
Il rapporto annuale dell’agenzia Irena indica che il 92,5 per cento dei nuovi impianti installati nel 2024 è legato alle fonti rinnovabili.
Il Cile sta diventando un esempio da seguire in tema di energia. Ha deciso, sostenuto dai produttori elettrici, di abbandonare il carbone e puntare sull’energia solare.
Addio carbone e largo alle energie rinnovabili. È questa la scelta annunciata dal Cile che ha riferito di voler procedere alla chiusura graduale delle centrali a carbone esistenti, investendo sulle energie pulite, soprattutto solare. Nel 2030 il contributo del carbone alla produzione di energia non scomparirà del tutto ma si attesterà al 25 per cento, il rimanente 75 per cento dell’energia prodotta per sostenere i consumi di famiglie, uffici e imprese cilene arriverà da fonti rinnovabili.
Il governo del Cile e Generadoras de Chile – associazione cilena dei produttori di energia elettrica a cui aderiscono anche l’italiana Enel, la francese Engie, la statunitense AES Gener e Colbun, società fornitrice di energia elettrica cilena – hanno stabilito di non costruire nessuna nuova centrale a carbone a meno che non sia di nuova generazione, ossia che abbia sistemi di cattura e stoccaggio del carbonio o possegga tecnologie equivalenti.
L’accordo stipulato prevede anche l’organizzazione di un gruppo di lavoro congiunto che avrà il compito di stilare un programma di sviluppo e definire le condizioni in base alle quali, nel contesto degli obiettivi della politica energetica al 2050, si potrà procedere alla cessazione graduale degli impianti a carbone attualmente in funzione nel Paese e che ad oggi non utilizzano alcuna tecnologia per la cattura e lo stoccaggio del carbonio.
Le centrali a carbone in Cile producono oggi il 60 per cento del fabbisogno elettrico del Paese e, nei piani dell’accordo, entro il 2030 la quota di generazione elettrica dovrebbe scendere al 25 per cento. Buona parte della produzione persa dal carbone dovrebbe essere assorbita dal solare che attualmente conta su una potenza installata di circa 2 gigawatt. In Cile, il fotovoltaico ha trovato terreno fertile, tanto che ha registrato uno dei prezzi più bassi di produzione elettrica. Secondo un rapporto pubblicato da Generadoras de Chile e sviluppato dal consorzio PSR-Moray, nel 2030, proprio il solare dovrebbe diventare la fonte primaria di elettricità nel paese, coprendo oltre un terzo della domanda.
Secondo le analisi pubblicate da Generadoras de Chile, per l’addio definitivo al carbone si dovrà aspettare ancora un po’. “Secondo il modello per il 2030 – si legge nel rapporto – il 29 per cento dell’energia necessaria al Paese si stima verrà coperto dall’idroelettrico, mentre le fonti solari fotovoltaiche ed eoliche ammonteranno al 42 per cento. Il restante 4 per cento sarà garantito da biomassa, geotermico e solare a concentrazione (o termodinamico)”. La necessità di affidarsi ancora al carbone pur per una quota relativa è secondo lo studio importante a garantire la flessibilità del sistema elettrico, entrando in azione ad esempio durante la notte, quando l’energia solare non viene generata o nei momenti in cui il vento che fa funzionare i parchi eolici non è costante.
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