Luci e ombre della costituzionalizzazione dell’aborto in Francia

La Francia iscrive la libertà all’aborto nella Costituzione. Il progetto di revisione costituzionale ha grande importanza simbolica, ma presenta alcune criticità.

780 favorevoli e 72 contrari: questi i voti con cui il Parlamento francese, riunito in Congresso a Versailles, ha approvato lunedì 4 marzo l’iscrizione della libertà garantita di abortire nella Costituzione. Un momento decisivo, che porta la Francia ad essere il primo Paese al mondo ad inscrivere questa libertà nella carta costituzionale. Al mondo esistono in realtà diversi Paesi che parlano di “diritti riproduttivi” delle donne nelle proprie Costituzioni (ad esempio la Bolivia e Cuba) o del diritto di avere figli (come la Slovenia e la Serbia), ma in questi testi l’aborto non è direttamente citato.

Versailles è stata l’ultima tappa di questo percorso, iniziato l’8 marzo 2023. Ora si attende solo la promulgazione da parte del presidente. Acclamata dal governo come una grande vittoria, la modifica presenta però diversi limiti.

Il progetto di legge costituzionale sull’aborto in Francia

Come si legge sul sito governativo Vie Publique, il progetto di legge costituzionale mira a “riaffermare il carattere fondamentale del diritto all’aborto in Francia”, in un momento in cui questo è in regressione in diversi paesi. Il progetto modifica l’articolo 34, aggiungendo che “la legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà garantita alla donna di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza”. Su X, Macron si mostra soddisfatto. “Mi sono impegnato a rendere irreversibile la libertà delle donne di abortire, iscrivendola nella Costituzione”, scrive.

Lisa Carayon, professoressa associata all’università Sorbonne Nord, spiega però che “la revisione costituzionale non cambierà nulla dall’oggi al domani. Questa revisione non impone infatti niente ai legislatori, non li obbliga a nulla”. In Francia l’aborto è già legale, il legislatore può quindi lasciare la legge identica a sé stessa, senza modificarla. Per Stéphanie Hennette-Vauchez, professoressa di diritto pubblico all’Università Paris-Nanterre, l’iscrizione della libertà all’aborto nella Costituzione resta molto importante, nonostante non modifichi di fatto la legge esistente. “Aggiungere la libertà garantita all’aborto nella Costituzione permette la censura costituzionale e dunque riduce il margine di manovra del legislatore”, dice.

Per Lisa Carayon invece il cambiamento più importante potrebbe essere visto a livello sociale più che giuridico. “È possibile che il dialogo pubblico porti ad una rimessa in discussione sociale sul tema dell’aborto”, dice la professoressa e ricercatrice. “Non è improbabile insomma che il progetto di legge consolidi l’idea che l’aborto sia in qualche sorta importante”.

Un progetto frutto di grandi compromessi

Il progetto mostra diversi punti deboli. La scelta del governo di aggiungere la libertà all’aborto nell’articolo 34 della Costituzione è “un compromesso con la sua parte più conservatrice”, dice Lisa Carayon. Il progetto si iscrive infatti in un articolo procedurale, che definisce i campi di competenza della legge. Nonostante la Costituzione francese non contenga articoli che enunciano propriamente i diritti fondamentali dei cittadini, si sarebbe potuta inserire la modifica in altri due punti della costituzione, il preambolo e l’articolo 1, più importanti a livello legislativo. Per Carayon, quindi, “la scelta dell’articolo 34 è stata una scelta di ridimensionamento”.

Un altro punto problematico del progetto di legge consiste nel fatto che questo non espliciti le condizioni nelle quali è permesso l’aborto, ma si limiti a definire la libertà all’aborto una “libertà garantita”. La mancanza di una precisazione delle condizioni è, per Lisa Carayon, un altro compromesso fatto dal governo con la sua parte più conservatrice. D’accordo con la collega, Stéphanie Hennette-Vauchez mette però in luce il fatto che l’utilizzo del termine “libertà garantita” assicuri l’aborto contro dei “cambiamenti drastici”. “Oggi in Francia l’interruzione della gravidanza è permessa fino alla quattordicesima settimana”, spiega la professoressa. “Se domani il Parlamento dovesse decidere che l’aborto è possibile fino alla quinta settimana di gravidanza (come si è deciso in alcuni stati quali il Texas), in quel caso il Consiglio Costituzionale si sentirebbe legittimato a censurare la legge proposta dal Parlamento”.

attivista aborto francia
Attivista di ”Fondation des Femmes”, un gruppo di donne che si è sempre battuto per il diritto all’aborto © Michel Stoupak/NurPhoto via Getty Images

La scelta stessa di parlare di una “libertà” di abortire e non di un “diritto” all’aborto è un compromesso politico, come spiega Stéphanie Hennette-Vauchez. Il primo testo, votato all’Assemblea nazionale nel novembre 2022, parlava infatti di un diritto all’aborto e non di una libertà. “Nel linguaggio comune, esiste l’idea che la nozione di diritto sia più robusta di quella di libertà”, dice la professoressa. “Ha fatto quindi meno paura iscrivere nella Costituzione una libertà all’aborto che un diritto”. Al di là di queste connotazioni politico-culturali, Hennette-Vauchez spiega però che “giuridicamente la differenza è meno grande, perché nella realtà esistono delle libertà che hanno un regime giuridico molto robusto in Francia, come per esempio la libertà di espressione”.

Un ultimo limite risiede nella scelta di scrivere che la libertà all’aborto è garantita alla “donna”. “Scrivere la donna si allontana da altri termini come tutte le persone, che includerebbero anche le persone trans nel progetto di legge”, dice Lisa Carayon e aggiunge che “scrivere la donna in sé non interdirà mai ad un uomo trans di ricorrere all’aborto ma indica una presa di posizione conservatrice del governo”.

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