
La Cop26 è stata un appuntamento vitale per l’Africa che contribuisce in misura minima ai cambiamenti climatici, ma ne sopporta le conseguenze peggiori.
A Lima si è conclusa la Cop 20. Era l’ultimo appuntamento prima di Parigi, il traguardo finale per raggiungere un nuovo accordo globale sul clima.
Come da tradizione, anche quest’anno la conferenza sul clima (Cop 20) delle Nazioni Unite si è chiusa in ritardo, dopo una notte di trattative e negoziati dell’ultimo minuto per tentare di stendere, in extremis, un documento che riuscisse a mettere d’accordo le delegazioni dei 195 paesi presenti a Lima, capitale del Perù. Per porre le basi del nuovo accordo globale sul clima che dovrà (si spera) essere sottoposto alle firme il prossimo anno, durante la conferenza di Parigi.
Come da tradizione, i giudizi su ciò che è stato presentato si dividono tra coloro che sostengono che il risultato finale sia di portata storica e coloro che lo definiscono una battuta d’arresto, un nulla di fatto.
Gli addetti ai lavori, i delegati che hanno lavorato fino all’alba del 15 dicembre hanno definito l’intesa come “la più importante in 20 anni perché impegna anche Cina e India, che finora resistevano a ogni tipo di impegno formale per proteggere il loro potenziale di crescita” secondo quanto riportato sul Sole 24 Ore. Al contrario, Legambiente, come altre organizzazioni ambientaliste, afferma che “a Lima purtroppo i governi sono stati incapaci di sciogliere i nodi relativi alla differenziazione degli impegni nazionali e al sostegno finanziario ai paesi in via di sviluppo che continuano a bloccare i negoziati verso Parigi”.
Quale intesa sia stata realmente raggiunta a Lima è poco chiaro. A tutti i paesi è stato chiesto di inviare alle Nazioni Unite entro il 31 marzo 2015 la loro proposta di riduzione delle emissioni di CO2 (Intended nationally determined contributions). A differenza di quanto chiesto dall’Unione europea, non è stato posto nessun obbligo di partenza e non ci sarà nessun meccanismo per mettere a confronto le proposte degli stati. Le promesse verranno pubblicate sul sito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) ed entro il 15 novembre 2015 verrà redatto un rapporto sui risultati che si potranno raggiungere in termini di lotta al riscaldamento globale sulla base delle impegni presi.
Molti paesi in via di sviluppo, come l’India, hanno fatto pressione affinché vengano differenziati gli obblighi di riduzione sulla base delle emissioni storiche al fine di riuscire a ottenere obblighi meno stringenti rispetto ai paesi industrializzati. Gli Stati Uniti, dal canto loro, sostengono che il mondo sia completamente cambiato negli ultimi e che molti paesi in via di sviluppo non possano più essere considerati tali. La soluzione diplomatica adottata parla di “responsabilità comuni ma differenziate sulla base delle capacità singole, e in luce delle differenti circostanze nazionali”. Uno scioglilingua che potrà essere interpretato in cento modi diversi e su cui, molto probabilmente, si spenderanno notti intere.
L’unica cosa certa è che tutte le opzioni sono ancora percorribili e che nessun accordo verrà sottoscritto senza un impegno vincolante da parte di tutti i paesi che fanno parte dell’Unfccc. Chi sperava di lasciare Lima con un’idea più chiara e qualche punto fermo è rimasto deluso. Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, lo ha già capito: “Avremo molto lavoro da fare”.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
La Cop26 è stata un appuntamento vitale per l’Africa che contribuisce in misura minima ai cambiamenti climatici, ma ne sopporta le conseguenze peggiori.
Com’è andata la Cop26, un commento a mente fredda sulla conferenza sul clima di Glasgow. Non è ancora il tempo per abbandonare la speranza.
L’intesa punta al 2035 per la definitiva affermazione dei mezzi a zero emissioni. Il nostro paese non firma, sì dalle città di Roma, Firenze e Bologna.
Sabato 13 novembre, un giorno più tardi del previsto, è terminata la Cop26. Luci e tante ombre nel Patto di Glasgow sul clima, indebolito dall’India.
Nella mattinata di sabato 13 novembre è stata diffusa una terza bozza di dichiarazione finale alla Cop26 di Glasgow.
La parità di genere è a pieno titolo un tema della Cop26, perché le donne sono particolarmente esposte alle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Gli inviati alla Cop26 di Cina e Stati Uniti hanno annunciato, a sorpresa, una cooperazione per abbattere le emissioni di gas ad effetto serra.
Dalla Cop26 ci si attendono anche risposte chiare sulla necessità di operare una transizione ecologica che sappia garantire la parità di genere.
All’alba di mercoledì 10 novembre, dopo una notte di negoziati, è stata pubblicata la prima bozza di accordo alla Cop26 di Glasgow.