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Da tre anni i numeri della fame del mondo non accennano a diminuire e non si registrano passi avanti verso gli obiettivi di sostenibilità per il 2030.
Lo rivela uno studio che ha analizzato il consumo di cibi ultra-trasformati e lo stato di salute di 450mila europei.
Uno studio internazionale pubblicato su The Lancet Planetary Health ha indagato la relazione tra la quantità di alimenti trasformati e ultra-trasformati assunti in una dieta e il rischio di sviluppare il cancro e ha concluso che un maggiore consumo di questo tipo di alimenti può essere collegato a un aumento del rischio di tumori e che la sostituzione di alimenti e bevande processati con una quantità uguale di alimenti minimamente trasformati potrebbe, invece, ridurre il rischio di vari tipi di cancro.
Il cancro è la seconda causa di morte in tutto il mondo, ma le stime suggeriscono che i cambiamenti nella dieta e nei fattori dello stile di vita potrebbero prevenire il 30-50 per cento dei casi. Negli ultimi decenni, le diete però si sono spostate verso il consumo di alimenti ultra elaborati, ovvero di prodotti che sono il risultato di numerose trasformazioni industriali e che contengono elevate quantità di zucchero e sale, oltre a numerosi additivi chimici che li rendono appetibili e attraenti. Sono un esempio i cibi pronti come le zuppe, gli snack confezionati dolci e salati, le bevande zuccherate. Si tratta di alimenti caratterizzati da un’alta densità energetica e da una ridotta qualità nutrizionale la cui assunzione, come hanno dimostrato diversi studi, è associata al rischio di obesità, malattie cardiovascolari, declino cognitivo.
Nel nuovo studio, gli scienziati hanno utilizzato i dati dello studio prospettico osservazionale Epic (European prospective investigation into cancer and nutrition) che ha reclutato 450mila partecipanti tra il 1991 e il 2001, da 23 centri in dieci paesi europei (tra cui anche l’Italia). Sono stati utilizzati poi questionari dietetici per ottenere informazioni sul consumo di cibi e bevande.
I risultati hanno dimostrato che l’aumento del consumo di alimenti freschi e minimamente trasformati era associato a rischi ridotti di cancro generale e di tumori specifici, mentre era vero il contrario per gli alimenti trasformati e ultra-trasformati. La sostituzione del 10 per cento degli alimenti trasformati con una quantità uguale di alimenti minimamente trasformati è stata associata a rischi ridotti di cancro in generale, di tumori della testa e del collo, dell’esofago, del colon, del retto, del fegato, del seno in post menopausa. La sostituzione del 10 per cento di alimenti ultra-trasformati con il 10 per cento di alimenti minimamente trasformati è stata associata a un ridotto rischio di tumori della testa e del collo, del colon, del fegato.
I rischi collegati al consumo di alimenti processati potrebbe risiedere, secondo le ipotesi degli scienziati, nell’esposizione a contaminanti chimici da imballaggi alimentari con proprietà cancerogene, come il di-2-etilesilftalato (DEHP) e il bisfenolo A (BPA), oppure ad additivi alimentari come il nitrato di sodio che può portare alla formazione di nitrosammine cancerogene. Inoltre, alcuni emulsionanti potrebbero causare infiammazioni nell’intestino, un’alterazione metabolica potenzialmente associata al cancro, mentre un’altra possibile associazione riguarda il possibile effetto dei dolcificanti artificiali sul rischio di cancro, che rimane controverso.
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