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Si è conclusa la settantesima Assemblea generale delle Nazioni Unite. Hanno parlato decine di capi di stato e di governo dicendo cose non sempre sensate.
“The United Nations at 70 – a new commitment to action”è stato il tema dell dibattito della settantesima Assemblea generale delle Nazioni unite si è tenuto nella sede centrale dell’organizzazione a New York, negli Stati Uniti, dal 27 settembre al 3 ottobre. L’evento ha cadenza annuale e riunisce i capi di governo dei 193 stati membri, l’unico a cui partecipano regolarmente le più alte cariche politiche di ogni nazione. Il segretario generale Onu Ban Ki-Moon ha eletto il Tuvalu, uno stato isola polinesiano, perché occupasse il posto d’onore, ovvero il primo nella imponente sala dell’Assemblea costruita negli anni Cinquanta. Scelta che ha messo in risalto uno dei temi caldi dell’incontro, quello dei cambiamenti climatici.
Tutti i capi di governo degli stati membri, assieme ad altre cariche istituzionali di alto calibro sono stati invitati a tenere un discorso. Ecco le dichiarazioni più notevoli.
“Un vero ‘diritto dell’ambiente‘ esiste. Qualsiasi danno fatto all’ambiente è un danno nei confronti dell’umanità. Una sete di potere e ricchezza materiale, egoista e insaziabile, conduce all’abuso delle risorse naturali disponibili e l’esclusione dei deboli e svantaggiati. Il mondo di oggi, apparentemente molto connesso, vive una crescente e costante frammentazione sociale che mette a rischio le fondamenta della vita sociale e, di conseguenza, causa uno scontro tra interessi discordanti”.
“I cambiamenti climatici minacciano l’esistenza della specie umana e gli stati devono assumersi responsabilità comuni, ma differenziate nei confronti di questa realtà dato che esiste una verità inattaccabile, e cioè che non tutti i paesi sono ugualmente colpevoli e non tutti sprechiamo risorse naturali e umane per alimentare un consumismo irrazionale e insostenibile. Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono particolarmente devastanti per i piccoli stati isola in via di sviluppo e creano ulteriori problemi per le loro fragili economie. Lo stesso sta succedendo in Africa con l’avanzamento instancabile della desertificazione”.
“Non ci può essere pace senza giustizia sociale. Il capitalismo ha fallito, è un modello fallito perché ha portato solo alla crisi umanitaria, alla crisi finanziaria, alla crisi energetica, alla crisi alimentare. Siamo convinti che il capitalismo non sia una soluzione per l’umanità. L’unico modo per sconfiggere la povertà e tutti i problemi che affronta il genere umano è di eliminare il capitalismo. Con il nuovo Papa che mette in discussione il capitalismo, il bisogno di non sottometterci al dio denaro, tutto a un tratto sono diventato il cattolico più devoto al mondo.”
“Da nessuna parte lo statuto delle Nazioni unite sancisce il diritto di giudicare gli altri. È per questo che respingiamo l’applicazione di standard ipocriti per vittimizzare chi ha il coraggio di pensare ed agire indipendentemente dagli auto-dichiarati comandanti della nostra epoca. Respingiamo anche tentativi di prescrivere nuove diritti che vanno contro i nostri valori, le nostre norme, tradizioni e credenze. Non siamo gay!”
“Dico ai nostri vicini, il popolo israeliano, che la pace è nel vostro interesse, nel nostro interesse e nell’interesse delle generazioni future. Non è ora di finirla con la colonizzazione razzista e terrorista del nostro territorio? Non è ora di finirla con questa ingiustizia? Non è ora di finirla con questa sofferenza? Non è ora che il muro venga smantellato? Non è ora che i controlli e le barriere umilianti e degradanti costruite dalle forze di occupazione israeliane nelle nostre terre vengano rimosse, e che il nostro popolo possa spostarsi liberamente e dignitosamente all’interno della propria patria e al di fuori di essa?”
“Non è accettabile che le nazioni avanzate si pongano un tenore di vita alto che sia basato sul degrado della terra e degli oceani. E non è accettabile che le principali nazioni che si stanno industrializzando affermino che hanno bisogno di degradare la terra, l’aria e gli oceani in modo da svilupparsi economicamente come lo hanno fatti i paesi avanzati in passato. L’emergenza è ora. La soluzione deve arrivare ora. Il tempo per le scuse è finito”.
“Secondo alcuni l’unico modo di far fronte a questa sfida è di costruire muri sempre più alti, respingendo i migranti con la forza e assicurandosi che se ne occupi qualcun altro – che siano il più lontano possibile. Noi non crediamo che il futuro dell’Europa, del mondo, possa fondarsi su muri sempre più alti o bambini che muoiono sui nostri confini. Non possiamo nemmeno dimenticarci che molti dei nostri antenati erano rifugiati e migranti. Non possiamo far sì che il razzismo e la xenofobia distruggano i nostri principi comuni. La difficoltà non sta nell’accettare nuove idee ma nell’abbandonare quelle vecchie”.
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