
Per la prima volta nel 2025 si celebrano le più grandi fonti di acqua dolce del pianeta, che fronteggiano la sfida dei cambiamenti climatici.
Nonostante la direttiva Sup, i rifiuti di plastica sulle spiagge italiane sono ancora la maggioranza. Lo confermano i dati di Legambiente.
Plastica: tanta, tantissima plastica. Ma anche mozziconi di sigarette, materiali da costruzione, pezzi di vetro. Sono i rifiuti trovati nelle spiagge italiane da centinaia di volontari dei circoli locali di Legambiente, impegnati in una poderosa opera di citizen science ribattezzata Beach litter.
Per l’edizione 2024 della campagna Beach litter i volontari hanno monitorato 33 spiagge distribuite in tutte le regioni costiere d’Italia, ad eccezione di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Molise. In una superficie totale di 179mila metri quadrati hanno raccolto e catalogato 23.259 rifiuti. La media, dunque, è di 705 rifiuti ogni cento metri di spiaggia lineare.
Per la prima volta, l’organizzazione ambientalista ha adottato un indicatore che, sulla base della densità dei rifiuti nelle aree campione monitorate, permette di valutare in modo oggettivo il grado di pulizia delle spiagge. Si chiama Clean coast index (la sigla è Cci) ed è uno standard a livello internazionale. La parziale buona notizia è che più del 42 per cento delle spiagge risulta “molto pulito” e soltanto un 6,06 per cento ricade nelle categorie “sporco” e “molto sporco”.
È un risultato senza dubbio promettente ma, appunto, parziale. Perché, nel suo insieme, la quantità di rifiuti è ancora preoccupante. Ed è preoccupante che, dopo più di due anni dall’entrata in vigore nel nostro paese della direttiva europea sulla plastica monouso (la cosiddetta direttiva Sup), le coste italiane siano ancora piene zeppe di plastica.
È di plastica il 79,7 per cento dei rifiuti rinvenuti sulle spiagge, l’assoluta maggioranza: poi ci sono vetro e ceramica (6,6 per cento), metallo (4,5 per cento) e carta e cartone (2,9 per cento). Proprio posate, cannucce, cotton fioc e altri prodotti vietati dalla direttiva Sup, insieme alle reti e agli attrezzi da pesca, rappresentano ancora più della metà del totale dei rifiuti monitorati nel 2024. Per la precisione, il 56,3 per cento. Una percentuale che non ha visto grosse variazioni nell’arco degli ultimi dieci anni. Ma i rifiuti più presenti in assoluto nelle spiagge italiane sono i mozziconi di sigaretta: i volontari di Legambiente ne hanno trovati 3.338, cioè 101 ogni cento metri lineari di spiaggia.
Dati che dimostrano quanto le leggi siano necessarie, ma non sufficienti. Occorre che le persone siano intenzionate a rispettarle e che abbiano i mezzi per farlo. “È sulle abitudini dei frequentatori degli spazi naturali, come anche le spiagge e gli argini di fiumi e laghi, che bisogna continuare a intervenire attraverso attività di informazione e sensibilizzazione e con l’implementazione di servizi di raccolta efficaci per questi contesti più delicati e complicati da raggiungere”, conferma Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Per la prima volta nel 2025 si celebrano le più grandi fonti di acqua dolce del pianeta, che fronteggiano la sfida dei cambiamenti climatici.
Un tribunale condanna Greenpeace a pagare 660 milioni di dollari. L’accusa? Aver difeso ambiente e diritti dei popoli nativi dal mega-oleodotto Dakota Access Pipeline.
Buste di plastica, reti, tappi e scatole di latta, sigarette, bottiglie, cotton fioc, stoviglie. Non si tratta della lista della spesa, ma del vergognoso elenco di rifiuti che ogni anno si trovano sulle nostre spiagge, per non parlare di quelli che si trovano in mezzo al mare come le microplastiche o quelli che si depositano
In Italia sono 265 gli impianti ormai disuso perché non nevica più: rimangono scheletri e mostri di cemento. E l’esigenza di ripensare la montagna e il turismo.
Temendo la presenza di rifiuti tossici, la Groenlandia ha interrotto l’estrazione dell’uranio. Ora potrebbe essere costretta a ricominciare. O a pagare 11 miliardi di dollari.
L’organizzazione della Cop30 nella foresta amazzonica porta con sé varie opere infrastrutturali, tra cui una nuova – contestatissima – autostrada.
Incidente nel mare del Nord tra una petroliera e una nave cargo: fiamme e fumo a bordo, si teme lo sversamento di combustibile in mare.
Saudi Aramco, ExxonMobil, Shell, Eni: sono alcune delle “solite” responsabili delle emissioni di CO2 a livello globale.
A23a, l’iceberg più grande del mondo, si è fermato a 80 km dalla Georgia del Sud, dove ha iniziato a disgregarsi.