Covid-19

Cani e quarantena, come gestire lo stress e la noia da isolamento

Anche i nostri cani possono soffrire di ansia e stress da quarantena. Per risolvere il problema e mitigare gli effetti del lockdown ci possono venire in aiuto le moderne tecniche comportamentali.

I cani – come molti altri animali – sono abitudinari. E non possono fare a meno di seguire regole e orari per modulare il loro comportamento e la loro vita. Le abitudini del branco – mediate direttamente dall’antenato lupo – fanno perciò dei nostri cani soggetti “a rischio” nel caso di regole di vita diverse o modificate parzialmente. Come in questi mesi di quarantena, per esempio, quando anche il solo divertimento in area cani viene precluso ai nostri amici a quattro zampe, abituati fin da piccoli alla socializzazione e al gioco collettivo.

Una ricerca recente, condotta su 13.700 cani e pubblicata sulla rivista Scientific reports dal gruppo dell’università finlandese di Helsinki coordinato da Hannes Lohi, mette in luce come gli animali che vivono in casa (al di là dell’emergenza di questi giorni) siano più ansiosi di quelli che vivono in giardino o, comunque, in spazi aperti diversi dall’abitazione.

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La noia può influire sullo stato mentale del nostro cane © Pixabay

Quali sono le fonti d’ansia per i cani

Emerge dalla ricerca che i problemi comportamentali e le ansie nei cani riducono la loro qualità di vita e possono, in alcuni casi, renderli poco gestibili, causando grosse difficoltà nel rapporto con i proprietari. Per questa ragione, considerando l’elevato numero di cani da compagnia nel mondo, i ricercatori hanno voluto esplorare l’incidenza dell’ansia in questi soggetti.

Il 72,5 per cento degli animali del campione ha mostrato comportamenti legati a stati di ansia, come aggressività e paura. La prima causa di ansia per gli amici a quattro zampe è il rumore eccessivo, che è risultato un fastidio per il 32 per cento dei soggetti esaminati. I cani si agitano anche quando sentono i tuoni, e questo sembra peggiorare con l’avanzare dell’età. Un altro elemento di disturbo emerso dallo studio è il timore dei fuochi d’artificio, con il rumore associato alle luci particolari visibili nel cielo.

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La seconda forma d’ansia più comune rilevata dai ricercatori è la paura, riscontrata nel 29 per cento dei cani. Nello specifico, la paura degli altri cani è stata riscontrata nel 17 per cento del campione, la paura degli estranei nel 15 per cento e la paura di nuove situazioni nell’11 per cento.

Tutto questo fornisce un indicatore specifico di come il tempo trascorso in quarantena possa comportare, al termine della stessa, un aumento dello stress per i nostri compagni di vita a quattro zampe, avendone per lungo tempo ridotto il contatto sia con altri cani sia con persone diverse dai membri del nucleo familiare.

Dalla ricerca emerge, infine, che i cani più anziani hanno paura soprattutto dell’altezza e di camminare su griglie metalliche o pavimenti lucidi. I cani di sesso maschile, inoltre, sono più spesso aggressivi e iperattivi rispetto alle femmine, che però sono più paurose.

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La vicinanza del proprietario spesso non basta ai cani per compensare le interazioni sociali e le corse con i loro simili © Pixabay

Quali sono le razze più ansiose

Ci sono comunque alcune razze che soffrono di più l’imposizione di restare chiusi in casa o la limitazione a passeggiare a pochi metri dalla propria abitazione. Sono tutti quei cani che hanno bisogno di “lavorare” insieme al proprio compagno umano, come per esempio i cani da pastore o le razze selezionate per altre attività lavorative.

“Cani come i jack russell o i border collie hanno un bisogno istintivo del contatto con le persone e della vita all’aria aperta”, spiega l’educatore cinofilo Bruno Ferrari. Si tratta di razze sostanzialmente iperattive che fanno dell’attività fisica uno sfogo naturale per le loro pulsioni insite nel dna. Che fare, allora se il nostro amico a quattro zampe mostra un evidente disagio in questi giorni di quarantena? 

“Il ricorso al gioco tra le quattro mura di casa può rivelarsi indispensabile per questi soggetti. Piccole attività ricreative – giocare con un kong (uno dei tanti giocattoli che si trovano nei pet shop), magari nascondendo crocchette al suo interno o piccoli pezzetti di wurstel o prosciutto, può aiutare a tenere sotto controllo ansia e stress causati dalla nuova situazione”, continua Ferrari.

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Le tecniche di problem solving possono essere molto utili in tempo di quarantena per i nostri cani © Eleonora Mentaschi

Quando ad aiutarci è il problem solving

Il gioco è uno degli elementi fondamentali per la salute psichica del nostro amico a quattro zampe. “È proprio per questo che nasce il problem solving, un metodo innovativo in grado di stimolare l’apprendimento e l’intelligenza dei cani e di aiutarli a utilizzare al meglio le loro capacità intellettive”, spiega la comportamentalista Eleonora Mentaschi.

E proprio in epoca di quarantena e di limitazioni forzate all’attività sociale, questo metodo può rivelarsi fondamentale per diminuire stati di stress e ansia. Non solo. Il problem solving riesce a stancare fino a dieci volte più dell’esercizio fisico e previene, in questo modo, i problemi di comportamento soprattutto se collegati a ipo-attività e a mancanza di stimoli e sollecitazioni esterne. Inoltre, costituisce un’attività libera e piacevole che aiuta il nostro amico a quattro zampe a lavorare sulla calma e sull’autocontrollo. E questo, durante l’isolamento, diventa fondamentale per noi e per lui, aiutando sia l’uomo sia il cane ad acquisire calma e rilassamento in situazione critiche protratte nel tempo.

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