
La Cop26 è stata un appuntamento vitale per l’Africa che contribuisce in misura minima ai cambiamenti climatici, ma ne sopporta le conseguenze peggiori.
Si sono tenuti a Bonn e a Parigi due incontri preparatori in vista della Cop 21: si parla di “convergenze”, ma i problemi sono ancora tutti sul tavolo.
“Abbiamo identificato alcune zone di convergenza sulle grandi questioni politiche relative al futuro accordo”. Per quanto vaga, è all’insegna dell’ottimismo la dichiarazione rilasciata del ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, all’indomani di una riunione ministeriale informale organizzata a Parigi tra domenica e lunedì. A partecipare al summit sono stati 57 Paesi, che hanno tentato di gettare le basi della possibile intesa che la Francia spera di riuscire ad ottenere alla Conferenza mondiale sul clima (Cop 21), in programma a dicembre nella capitale transalpina.
Fabius, futuro presidente della stessa Cop 21, ha specificato che i governi hanno affrontato uno dei nodi di maggiore importanza, ovvero l’impegno ad investire 100 miliardi di dollari, entro il 2020, per fronteggiare i cambiamenti climatici. Tale promessa, ha spiegato, “dovrà essere rispettata da tutti”. La questione è infatti capitale: lo stesso presidente francese Hollande ha di recente ricordato che lo stanziamento è essenziale per riuscire a limitare la crescita della temperatura media globale a 2 gradi centigradi entro la fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali.
Il ministro degli Esteri transalpino ha annunciato anche la pubblicazione di un rapporto dell’Ocse sul tema del finanziamento delle politiche per il clima. Il documento verrà presentato il 9 ottobre, in occasione di una riunione del Fondo monetario internazionale e della Banca Mondiale: si tratta, ha specificato Fabius, di un lavoro richiesto esplicitamente dalla Francia e dal Perù (Paese che ha ospitato la precedente Conferenza sul clima, a Lima, nel 2014). Esso dovrebbe permettere “di chiarire cifre e metodologie, dando credibilità agli impegni finanziari dei governi. Poiché sui numeri ci sono continue contestazioni, e questo rende la discussione molto difficile”.
Non a caso, l’ultimo summit tenuto a Bonn si è risolto sostanzialmente in un nulla di fatto. Come osservato da Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, “le criticità sono ancora tutte sul tavolo e il rischio è che si arrivi alla Cop 21 impreparati, o meglio con tutte le carte nascoste”. Il cammino, insomma, appare ancora in salita.
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