Un’estate al mare, una visita a ‘Blue Shores’

Andiamo al mare. Quante sensazioni si legano a questo piccolo proclama. L’entusiasmo dei giochi da spiaggia da bambini, la ricerca di refrigerio da cittadini assolati, la sete di relax da lavoratori stressati, l’esitazione per l’inevitabile esibizione di qualche chiletto di troppo, la frenesia dei ragazzi che ambiscono a una nuova storiella d’amore. Il fenomeno del

Andiamo al mare. Quante sensazioni si legano a questo piccolo proclama. L’entusiasmo dei giochi da spiaggia da bambini, la ricerca di refrigerio da cittadini assolati, la sete di relax da lavoratori stressati, l’esitazione per l’inevitabile esibizione di qualche chiletto di troppo, la frenesia dei ragazzi che ambiscono a una nuova storiella d’amore.

Il fenomeno del turismo da spiaggia è relativamente recente in Italia, e coincide con il boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta, quando cominciammo a decantare – e a cantare – il sapore di sale, la tintarella di luna, la stessa spiaggia e lo stesso mare.

© Federico Garibaldi, Blue Shores
© Federico Garibaldi, Blue Shores

Come ha giustamente notato Pasquale Barbella, grandissimo pubblicitario presente all’inaugurazione del 21 aprile, appartiene solo alla nostra epoca questa modalità di fruizione dei giorni di vacanza. È la nostra, l’epoca delle code in autostrada, dei teli mare, dell’olio abbronzante, delle radio nella sabbia, tra palette e secchielli. E ha citato, a rinforzo, una delle  canzoni simbolo degli anni Ottanta, scritta da Franco Battiato e cantata da Giuni Russo, sia nella parte in cui celebra l’oleosa fisicità delle persone in spiaggia (“Per le strade mercenarie del sesso / che procurano fantastiche illusioni / senti la mia pelle com’è vellutata / ti farà cadere in tentazioni”), sia nella ben più autentica rievocazione delle vie dove c’erano, davvero, persone che s’intrattenevano a bordo strada bruciando copertoni: “Senti questa pelle com’è profumata / mi ricorda l’olio di Tahiti / nelle sere quando c’era freddo / si bruciavano le gomme di automobili / quest’estate voglio divertirmi per le vacanze”.

Federico Garibaldi è il fotografo, curato da Area 35 Art Gallery & Art Factory, che da tanti anni documenta con i suoi più diversi strumenti espressivi la solatia paciosità, la frizzante esaltazione, la dolce pigrizia acquatica degli italiani in spiaggia. Con un’insolita versatilità tecnica ha deciso di impiegare per quest’indagine artistica scatti fatti con Polaroid, Canon, Hasselblad, iPhone e perfino telefonini Nokia, assemblandoli poi in questa goduriosissima galleria di paesaggi estivi esposta a Milano.

© Federico Garibaldi, Blue Shores
© Federico Garibaldi, Blue Shores

La mostra, negli spazi dell’Unicredit Pavilion, è allestita con un’inusuale sequenza ritmica di riproduzioni di enormi dimensioni affiancate da piccoli quadretti a margine, come a voler consentire immersioni spensierate del visitatore nelle gigantografie e, a lato, più riservate inquadrature di colori e tecniche sperimentali.

Lo sfarfallìo, le rifrazioni e perfino l’esorbitante ingrandimento della grana della pellicola aiutano a coniugare la visuale delle carni al sole, delle pance sguaiate, dell’indolenza e della goffaggine dei villeggianti con la spettacolare bellezza degli scenari architettonici e naturali immortalati, da Otranto alla Sardegna.

Federico Garibaldi

Federico Garibaldi nasce a Chiavari nel 1968, dove trascorre tutta la sua infanzia. Il suo percorso di studi si articola fra il liceo classico, nella sua città natale, e la facoltà di giurisprudenza nella città di Pisa. È un periodo importante, perché lo porta ad indagare le diverse umanità e le tante contraddizioni che popolano la storia e la geografia dell’uomo, iniettando in lui il seme della curiosità di scoprire e rappresentare tutto questo. Intorno al duemila sceglie la fotografia per rendere più esplicite le sue emozioni, e dare un’immagine ai suoi pensieri. Nella moda questi dieci anni lo condurranno a collaborare con importanti riviste e clienti, fra cui Vogue Italia, Vogue Russia, Muse Magazine, Schon! Mag, L’autre Magazine, Essen Taste, Lucio Costa, Adidas, Canon, Sony. Contemporaneamente però, approfondisce temi molto più intimi, sceglie di farlo mischiando in modo quasi divertito due temi tanto diversi quanto irrinunciabili: il reportage in bianco e nero reso famoso dal cinema e dalla grande fotografia del ’900 e l’astrattismo di maniera, ciò che affida alla forza delle immagini la necessità di raccontare un’emozione.

Federico Garibaldi espone la personale ‘Blue Shores’ all’UniCredit Pavilion, a Milano, piazza Gae Aulenti, fino al 15 maggio. Ma sì, è bello. Andiamo al mare.

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