La California vuole costruire corridoi ecologici e infrastrutture per tutelare la fauna selvatica

Corridoi ecologici e infrastrutture di passaggio della fauna selvatica. La California punta a tutelare la biodiversità e a ridurre gli incidenti stradali.

Dall’inizio del 2022, sono sette gli stati americani che hanno approvato leggi che garantiscono la costruzione di infrastrutture, di corridoi ecologici per il passaggio della fauna selvatica. A questi, il 30 settembre, si è unita la California. Il governatore Gavin Newsom ha firmato il Safe roads and wildlife protection act con l’obiettivo di mantenere intatta la connessione tra ecosistemi laddove l’urbanizzazione crescente rischia di minacciarne la sopravvivenza e, con loro, quella delle specie che li abitano.

Corridoi ecologici per il passaggio della fauna

Nello specifico, la legge impone al dipartimento dei Trasporti della California (Caltrans) di identificare le barriere che impediscono il libero movimento della fauna selvatica e di prevedere la costruzione di infrastrutture di passaggio dove sono previste la costruzione o l’ampliamento di strade e autostrade. Il Caltrans, inoltre, deve consultarsi con il dipartimento californiano per la Caccia e la Pesca per identificare entro il 2024 i corridoi ecologici, che vanno a intersecarsi con la rete stradale così da identificare i punti esatti in cui programmare tunnel, ponti o altre strutture di passaggio per gli animali. Una vera e propria mappatura che dovrà poi essere aggiornata ogni due anni, a cui si aggiunge un manuale di design, da completarsi entro il 2025, che deve fornire dettagli e linee guida per la costruzione di una rete che consenta ai viaggiatori e alla fauna di spostarsi in sicurezza attraverso, e lungo, la rete stradale.

La speranza è quella di ridurre nel più breve tempo possibile il bilancio che, attualmente, registra un milione di animali investiti ogni giorno solo negli Stati Uniti. Una vera e propria rivoluzione fisica e concettuale alla quale potrebbe aggiungersi, presto, una mobilitazione di fondi senza precedenti. Il congresso federale, infatti, ha recentemente approvato un budget di 350 milioni di dollari per un programma pilota sulla costruzione di passaggi per la fauna selvatica.

parco e fauna selvatica, corridoi ecologici
La costruzione di infrastrutture di passaggio permetterà il libero movimento della fauna selvatica © Flickr

I provvedimenti adottati in California

Apripista, è il caso di dirlo, di questo modo di pensare e gestire la viabilità è il Wallis Annenberg wildlife crossing, un ponte lungo 60 metri ricoperto da salici, deflettori per il sistema di illuminazione e barriere anti-rumore così da rendere il più sicura e attraente possibile l’opzione per la fauna selvatica. L’opera, che vedrà la luce entro il 2025, oltrepassa le dieci corsie dell’autostrada 101, tra le arterie principali e più trafficate della California. Nasce da una partnership pubblico privata e da investimenti che hanno coinvolto più di tremila tra associazioni benefiche e filantropiche, società e aziende in tutto il mondo. L’obiettivo è proteggere l’integrità di due luoghi – il parco montano di Santa Monica e le Simi Hills – annoverati tra i 36 hotspot, punti nevralgici per la biodiversità a livello mondiale.

biodiversità in California
Point Dume Beach in California, luogo ricco di biodiversità © Flickr

Con i corridoi ecologici, il 98% di incidenti in meno

Questa serie di provvedimenti sono ancora più importanti se analizzati alla luce dei dati visto che, come spiega J.P Rose – policy director e senior attorney del Center for biological diversity, un’associazione che si occupa di proteggere la biodiversità attraverso progetti di conservazione, comunicazione e analisi – la costruzione di ponti, sottopassaggi o altre strutture simili riduce del 98 per cento i casi di incidente tra veicoli e animali. Tra il 2016 e il 2020, nella sola California si sono verificati più di 44mila incidenti stradali, molti dei quali fatali sia per le persone che per la fauna selvatica, per un danno complessivo di un miliardo di dollari che, se consideriamo anche gli incidenti che non sono stati denunciati, o di cui le vittime non si sono rivalse sulle compagnie assicurative, possono salire fino a due miliardi di dollari. A farne le spese è un ventaglio di specie tra cui wapiti, cervi, tartarughe del deserto di Mojave e leoni di montagna (o puma).

cucciolo di leone di montagna
Cucciolo di leone di montagna © Flickr

Contro il “vortice di estinzione”

Questi ultimi sono tra le specie simbolo dello stato eppure, ogni anno, circa 200 esemplari vengono investiti nel tentativo di spostarsi per cacciare o accoppiarsi. “I puma – spiega J.P Rose – sono particolarmente minacciati dalla frammentazione dell’habitat e, nell’area montana di Santa Monica e Santa Ana, potrebbero estinguersi nei prossimi cinquanta anni. Qui, infatti, stanno combattendo contro un fenomeno conosciuto come “vortice di estinzione” che si crea quando una popolazione di piccole dimensioni si trova a vivere sempre più isolata geneticamente dalle altre e, di conseguenza, gli individui che la compongono fanno sempre più fatica a riprodursi con altri aventi un corredo genetico diverso dal loro. Questo riduce la possibilità di avere una prole vitale e, così facendo, aumenta il rischio di estinzione. Una ricerca dell’Università di Los Angeles California (Ucla), pubblicata nel 2022, ha dimostrato come negli individui studiati, il 93 per cento dello sperma fosse soggetto a mutazioni deleterie confermando il sospetto che gli individui si stessero effettivamente riproducendo tra consanguinei.

difetti genetici nella fauna selvatica, corridoi ecologici
Questo leone di montagna adulto presenta difetti riproduttivi e della coda © Flickr

Una situazione resa ancora più complicata dal fatto che ben metà delle terre che costituiscono l’habitat del leone di montagna sono di proprietà privata e, chi le possiede, sta lavorando affinché sulle montagne di Santa Monica, dove regnano l’Alloro della California, il Salice del Nordamerica e il Noce californiano, sorgano ben presto sempre più case, strade e magari qualche centro commerciale. “In particolare – aggiunge Rose – il 35 per cento di queste terre sarà soggetto ad urbanizzazione entro il 2030 e una lunga serie di nuovi ampliamenti stradali è prossima all’approvazione”. Se molte delle problematiche ambientali possono risultare di difficile risoluzione, la convivenza tra urbanizzazione e fauna selvatica beneficia di una serie di provvedimenti – come la costruzione di infrastrutture di connessione – che, seppur sicuramente economicamente dispendiose, hanno dimostrato di funzionare perfettamente e di garantire la salvaguardia di habitat e persone. Oltre che una minore spesa pubblica determinata da un taglio netto nel numero di incidenti stradali. Un’altra dimostrazione che “si può fare”.

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