Il presidente della Regione sostiene che in Calabria non c’è scarsità di spiagge libere e approva nuovi stabilimenti.
Concessioni balneari: l’Italia si accorda con l’Europa per una proroga fino al 2027
Le concessioni balneari delle nostre coste continuano a essere nelle mani di chi le detiene da anni. Approvata una nuova proroga di tre anni, d’accordo con la Commissione europea.
L’epilogo, almeno momentaneo, della questione delle concessioni balneari che ha animato il dibattito politico — e non solo — dell’estate, è quasi sconcertante. Di fatto, il Consiglio dei Ministri con un decreto a cui si è giunti dopo un accordo con l’Unione europea, stabilisce che le attuali concessioni balneari vengano prolungate fino al 2027. Ma non è l’unica novità.
Cosa prevede il nuovo decreto sulle concessioni balneari in Italia
Partiamo dall’inizio per comprendere a pieno gli sviluppi legislativi in merito alle concessioni balneari sulle coste del nostro paese. L’Unione europea ha più volte ammonito l’Italia per aver aggirato i contenuti della direttiva Bolkenstein – la direttiva dell’Unione europea 2006/123/CE che ha come obiettivo quello di promuovere la parità di professionisti e imprese nell’accesso ai mercati dell’Unione europea. Secondo questa direttiva, concessioni e servizi pubblici possono essere affidati a privati solo con gare pubbliche aperte a tutti gli operatori presenti in Europa. Di fatto, da noi chi detiene le concessioni — in questo caso balneari — ha sempre spinto perché questo non accadesse, per non perdere gli spazi e i conseguenti copiosi introiti. Il business che gira attorno agli stabilimenti italiani, infatti, è molto ricco e i vari governi che si sono succeduti dalla promulgazione della direttiva in poi hanno fatto poco o niente per farla rispettare. Anzi, i legislatori hanno assecondato queste infrazioni continue dell’Italia. I motivi sono chiaramente elettorali: nessuna parte politica ha mai voluto inimicarsi una così vasta fetta di popolazione interessata a mantenere lo status quo e i propri benefici, seppur indebiti. Detto questo, sono seguiti negli anni ammonimenti ufficiali e sono state avviate le pratiche di infrazione da parte dell’Unione europea nei nostri confronti.
Ora la svolta. Quando ormai il Governo sembrava essere stato messo alle strette dalle pressioni europee e da buona parte dell’opinione pubblica e dell’opposizione parlamentare, si è giunti invece all’accordo. Si tratta di una proroga che non risolve ma posticipa ancora la vera risoluzione della faccenda.
Il decreto prevede:
- un’ulteriore estensione della validità delle attuali concessioni fino a settembre 2027;
- l’obbligo di avviare le gare entro giugno 2027;
- la durata delle concessioni da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni;
- un indennizzo per il concessionario uscente a carico del concessionario subentrante;
- la continuità occupazionale dei lavoratori.
Ma non è tutto: nella bozza del decreto si mettono già le mani avanti citando altre possibili deroghe al nuovo termine di scadenza delle concessioni balneari del 30 settembre 2027: “In presenza di ragioni oggettive”, si può slittare al 31 marzo 2028. Quindi la saga non è ancora finita.
Non è una diatriba esclusivamente legale e di diritto ma anche civile e di libertà di fruire il mare e le spiagge da parte dei cittadini. Per tutta l’estate sono state tante le manifestazioni di gruppi ambientalisti e civici contro gli stabilimenti che di fatto, in molti tratti di costa italiana, non rispettano “il diritto libero e gratuito di accesso e di fruizione della battigia, anche ai fini di balneazione”. Cosa accadrà ora che chi detiene le concessioni sa di avere ancora una volta dalla sua parte il governo?
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