Borzoi, il levriero amato dagli zar di Russia

Il borzoi, o levriero russo, è un cane affascinante ed elegante. La sua mole e il suo carattere, però, lo rendono bisognoso di attenzioni particolari. Ecco i dettagli.

L’aristocratico ed elusivo borzoi – o barzai – è uno dei più celebri emblemi della gloriosa quanto infausta epoca degli zar russi. Cane di grande mole, appartiene alla schiera dei levrieri (è altrimenti detto levriero russo), dai quali trae peculiarità caratteriali ed estetiche.

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Il borzoi è nato come cane da caccia, soprattutto per quella alle lepri che, con la loro velocità, diventavano per questi cani le prede preferite. Ma il suo coraggio e la sua tempra robusta ne hanno fatto, negli anni, anche un cacciatore ideale per il lupo che, narrano le leggende, veniva stanato e affrontato da gruppi di borzoi soccombendo spesso alla loro ferocia.

Oggigiorno, viene accolto in famiglia come cane da compagnia, anche se per la sua dimensione e per la sua indole un giardino diventa per lui un complemento importante. Non bisogna dimenticare, infatti, che la razza è essenzialmente da caccia e i borzoi hanno un istinto predatorio molto sviluppato. Questo loro tratto comportamentale, unito alla velocità e alla prestanza fisica, li rendono inadatti alla vita in piccoli appartamenti, con uscite solo in area cani: la vista di un animale all’esterno della recinzione possono indurli, infatti, a inseguire la “preda”, saltando l’ostacolo e mettendo a rischio la loro vita.

Un’altra caratteristica della razza è che non ama i bambini. Elusivo e poco tollerante dell’invasione del suo spazio, il borzoi è un cane che non vuole essere disturbato e può diventare aggressivo se non rispettato. Molto affettuoso con il suo compagno umano, non abbaia quasi mai. È un compagno discreto e silenzioso, curioso ed estremamente intelligente, ma bisognoso nell’educazione di polso fermo e deciso, di attenzione e dedizione.

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Il borzoi gode generalmente di buona salute © Pixabay

La salute del borzoi

Il levriero russo è una razza che non soffre di particolari malattie genetiche, tanto è vero che l’Enci (Ente nazionale della cinofilia italiana), nel suo programma di riproduzione selezionata, non prevede test di salute per stallone o fattrice. Rimangono comunque alcuni casi di cardiomiopatia o aritmia cardiaca.

“Altra problematica che può affliggere la razza è la torsione allo stomaco”, aggiunge la veterinaria Cinzia Cortelezzi. “È importante chiedere al veterinario come ridurre i rischi della torsione e come riconoscere i sintomi di questo problema, che può rivelarsi mortale se non affrontato per tempo”.

Il borzoi ha un’aspettativa di vita di dieci/dodici anni; il record per la razza è stato di quattordici anni e tre mesi. In una ricerca effettuata in Gran Bretagna, le principali cause di morte prematura per i cani di questa razza sono risultati tumori e problemi cardiaci. Attenzione, comunque, all’alimentazione per preservarne il fisico asciutto e snello, senza mortificarne la taglia. La guida di un esperto veterinario nutrizionista è perciò auspicabile se si sceglie un cucciolo di borzoi per amico.

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Un cucciolone di borzoi: il levriero russo necessita di polso fermo durante le fasi delicate dell’adolescenza © Pixabay

Alcune curiosità sulla razza

Nel XIX secolo il levriero borzoi era già una razza a sé, con tratti fisici e comportamentali ben definiti. È risultato determinante, a partire dal 1887, l’allevamento che il granduca Nikolaj Nikolaevic ha fondato nella tenuta di caccia di “Perchino”, nel distretto di Tula, dove il borzoi veniva impiegato nelle grandi battute di caccia presso la corte dello zar.

La selezione che il granduca ha curato personalmente, individuando le coppie destinate alla riproduzione, ha permesso di delineare le caratteristiche sulle quali è stato poi stabilito lo standard attuale. Inizialmente il canile ospitava sessanta borzoi, ma ben presto ha superato i cento esemplari. Da quel momento, il nome di “Perchino” si è legato indissolubilmente alla razza.

La struttura comprendeva delle case fisse, ciascuna capace di accogliere almeno dodici cani, all’interno di box riscaldati e riparati. Ogni canile disponeva, accanto ai box, di uno spazio aperto affinché i levrieri godessero di ampie disponibilità di movimento, fondamentale per il loro benessere. Non mancava nemmeno un “ospizio”, con adeguati spazi e personale specializzato, per soggetti invalidi o anziani. Da ciò si deduce quanto il granduca amasse i suoi fedeli compagni a quattro zampe e desiderasse mantenerli in un corretto stato di salute. Di certo, hanno saputo ripagarlo: in ventisei anni di attività, la contabilità minuziosa dei funzionari di corte ha enumerato 10.080 pezzi di cacciagione, tra cui 8.656 lepri, 743 volpi e 681 lupi.

Un altro appassionato del borzoi è stato il poeta Gabriele D’Annunzio che ne possedeva molti esemplari e soffriva indicibilmente alla loro morte, arrivando a rinchiudersi in isolamento per mesi e a comporre elegie su questi suoi splendidi compagni di vita.

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