnologia che comporta cambiamenti a 360 gradi. Non solo il modo di guidare, ma anche l’attribuzione delle responsabilità, l’etica e la protezione dei dati saranno (e sono già) oggetto di una profonda revisione, per non dire rivoluzione. Solo gestendo con razionalità tutti questi aspetti sarà possibile trarne un reale beneficio collettivo in termini di sicurezza, qualità della vita, sostenibilità.
“Audi intende creare aspettative appropriate per le possibilità e i limiti della tecnologia e infondere fiducia”: sono le parole di Saskia Lexen, Project Manager di &Audi Initiative (un progetto mirato a stimolare un utilizzo responsabile delle nuove tecnologie) e dicono molto dell’approccio della casa tedesca verso questa tematica. Nessuna fuga in avanti e tanta concretezza: secondo lo studio “SocAIty” realizzato con la partecipazione di 19 esperti in ambito scientifico, politico ed economico, la mobilità del 2030 sarà molto diversa da quella attuale, ma lo scenario non è quello di un film di fantascienza.
Nel dettaglio, secondo lo studio citato, la mobilità nel 2030 sarà molto diversificata e plasmata attorno a esigenze differenti, per privati e professionisti. I primi segnali si vedono già oggi, con la nascita di diverse forme di mobilità, ma fra meno di dieci anni sulle nostre strade si moltiplicheranno le proposte, anche di micromobilità. A fare da traino per la rivoluzione saranno, ancora una volta, metropoli come New York e Londra, ma anche Shanghai rivestirà un ruolo centrale.
Gli esperti indicano infatti nella Cina il Paese in cui la diffusione delle tecnologie e la loro industrializzazione su larga scala sarà più rapida, anche grazie alla veloce espansione delle infrastrutture e all’alto grado di apprezzamento per l’innovazione da parte dei cittadini. Sempre secondo gli esperti, Germania ed Europa costituiranno il “faro” per quello che riguarda le normative sulla protezione dei dati e sugli standard della guida autonoma.
Guida autonoma significa – almeno così dovrebbe nelle proiezioni degli esperti – migliore qualità della vita. Questo perché poter contare su una flotta di veicoli che si muovono grazie all’intelligenza artificiale, minimizzando l’impatto ambientale e il rischio di incidenti, e offrendo nel contempo servizi su misura per ciascuno, permetterà di offrire un accesso più ampio alla mobilità. Un servizio, quest’ultimo, fondamentale per recarsi al lavoro, per curarsi, per trasportare il cibo e per molti altri aspetti più o meno imprescindibili all’interno delle nostre giornate. Ovviamente, nelle prime fasi, veicoli a guida autonoma e veicoli con conducente condivideranno la strada: assisteremo a un processo graduale di adattamento e sarà necessario imparare nuove regole, ciò non toglie che si arriverà a stabilire un rapporto di fiducia con la guida autonoma.
Christoph Lütge, direttore dell’Istituto per l’Etica nell’intelligenza artificiale dell’università Tecnica di Monaco di Baviera, introduce un altro tema importante: quello della gestione dei rischi. Le situazioni di pericolo e di potenziale incidente vanno affrontate mettendo da parte emozioni e ideologie. Per questo motivo, secondo gli esperti, sarà importante definire chiaramente i fondamenti etici, basandosi su situazioni realistiche, affrontando le sfide e le domande reali con cui aziende e legislatori devono confrontarsi. È anche per dipanare questi complessi temi che nasce il progetto &Audi Initiative, ossia per rispondere alle sfide e ai dilemmi posti dalle nuove tecnologie. Creata nel 2015, questa iniziativa è mirata anche a promuovere l’accettazione positiva delle nuove tecnologie nel lungo termine e a generare aspettative adeguate in rapporto alle possibilità e ai limiti nella società.
“Possiamo rafforzare la fiducia delle persone nelle innovazioni tecnologiche solo se adottiamo un approccio trasparente”, spiega Saskia Lexen. “Da un lato sembra che la società non sia ovunque pronta per le auto a guida autonoma: spesso i dibattiti si basano sulle paure e allo stesso tempo le aspettative sulla tecnologia in generale sono molto alte. Dall’altro, proprio la tecnologia fa sempre più parte della quotidianità di tutti. Inoltre, la situazione legale sta cambiando e lo sviluppo corre molto veloce. Attualmente – prosegue Lexen – tecnologie chiave come l’edge computing non sono ancora sufficientemente mature. Ciò significa che l’intelligenza artificiale non è ancora in grado di interpretare la guida a volte irrazionale o aggressiva degli esseri umani e di rispondervi correttamente. Inoltre, nella maggior parte delle regioni del mondo non c’è un’infrastruttura di rete mobile efficiente come il 5G, indispensabile per supportare completamente la guida autonoma”, conclude Lexen.
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