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I militari della “Reggimento di sicurezza presidenziale” del Burkina Faso, che da ieri tengono in ostaggio il presidente Michel Kafando e il primo ministro Isaac Zida, hanno annunciato la loro destituzione. La notizia è stata data direttamente dal tenente-colonnello Mamadou Bamba, attraverso un comunicato letto questa mattina alla televisione nazionale, nel quale si afferma che
I militari della “Reggimento di sicurezza presidenziale” del Burkina Faso, che da ieri tengono in ostaggio il presidente Michel Kafando e il primo ministro Isaac Zida, hanno annunciato la loro destituzione. La notizia è stata data direttamente dal tenente-colonnello Mamadou Bamba, attraverso un comunicato letto questa mattina alla televisione nazionale, nel quale si afferma che un “Consiglio nazionale per la democrazia ha posto fine al regime del governo di transizione”. Nel frattempo – secondo quanto riferito dall’agenzia AFP – nella capitale Ouagadougou si sono registrati poche ore fa alcuni spari: i generali avrebbero già instaurato un coprifuoco e disposto la chiusura delle frontiere.
Secondo quanto riportato dalla stampa internazionale, i militari autori del colpo di Stato sarebbero uomini vicini all’ex presidente Blaise Compaoré, che – dopo ventisette anni al potere – nell’ottobre dello scorso anno era stato costretto alle dimissioni, a seguito di veementi proteste popolari. Alla testa del nuovo organismo esecutivo è stata annunciata la nomina del generale Gilbert Diendéré. L’esercito ha spiegato che la decisione di destituire Kafando è legata al divieto imposto a Compaoré di presentarsi alle prossime elezioni presidenziali, che avrebbero dovuto svolgersi il prossimo 11 ottobre. La legge elettorale rende ineleggibili, infatti, tutti coloro che avevano sostenuto il tentativo dell’ex presidente di modificare a suo favore la Costituzione (fatto che scatenò le proteste e il successivo rovesciamento dello stesso Compaoré).
I militari hanno perciò annunciato nuove elezioni “su basi inclusive”. Parlando alla radio francese RFI, il presidente dell’Assemblea di transizione Chérif Sy ha denunciato il golpe, lanciando un appello alla mobilitazione popolare. Le strade di Ouagadougou sono tuttavia deserte, presidiate dai soldati, che hanno eretto barriere difensive attorno al palazzo presidenziale.
Unanime la condanna della comunità internazionale: il Consiglio di sicurezza dell’Onu, l’Unione africana e la Comunità economica degli Srati dell’Africa occidentale hanno reclamato la liberazione immediata di Kafando. Una richiesta ribadita dalla responsabile delle Relazioni estere dell’Unione europea, Federica Mogherini, che ha invocato inoltre il “rispetto dell’interesse generale”, sottolineando come “gli sviluppi attuali in Burkina Faso mettano in pericolo la transizione verso le elezioni”.
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