Il dramma di Caster Semenya, la campionessa olimpionica messa di fronte a un ostacolo insormontabile

La velocista e campionessa olimpionica Sudafricana sarà obbligata a ridurre i suoi livelli di testosterone se vorrà gareggiare a livello internazionale. Gli eventi e il dibattito dietro la storica sentenza nel caso di Caster Semenya.

Caster Semenya è un’atleta olimpionica originaria del Sudafrica. Ha vinto la medaglia d’oro ai Mondiali del 2009, 2011 e 2017, alle Olimpiadi di Londra del 2012 e a quelle di Rio de Janeiro del 2016. Attualmente è prima nel ranking mondiale per la corsa femminile sugli 800 metri: il posto più alto dello sport professionistico. Tuttavia, ha perso il ricorso legale contro il regolamento della Associazione internazionale delle federazioni di atletica leggera (Iaaf) che le ha imposto una terapia ormonale. Una decisione imposta anche ad altre atlete che, come lei, hanno livelli di testosterone alti per natura.

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Caster Semenya ai Bislett Games del 2011© Chel Hill/Wikimedia Commons

Le restrizioni per le atlete con “differenze nello sviluppo sessuale”

Secondo le autorità sportive come la Iaaf, Semenya ricade nella categoria delle atlete con “differenze nello sviluppo sessuale” (dss). Questo significa che ha dei livelli ormonali che non combaciano con gli standard del suo genere. “L’atletica leggera ha due classificazioni: l’età e il genere – ha specificato il presidente della Iaaf Sebastian Coe –. Siamo estremamente attenti a entrambi”.

Per assicurare a ogni atleta la possibilità di vincere, il Tribunale arbitrale dello sport (Tas) – un organismo internazionale con sede a Losanna, in Svizzera, cerca di risolvere le dispute che nascono nel mondo dello sport – si è pronunciato in favore della riduzione del livello di testosterone attraverso l’uso di farmaci per tutte le atlete dss che partecipano a gare, dai 400 ai 1500 metri, per almeno sei mesi prima.

Le tappe del caso di Caster Semenya

Caster Semenya ha dovuto fare i conti con queste regole sin da quando ha vinto la sua prima medaglia d’oro ai Campionati del mondo del 2009, al tempo aveva 18 anni, e la Iaaf la sottopose ad una procedura per la verifica di genere. Dopo un periodo di ineleggibilità a gareggiare durato undici mesi, è stata autorizzata a continuare la sua attività di atleta professionista.


Nel 2011 la Iaaf ha adottato nuove regole sulla possibilità di partecipazione a gare da parte delle donne affette da iperandrogenismo (un eccesso di ormoni maschili nelle donne), obbligando le atlete con più di 10 nanomolecole di testosterone per litro (nmol/L), il corrispondente dei valori più bassi del sesso maschile, a ridurre i loro livelli attraverso la terapia ormonale.

Quattro anni dopo, in seguito dell’appello della sportiva indiana Dutee Chand, il Tas ha sospeso per due anni il regolamento imposto dalla Iaaf sull’iperandrogenismo. Tuttavia nell’aprile del 2018 sono state adottate regole ancora più severe, obbligando le atlete a mantenere i livelli di testosterone al disotto di 5nmol/L , cioè dimezzando i livelli concessi in precedenza. Dopo l’ultima sentenza Semenya sarà obbligata a seguire queste nuove regole visto che ha perso la causa legale contro l’Iaaf.

“So che il regolamento dell’Iaaf mi ha sempre presa di mira – Semenya ha commentato la sentenza –. Per un decennio hanno cercato di rallentarmi, ma questo mi ha solo resa più forte. La decisione del Tas non mi fermerà. Tornerò in pista e continuerò a ispirare le giovani donne e atlete in Sudafrica e nel mondo”.

Un dibattito complesso: un alto livello di testosterone è un vantaggio?

La disputa nasce dalla supposizione che un elevato livello di testosterone comporti un vantaggio per le performance dell’atleta. Infatti, si pensa che questo ormone sia collegato a livelli di energia e forza più alti e un aumento della competitività. Tuttavia la questione è dibattuta all’interno della comunità scientifica riguardo alla veridicità di queste affermazioni, che hanno portato il Tas a sospendere le regole della Iaaf. La questione è stata anche affrontata in tribunale dalla squadra di Semenya, la quale affermava che una donna dss, senza l’ormone chiamato diidrotestosterone (dht), non trarrebbe alcun vantaggio da livelli di testosterone più alti.

Obbligare gli atleti ad assumere farmaci che alterano i loro ormoni tocca anche questioni etiche, oltre che mediche. Per quanto riguarda la salute, gli effetti di queste sostanze non sono ancora chiari. Si pensa che possano variare da un abbassamento drastico delle performance a una comparsa prematura della menopausa. Filosoficamente, le restrizioni imposte alle atlete dss potrebbero essere interpretate come una condanna delle caratteristiche genetiche uniche degli atleti: dallo sciatore di fondo finlandese Eero Mäntyranta, nato con un livello di emoglobina al disopra della media, che gli ha permesso di vincere sette medaglie nel corso di tre olimpiadi invernali, alla superstar giamaicana in pensione Usain Bolt, considerato il miglior velocista di tutti i tempi, con le sue fibre muscolari a contrazione veloce, adatte alle fulminee esplosioni di energia necessarie per gli scatti su breve distanza. In altre parole, caratteristiche eccezionali che rendono eccezionali gli atleti.

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Caster Semenya alla competizione Diamond League Athletics del 2017 a Zurigo, in Svizzera © Robert Hradil/Getty Images

Le ripercussioni sulla psiche

Tuttavia, nessuna di queste argomentazioni tiene in considerazione il lato psicologico della questione. Il Tas stesso ha ammesso che le regole della Iaaf sono “discriminatorie” verso le atlete come Semenya (precisando però, che limitare i livelli di testosterone crea un contesto più equo visto che questo ormone comporta un vantaggio nelle competizioni femminili.) Caster Semenya è nata femmina, cresciuta come tale e poi diventata una donna eccezionale, ma le autorità sportive mettono in dubbio tutto questo, obbligandola a scegliere tra l’assunzione di farmaci controllati e l’abbandono della sua disciplina. In un tentativo di proteggere gli sport femminili, questa regola rischia di degradarli. L’unica cosa chiara è che le complessità degli sport professionistici necessitano di un dibattito costruttivo e delle regole studiate in modo da poterle capire e risolvere.

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