
Uno studio americano ha osservato l’associazione tra il consumo di cibi ultra-processati e il rischio di artrosi al ginocchio dovuto alla presenza di grasso accumulato nei muscoli delle cosce.
Ogni 10 per cento di cibi ultra-processati in più nella dieta, aumenta del 3 per cento il rischio di morte prematura. L’analisi in otto Paesi.
Diversi studi hanno associato il consumo di cibi ultra-processati a un aumento del rischio di numerose patologie come malattie cardiovascolari e cancro oltre che di mortalità per tutte le cause. Ora, una nuova ricerca pubblicata sull’American journal of preventive medicine ha indagato questa associazione facendo una stima del rischio di mortalità per tutte le cause per il consumo di alimenti ultra-elaborati e calcolandolo anche a livello epidemiologico, tra le popolazioni di otto Paesi quali Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Brasile, Canada, Colombia, Cile e Messico.
Secondo i risultati della meta-analisi, gli autori hanno riscontrato un’associazione lineare dose-risposta tra il consumo di alimenti ultra-lavorati e la mortalità per tutte le cause. In particolare, si è osservato che ogni aumento del 10 per cento di consumo di cibi ultra-processati nella dieta fa crescere del 3 per cento il rischio di morire prima di raggiungere i 75 anni.
Inoltre, le stime effettuate sui decessi prematuri associati al consumo di cibi ultra-processati variano dal 4 per cento nei paesi con un basso consumo a quasi il 14 per cento nei paesi con un consumo più elevato. Nello specifico sono stati stimati il 4 per cento, il 5 per cento e il 6 per cento rispettivamente in Colombia, Brasile e Cile, il 10,9 per cento in Canada, il 13,7 per cento negli Stati Uniti e il 13,8 per cento in Inghilterra.
“I cibi ultra-processati influiscono sulla salute al di là dell’impatto individuale dell’elevato contenuto di nutrienti critici come sodio, grassi trans e zucchero, a causa delle modifiche degli alimenti durante la lavorazione industriale e dell’uso di ingredienti artificiali, come coloranti, aromi, dolcificanti, emulsionanti e molti altri additivi e coadiuvanti tecnologici”, ha detto Eduardo Augusto Fernandes Nilson, ricercatore presso la Fondazione Oswaldo Cruz di Rio de Janeiro e tra gli autori dello studio. “Pertanto, la valutazione dei decessi per tutte le cause associati al consumo di cibi ultra-lavorati consente una stima complessiva dell’effetto della lavorazione industriale degli alimenti sulla salute.”
Tra gli autori dello studio compare Carlos Augusto Monteiro, il ricercatore che ha coniato il termine “ultra-processato” nel 2009 quando ha sviluppato NOVA, un sistema di classificazione degli alimenti in quattro gruppi in base al loro livello di lavorazione. Secondo la definizione di Monteiro, gli alimenti ultra-processati, appartenenti al quarto gruppo, sono prodotti con “ingredienti economici manipolati chimicamente” e contenenti spesso “additivi sintetici per renderli commestibili, appetibili e creare assuefazione”.
In conclusione, gli autori dell’analisi sottolineano come l’assunzione di alimenti ultra-lavorati contribuisca in modo significativo al carico complessivo di malattie in molti paesi e come la sua riduzione dovrebbe essere inclusa nelle raccomandazioni delle linee guida dietetiche nazionali e affrontata nelle politiche pubbliche, per esempio attraverso una regolamentazione più severa del marketing alimentare e della vendita di cibo nelle scuole e nei luoghi di lavoro, nonché con l’imposizione di tasse sui cibi ultra-processati per ridurne gli acquisti.
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