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Darwin e l’espressione delle emozioni nell’uomo, negli animali, negli automobilisti
È rapida, immediata, difficile da nascondere, rivelatrice dei nostri pensieri. E, soprattutto, come si è scoperto di recente, uguale per tutti gli uomini del mondo. È l’espressione dell’emozione sul viso. Sorpresa, stress, curiosità, piacere, sensazioni, giudizi, pensieri si rivelano in noi sfacciatamente – è il caso di dirlo – senza poterli fermare né intercettare. I
È rapida, immediata, difficile da nascondere, rivelatrice dei nostri pensieri. E, soprattutto, come si è scoperto di recente, uguale per tutti gli uomini del mondo. È l’espressione dell’emozione sul viso.
Sorpresa, stress, curiosità, piacere, sensazioni, giudizi, pensieri si rivelano in noi sfacciatamente – è il caso di dirlo – senza poterli fermare né intercettare. I movimenti del volto costituiscono un sistema primario nella comunicazione umana (e non solo umana), servono per manifestare stati mentali, dalla serenità alla rabbia, dalla seduzione al dubbio, esperienze emotive e atteggiamenti interpersonali di attrazione, di distanziamento o di indifferenza. La mimica facciale è una materia estremamente complessa, con una storia e un futuro affascinanti.
Charles Darwin, ideatore della teoria dell’evoluzione, ha approfondito le sue intuizioni sull’origine delle specie nel trattato L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali, sostenendo nel 1872 che le espressioni facciali hanno la ragione evoluzionistica di aiutare gli altri ad adattarsi all’ambiente. Per esempio, accorgendosi di una minaccia è importante trasmetterla immediatamente attraverso le espressioni agli altri membri del gruppo. Lo psicologo americano Paul Ekman ha approfondito le osservazioni di Darwin studiando culture primitive come gli indigeni della Nuova Guinea e culture moderne come quelle occidentali, scoprendo che le espressioni di rabbia, disgusto, felicità, tristezza, paura e sorpresa sono identiche. Sono modi di reagire scritti nel più profondo codice comune dell’umanità. Ancor più di recente, uno studio di psicologia cognitiva della Ohio State University e pubblicato su Proceedings of National Sciences ha affermato che il volto umano può comunicare ben 21 stati d’animo diversi, precisamente identificabili dai software.
La scienza moderna ha chiarito che il sistema di riferimento dell’espressione spontanea dell’emozione e dell’affettività è in gran parte inconscio. Consiste in un complesso di regolazioni riflesse e automatiche del tono muscolare, dell’atteggiamento posturale, della mimica facciale e gesticolatoria, della distanza personale e dell’uso dello spazio circostante. Il nostro sistema nervoso presenta dei sistemi specializzati per queste risposte magari poco precise, ma essenziali per la nostra sopravvivenza.
Alcune strutture, tra cui la più nota è certamente l’amigdala, sono in grado di elaborare, ad esempio, le informazioni visive per estrarne quel tanto necessario per mettere in atto un comportamento di difesa davanti al pericolo. È più o meno quello che accade quando si è alla guida in condizioni stressanti, ad esempio nel traffico intenso, su strade congestionate come in gran parte delle nostre città.
Un’indagine condotta da David Lewis della University of Sussex ha stabilito che il 93 per cento del campione si sente più stressato quando guida un’automobile, rispetto a quando si muove con altri mezzi di trasporto. La ricerca, infatti, ha dimostrato che quando si è alla guida in situazioni di traffico il cervello lavora maggiormente, la rabbia aumenta e, soprattutto, la frustrazione inizia a crescere. Gli studi condotti dal 1994 a oggi da Jerry Deffenbacher della Colorado State University portano ad affermare che la rabbia alla guida è un fattore che turba la sicurezza stradale: innanzitutto, l’attivazione emotiva è in grado di influenzare la percezione e l’elaborazione delle informazioni; poi, quest’influenza è presumibilmente in grado di turbare l’efficacia del guidatore tanto da incrementare il rischio di incidenti. Questo perché la rabbia può interferire con l’attenzione, la percezione, l’elaborazione dell’informazione e la risposta muscolare, incrementando così, direttamente o indirettamente, la probabilità di incidente stradale, attraverso l’aumento di comportamenti a rischio.
Il Toyota Hybrid Experiment incrocia i dati scientifici sulla mimica facciale con l’ipotesi che il disagio alla guida si possa acquietare in un ambiente di guida conciliante e a misura d’uomo. È stato svolto un esperimento dal professore di psicologia Jonathan Freeman della Goldsmiths University of London, che mostra trenta guidatori imprecare nel traffico con frasi colorite in romanesco, opportunamente sottotitolate. Solo al volante di una Toyota Hybrid la musica cambia e i soggetti testimoniano di essersi reinnamorati della guida nella propria città. Lo studio è stato condotto in una delle città con più traffico al mondo: Roma. Le caratteristiche dei guidatori prese in considerazione sono state le espressioni facciali e le caratteristiche della voce. È emerso che oltre l’80 per cento del campione intervistato ha ammesso di provare meno rabbia, frustrazione o stress nel momento in cui si trova alla guida di una Toyota Hybrid. “Sembra dunque che il tipo di veicolo possa influenzare le emozioni di chi guida nel traffico intenso – spiega Jonathan Freeman – ed è interessante notare come le emozioni negative riportate dagli automobilisti diminuissero notevolmente su un’ibrida rispetto ai veicoli non ibridi. Infatti quando abbiamo intervistato i partecipanti al termine dell’esperimento, hanno dichiarato di trovare più gradevole la guida di una ibrida rispetto a quella di un’auto non ibrida”.
Dato che, secondo l’istituto Anger Management Resource “più rilassati si è, migliori saranno le decisioni che si prendono e le reazioni che si avranno in un momento cruciale: un corpo rilassato consente all’ossigeno di fluire verso la mente, rendendoti più in allerta e capace di pensare chiaramente”, questo si traduce in un nuovo, ulteriore vantaggio per chi sceglie un’auto ibrida. Più ossigeno, insomma, non solo per la città, ma anche per la mente.
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