
Uno studio di Ipes-Food rivela fino a che punto la produzione di generi alimentari sia legata ancora ai combustibili fossili.
Descritto dai dati delle piattaforme Microsoft, il lavoro d’ufficio è un flusso incessante di mail, riunioni e notifiche che soffocano la concentrazione.
Alzi la mano chi non è mai arrivato alla fine di una giornata lavorativa con una forte stanchezza addosso, ma senza riuscire a spiegare esattamente i compiti portati a termine. Perché, tra una riunione, una mail e una notifica, le ore sono volate senza lasciare spazio alla concentrazione. Che poi è ciò che permette di comprendere le priorità, cercare soluzioni e ottenere risultati. Questo ritratto piuttosto sconfortante del lavoro d’ufficio negli anni Venti emerge da milioni di dati che Microsoft ha raccolto quotidianamente attraverso le sue piattaforme, per poi aggregarli nel Work trend index 2025.
Per un buon 40 per cento di chi ha un lavoro d’ufficio e utilizza i sistemi Microsoft, la giornata lavorativa inizia alle 6 del mattino con un primo controllo delle mail. Ogni giorno, ciascun lavoratore ne riceve in media 117: con una simile quantità, non c’è da stupirsi se in molti casi la lettura richiede meno di sessanta secondi. È sempre più raro che una conversazione via mail sia fra due persone (meno 5 per cento sull’anno precedente), è sempre più comune che ne coinvolga almeno venti (più 7 per cento).
A partire dalle 8 del mattino, gli scambi si spostano sulla piattaforma Microsoft Teams. I messaggi in chat sono più rapidi, più immediati, ma anche più frequenti: ciascun lavoratore ne riceve in media 153 ogni giorno feriale, una cifra che a livello globale cresce del 6 per cento rispetto all’anno precedente. Per il lavoro d’ufficio, le fasce orarie più produttive sono quelle tra le 9 e le 11 e tra le 13 e le 15: ma sono anche quelle in cui viene fissata la metà delle riunioni. Queste ultime sono spesso organizzate all’ultimo minuto (capita nel 57 per cento dei casi) e si concentrano soprattutto il martedì (23 per cento), molto meno il venerdì (16 per cento). Tra call, notifiche e mail, la media è di un’interruzione ogni due minuti.
In serata e nel fine settimana i ritmi rallentano, senza però lasciare pienamente spazio al riposo. Il Work trend index 2025 di Microsoft sottolinea infatti come, nell’arco di appena un anno, si assista a un incremento del 16 per cento del numero di riunioni fissate dopo le 20. Da un lato, è il prezzo da pagare per interfacciarsi con team sempre più flessibili, in cui c’è chi lavora da freelance e c’è chi si connette da altre zone del mondo, con fusi orari diversi. Dall’altro lato, significa non staccare mai. Sempre il rapporto di Microsoft rivela che, in media, ogni dipendente invia o riceve oltre 50 messaggi lavorativi al di fuori dell’orario standard. Entro le 22, circa uno su tre ricontrolla la propria casella di posta. Nel weekend non va molto meglio: quasi il 20 per cento dei dipendenti controlla le mail entro le 12 il sabato e la domenica, poco più del 5 per cento anche la domenica dopo le 18.
Non è un caso se si parla sempre più insistentemente di diritto alla disconnessione, un principio che può essere sancito legalmente oppure attraverso policy che ogni azienda si auto-impone. In Italia esistono dei riferimenti normativi, a partire dalla legge n.81 del 22 maggio 2017, passando poi per un pronunciamento del Garante della privacy e per il Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile nel settore privato, sottoscritto dal ministero del Lavoro e dai sindacati a fine 2021. Tutti, però, parlano di diritto alla disconnessione il cosiddetto smart working. Tralasciando tutti i casi di lavoro d’ufficio tradizionale, con una sede e un orario prestabilito.
Che fare, dunque? Microsoft sta facendo investimenti importanti per arricchire i propri software con l’intelligenza artificiale, presentandola come un’opportunità per automatizzare attività ripetitive, meccaniche e di routine e focalizzare le energie delle persone laddove ce n’è davvero bisogno. È il celebre principio di Pareto: il 20 per cento delle attività genera l’80 per cento dei risultati. Sempre l’intelligenza artificiale può aiutare a ridisegnare i team, perché mette a disposizione competenze on demand, nel momento esatto in cui ce n’è bisogno.
Ma è la stessa Microsoft a mettere bene in chiaro che l’intelligenza artificiale, da sola, arriva fino a un certo punto. Serve un qualcosa di molto umano, cioè un cambiamento culturale, per riuscire davvero a lasciarsi alle spalle questi ritmi di lavoro forsennati, controproducenti per il benessere delle persone e per la loro stessa produttività. Lo dice anche un’altra fonte più che autorevole, il recente rapporto curato dal Relatore speciale sulla povertà estrema e sui diritti umani delle Nazioni Unite, Olivier De Schutter: “È possibile uscire da questi ingranaggi. A condizione di cominciare a privilegiare il benessere rispetto alla corsa senza fine alla crescita economica.”
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Uno studio di Ipes-Food rivela fino a che punto la produzione di generi alimentari sia legata ancora ai combustibili fossili.
La pista da bob di Cortina, dopo mesi di polemiche, è stata effettivamente costruita. Il commissario di Governo Simico racconta come ha portato in porto il progetto.
Troppe generalizzazioni, troppo spazio a guerre e povertà, poco ad ambiente e cultura e alle voci vere: lo dice il rapporto di Amref e Osservatorio Pavia.
Nel 2024 spesi 2.718 miliardi di dollari in armi, in un clima crescente di tensione. E le guerre rischiano di trasformarsi in profezie che si avverano.
Il cardinale Robert Francis Prevost è il nuovo Pontefice della Chiesa cattolica, successore di Jorge Mario Bergoglio. Ha scelto il nome di Leone XIV.
Un libro raccoglie storie ed esperienze dei primi quattro decenni di Fondazione Cesvi. Abbiamo intervistato il suo autore, il Presidente onorario Maurizio Carrara.
Il ritratto di un bambino mutilato a causa dei bombardamenti israeliani a Gaza ha vinto il World press photo 2025, il concorso fotografico che da 70 anni documenta le complessità del presente.
Il parlamento dell’Ungheria ha approvato una nuova stretta repressiva che inserisce in Costituzione il divieto a manifestazioni come il Pride.
Abbiamo chiesto a chi sta vivendo i tagli voluti dal governo di Washington, di raccontarci la loro esperienza. A rischio il progresso e il futuro stesso del nostro pianeta.