Sentenza storica in Francia, lo stato condannato per “inazione climatica”

Il tribunale amministrativo di Parigi ha ritenuto il governo della Francia colpevole di non aver fatto abbastanza per centrare gli obiettivi climatici.

La Francia è stata condannata per non aver agito a sufficienza in tema di lotta ai cambiamenti climatici. Nonostante le parole, i discorsi e le prese di posizione pubbliche del presidente Emmanuel Macron, dunque, la nazione europea non può dirsi paladina della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Al contrario, secondo la sentenza emessa il 3 febbraio dal tribunale amministrativo di Parigi, il governo ha mostrato una “colpevole carenza” sul tema.

Per i giudici la Francia ha mostrato una “colpevole carenza” sul clima

L’iniziativa, battezzata “L’affaire du siècle” (La questione del secolo) era stata avviata nel marzo del 2019 da quattro organizzazioni non governative: Notre affaire à tous, Greenpeace, Oxfam e la Fondazione dell’ex ministro della Transizione ecologica Nicolas Hulot. Già nelle scorse settimane, il rapporteur public, magistrato incaricato di effettuare le indagini e consegnare un rapporto al tribunale, si era schierato nettamente dalla parte loro e dei 2,3 milioni di persone che hanno sostenuto l’azione legale.

Clima, la Francia a processo
Una manifestazione a Parigi in occasione dell’ultima udienza del processo contro lo stato per inazione climatica © Thomas Samson/Afp/Getty Images

Un punto di vista condiviso evidentemente anche dai giudici. Per le organizzazioni ecologiste si tratta di una grande vittoria, in quello che è il “primo grande processo climatico in Francia”. La nazione europea si era infatti impegnata a diminuire le propre emissioni di gas ad effetto serra del 40 per cento, entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.

Per raggiungere la carbon neutrality, l’azzeramento delle emissioni nette di CO2, entro il 2050. Ma le azioni concrete “non sono all’altezza né della posta in gioco, né di tali obiettivi”, aveva già spiegato l’Alto consiglio per il clima nel luglio del 2020. Basti pensare che, tra il 2018 e il 2019, le emissioni sono calate soltanto dello 0,9 per cento: un valore nettamente inferiore rispetto a quanto necessario per mantenere una traiettoria coerente.

Secondo le Ong si tratta di una “sentenza rivoluzionaria”

“Si tratta di una sentenza rivoluzionaria”, ha commentato Cémentine Baldon, avvocato delle Fondazione Nicolas Hulot, secondo quanto riferito dal quotidiano Le Monde. “I giudici hanno riconosciuto la responsabilità dello stato” e l’inazione climatica è ormai “illegale”. “È una vittoria storica”, ha aggiunto Greenpeace.

Per ora, tuttavia, il tribunale non ha anche ordinato allo stato di modificare le proprie politiche. La condanna consiste unicamente nel versamento simbolico di un euro alle quattro Ong. È stata però considerata legittima la richiesta di una riparazione dei danni. La cui determinazione potrebbe essere indicata da una nuova sentenza, legata ad un’ulteriore istruttoria che verrà effettuata nei prossimi due mesi.

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