
Troppe generalizzazioni, troppo spazio a guerre e povertà, poco ad ambiente e cultura e alle voci vere: lo dice il rapporto di Amref e Osservatorio Pavia.
La pista da bob di Cortina, dopo mesi di polemiche, è stata effettivamente costruita. Il commissario di Governo Simico racconta come ha portato in porto il progetto.
In attesa che sportive e sportivi da tutto il mondo scrivano la storia delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, un’altra storia è andata in scena in questi anni. Il tema centrale è stato quello degli impianti sportivi, dei loro costi, del loro riutilizzo e del loro impatto su comunità e ambiente. E tra tutte queste strutture sportive, nessuna ha fatto più discutere della pista da bob, slittino e skeleton di Cortina.
Una pista a Cortina esisteva già ed era stata costruita in occasione delle Olimpiadi di Cortina 1956. Nel corso degli anni, però, è stata utilizzata sempre meno, fino a una chiusura definitiva avvenuta nel 2008. Per questo, la decisione di costruirne una nuova ha suscitato molte polemiche e discussioni.
Il progetto iniziale del Coni, il Comitato olimpico nazionale italiano, prevedeva la ristrutturazione della vecchia pista inserendola al centro di un ampio progetto di riqualificazione dell’area che avrebbe incluso anche la costruzione di un centro sportivo e di un parco annesso.
Al momento dell’inizio dei lavori, però, sono emersi diversi problemi: i costi sono cresciuti costantemente, fino a superare i 120 milioni di euro, le tempistiche sono apparse subito difficili da rispettare e, infine, sul tavolo è stata calata la carta dell’impatto ambientale, con le conseguenti proteste dei cittadini di Cortina, delle comunità locali e non solo.
Tutto questo aveva portato, nell’ottobre del 2023, alla decisione di rinunciare al progetto, iniziando a considerare l’ipotesi di spostare le gare all’estero o addirittura di eliminarle dal programma olimpico.
Soltanto qualche mese più tardi, a febbraio 2023, il clamoroso dietrofront: l’Italia e il Coni non accettano l’idea di diventare il primo paese organizzatore dei Giochi a dover usare strutture di un altro paese per le proprie Olimpiadi, e quindi si opta per rivedere – al ribasso – il progetto e di di fare anche oltre l’impossibile per ristrutturare la pista e renderla disponibile per i Giochi.
Il progetto viene rivisto nuovamente, il costo portato a circa 81 milioni di euro, viene eliminato il parco circostante e i lavori vengono affidati all’impresa Pizzarotti.
A marzo del 2025 la pista viene ufficialmente presentata al pubblico dopo aver ricevuto l’approvazione del Cio, anche se i costi sono nuovamente saliti, ritornando alla cifra di partenza: 118 milioni di euro, come riporta la Gazzetta dello Sport,
Per fare chiarezza su questa vicenda italiana, abbiamo intervistato il commissario di Governo e amministratore delegato di Simico (Società infrastrutture Milano Cortina 2026), l’architetto Fabio Massimo Saldini, per farci spiegare i dettagli del progetto e comprendere, una volta per tutte, quale sarà il futuro della pista dopo i Giochi e qual è stato e sarà il suo impatto sull’habitat montano.
Architetto Saldini, partiamo col fare il punto sullo stato attuale dei lavori dopo l’approvazione del Cio: il progetto è stato completato? Quali passaggi devono ancora essere finalizzati da qui all’inizio dei Giochi?
La realizzazione dello sliding centre di Cortina sta seguendo con precisione il cronoprogramma stabilito. Il cantiere, dopo queste ultime settimane di pre-omologazione, prevede la conclusione di tutti gli altri interventi connessi, come ad esempio la copertura, una struttura con tetto verde. Ci sono poi gli edifici realizzati con una forma di tipico tetto a due falde che richiama l’architettura locale ampezzana. Tutta l’area di intervento sarà quindi mitigata a verde con percorsi pedonali e stradali in ghiaino delle Dolomiti. Tutto si concluderà, come stabilito, a novembre prossimo con l’omologazione e la consegna alla Fondazione Milano Cortina 2026.
Oltre la pista, cosa prevede il progetto per quanto riguarda la zona attorno ad essa?
Si tratta di uno straordinario e innovativo impianto sportivo, tra i più belli al mondo. Al contempo stiamo parlando di un vero intervento urbano che prevede miglioramenti sia sulla viabilità di accesso, sia dal punto di vista ambientale.
Quali sono le particolarità del progetto? Che tipologia di materiali sono stati utilizzati?
La pista, progettata per minimizzare l’impatto ambientale, incorpora un avanzato sistema di refrigerazione, consegnato lo scorso febbraio, con ampiezza frigorifera di 3.150 chilowattora e l’utilizzo di soluzioni eco-compatibili. La potenza complessiva dell’impianto è di 4,4 megawatt che garantiscono la produzione del ghiaccio lungo tutta la pista. Il fluido vettore – usato per la prima volta in Europa e per la prima volta al mondo per competizioni sportive – è il glicole, che viene raffreddato nella centrale frigorifera e pompato poi lungo tutto il circuito. Lungo le curve e i rettilinei ci sono delle tubazioni in acciaio che fungono da parte strutturale della pista e trasportano il fluido fino a raffreddare il cemento producendo il ghiaccio su tutte le pareti dello sliding centre. Al fine di controllare la temperatura lungo la pista sono state predisposte 33 stazioni di pompaggio su cui è possibile regolare diversamente la temperatura stessa in base alla maggiore o minore esposizione alla luce solare. I singoli tratti, a loro volta, possono essere suddivisi su 77 zone sui cui la temperatura viene regolata raggiungendo la massima precisione su ogni punto della pista. Per ridurre l’impatto energetico, il calore di scarto viene recuperato, raccolto e portato con una rete di teleriscaldamento interno ai singoli edifici al servizio della pista da bob e ad altri impianti sportivi circostanti.
Quale sarà il futuro della pista dopo le Olimpiadi?
La pista sarà utilizzata sia per gli allenamenti, sia per le gare: penso ad esempio alla prossima Coppa del Mondo di novembre. Le sue caratteristiche tecniche la rendono unica al mondo e tecnologicamente avanzata. Il nostro impegno prioritario è proprio la legacy. Non solo per la pista da bob, ma in generale, ciò che lasciamo ai territori in termini materiali è evidente, ma la legacy immateriale è il vero beneficio derivante dalle Olimpiadi: un know-how che solo un evento eccezionale come i Giochi può costruire. E vorrei aggiungere: anche una legacy sociale. Ho avuto modo di sperimentare personalmente in questi ultimi mesi l’integrazione tra culture favorita dal lavoro fianco a fianco sui cantieri. Un’occasione di comunità straordinaria che vede quotidianamente persone da tutti i paesi lavorare insieme per un obiettivo comune.
Qual è l’impatto della pista sull’ecosistema montano circostante? Quanto verde è stato tolto / aggiunto rispetto a prima?
Quando è stato deciso di realizzare lo sliding centre, la storica e gloriosa pista Eugenio Monti era abbandonata e questo aveva creato conseguenze negative per tutta l’area. Il progetto è nei fatti una rigenerazione ambientale straordinaria. Al di là delle polemiche, la verità è che in origine si era stimata la rimozione di 2.000 tra piante e arbusti. Grazie a una ulteriore revisione del progetto, Simico ha provveduto al taglio di 825 alberi. Ma soprattutto, per ciascun albero tagliato ne saranno piantati 12: questo porterà alla piantumazione di oltre 10mila nuove piante. Mai come in questo caso ha fatto più notizia un albero che cade che una foresta che cresce.
Quanta manodopera è stata necessaria?
Oltre all’impresa Pizzarotti, che ringrazio per il grande lavoro svolto, sono stati 35 i subappaltatori, ditte principalmente bellunesi e nazionali; 115 fornitori di materiale. Mediamente sono state presenti 135 persone al giorno per i 304 lavorativi necessari a costruire la pista.
Come si è passati dal bando deserto dell’estate del 2023 al fatto che poi la pista sia stata costruita in appena 13 mesi? Come mai, negli anni scorsi, si era parlato di un progetto quasi impossibile da realizzare per via del poco tempo, ma poi è stato portato a termine? Cosa è cambiato?
Abbiamo lavorato tanto e bene. Con professionalità e passione. Tutto qua. Non parlo del passato, ma da quando ho avuto l’incarico di commissario di Governo e amministratore delegato, da febbraio 2024. Dico che questo anno ci ha visti impegnati ogni giorno: ci siamo fermati solo a Natale. Molti hanno scritto che si è trattato di un miracolo. In verità pochissimi ci credevano, ma ce l’abbiamo fatta perché abbiamo applicato i tre cardini del nostro management: tempi, costi, qualità. Ce lo hanno riconosciuto gli occhi emozionati degli atleti, i documenti ufficiali delle Federazioni e, tra gli altri, la stampa internazionale.
Quali sono i costi ufficiali e da chi sono stati sostenuti?
I costi ufficiali della pista e di tutte le 94 opere del piano olimpico approvato dal governo italiano con due dpcm (decreto del presidente del Consiglio dei Ministri, ndr) sono online sul nostro sito. Attraverso la piattaforma Open Milano Cortina 2026*, garantiamo a tutti la possibilità di consultare costi, fonti di finanziamento e avanzamento dei lavori in base al cronoprogramma.
Qual è stata la risposta del Cio nel vedere il progetto in stato avanzato?
Prima mi lasci dire che la risposta degli atleti che hanno preso parte alla pre-omologazione è stata straordinaria. Vedere la gioia nei loro occhi ci ha ripagato del grandissimo lavoro fatto quest’anno. Il commento più significativo credo sia stato quello di Ivo Ferriani, ex bobbista italiano, membro del Cio e presidente della Federazione internazionale di bob e slittino), che ha detto che è “semplicemente fantastico vedere la nostra pista pronta per i Giochi olimpici invernali di Milano Cortina 2026″.
*Leggendo quanto riportato sulla piattaforma Open Milano Cortina 2026, risultano 94 interventi in totale, di cui 44 impianti sportivi e 50 infrastrutture di trasporto, per una spesa totale di 118.424.000 euro e un valore economico complessivo di 3,4 miliardi di euro.
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