Cento nuove specie sono state scoperte nei mari neozelandesi

Un’esplorazione dei fondali oceanici in Nuova Zelanda, ha portato alla scoperta di cento nuove specie marine. Potrebbero essercene molte altre.

  • Cento nuove specie scoperte sui fondali oceanici della Bounty Trough
  • Un ambiente mai esplorato prima in realtà pullula di vita
  • Ocean Census punta a scoprire 100mila nuove specie

Quando ci si addentra nelle profondità oceaniche le sorprese non mancano mai. Infatti, tra le buie acque dei fondali oceaniche si nascondono un’infinità di nuove specie, lì da chissà quanti anni, ma che nessuno ha mai osservato prima. Un esempio da ricordare è il caso dello scorso anno quando nell’oceano Pacifico furono scoperte più di cinquemila nuove specie. Recentemente altre cento nuove specie marine sono state scoperte, questa volta al largo delle coste neozelandesi, e altre ancora restano da scoprire.

Cento nuove specie da aggiungere alla lista

Secondo le stime si calcola che negli oceani vivano più di due milioni di specie, ma della vita marina ne conosciamo solamente il dieci per cento. Un peccato poiché gli ecosistemi marini svolgono un ruolo fondamentale per la vita sulla Terra: creano risorse alimentari, immagazzinano il carbonio e regolano il clima. Conoscere di più sulla vita marina è di fondamentale importanza. Per questo motivo un team di ricercatori è partito per l’esplorazione delle acque inesplorate di Bounty Trough, al largo dell’isola meridionale della Nuova Zelanda, con la speranza di trovare il “tesoro”. Questa zona è una depressione sottomarina simile ad una fosse oceanica, ovvero una profonda incavatura sul fondale oceanico, formata dal movimento della placca tettonica più densa che sprofonda sotto quella meno densa, e va a creare questa zona molto profonda. Data la sua profondità, non è di interesse per la pesca e non lo è stato tanto meno per i biologi, ma solamente per i geologi.

Esplorando le profondità a circa 4.800 metri – circa l’altezza del Monte Bianco – sono stati raccolti più di 1.700 campioni da quali è emerso il tanto ricercato tesoro: un centinaio di nuove specie mai catalogate prima. Numero questo che sicuramente aumenterà, secondo Alex Rogers, biologo marino a capo della spedizione, infatti, man mano che verranno analizzati i campioni il numero di specie continuerà ad aumentare probabilmente nell’ordine delle centinaia. Tra le specie scoperte sono state identificate decine di molluschi, pesci, gamberi e cefalopodi.

Ocean Census alla scoperta dei fondali

La spedizione è stata guidata da Ocean Census, un’organizzazione no-profit dedicata proprio alla scoperta globale della vita oceanica. Insieme a loro l’Istituto nazionale neozelandese della ricerca sull’acqua e l’atmosfera e il museo Te Papa Tongarewa della Nuova Zelanda. Ocean Census è stata creata lo scorso anno dalla Nippon Foundation, un gruppo filantropico giapponese, insieme alla fondazione Nekton, un’associazione per l’esplorazione marina con sede nel Regno Unito. L’obiettivo da raggiungere per l’organizzazione è quello di trovare e censire almeno 100 mila nuove specie marine in un decennio. Principalmente pongono l’attenzione su zone poco conosciute – e poco battute dalla pesca – con moderni mezzi tecnologici. Nella spedizione di febbraio l’area è stata mappata con un sistema di imaging e videocamere per essere sicuri di poter montare le proprie attrezzature senza compromettere o danneggiare le possibili comunità animali. Dopodiché è stata utilizzata la slitta Brenke, un dispositivo per il campionamento sottomarino, dotato di due reti, una sul fondo del mare e l’altra circa un metro al di sopra. Trascinandola sul fondale gli animali più piccoli che ci vivono sopra si agitano, e si disperdono, finendo nella rete, mentre per quelli più grossi sono state realizzate delle reti con esche.

“Un’esplorazione simile ad una missione spaziale”, sono le parole di Rogers, il quale è ancora fiducioso sul lavoro da fare, affermando che la strada è ancora lunga soprattutto per scoprire dove si trova la vita negli oceani. Riuscire a comprendere e scoprire ciò che si cela sul fondo del mare ci permetterà di prevenire il declino di questi ambienti ancora sconosciuti.

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