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Secondo un nuovo studio il Bhutan, grazie alle capacità di assorbimento delle proprie foreste, è il paese che produce meno CO2 al mondo.
Quando si parla di Bhutan, piccolo Paese asiatico abbarbicato sull’Himalaya, si pensa subito al Fil (Felicità interna lorda), indice che negli anni Settanta, per volere del giovane re Jigme Singye Wangchuck, ha sostituito il Pil (Prodotto interno lordo). Gli abitanti vivono quasi in simbiosi con l’ambiente, le foreste devono ricoprire almeno il 60 per cento del territorio, è vietato tagliare gli alberi e uccidere qualsiasi animale.
Questo equilibrio, quasi miracoloso nella nostra epoca, rischia di incrinarsi a causa dei cambiamenti climatici che minacciano i ghiacciai montani, accelerandone il processo di scioglimento. Questo fenomeno potrebbe privare milioni di persone dell’acqua potabile e mettere in pericolo la sicurezza alimentare di tutta l’Asia entro il 2050.
Il Bhutan, in occasione del vertice internazionale sul clima in corso a Parigi, si è assunto l’impegno più ambizioso di riduzione delle emissioni tra tutte le nazioni partecipanti. Quasi tre quarti della nazione sono ricoperti da foreste, il governo si è però impegnato a rimboschire ulteriormente il territorio, già lo scorso anno il Paese aveva stabilito il record per il maggior numero di alberi piantati in un’ora, quasi 50mila.
In base ai dati del “carbon comparator”, strumento sviluppato dall’Energy and Climate Intelligence Unit (Eciu), la capacità di riduzione delle emissioni del Bhutan non ha eguali, assorbe infatti tre volte il quantitativo di emissioni di CO2 che la sua popolazione genera (considerando anche che non tutto il Paese ha accesso alla rete elettrica).
“Il Bhutan, considerata la sua posizione geografica, potrebbe pagare a caro prezzo gli impatti dei cambiamenti climatici – ha dichiarato Richard Black, direttore di Eciu – è quindi nel suo interesse affrontare il problema, sia a livello nazionale che attraverso il vertice Onu sul clima”. Oltre alla grande importanza conferita alle foreste, il Bhutan cerca di contrastare la diffusione delle auto, attraverso imposte automobilistiche pesanti e favorendo il trasporto pubblico, prevalentemente elettrico.
“La gente sta già notando i cambiamenti della temperatura – ha affermato Thinley Namgyel, rappresentato del Bhutan alla Cop 21 di Parigi – le piogge monsoniche non arrivano in tempo e quando arrivano distruggono le coltivazioni. Vediamo un enorme potenziale disastro nello scioglimento dei ghiacciai”.
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