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Due esperte di nutrizione hanno raccontato in una conferenza i loro studi sui benefici di una dieta mediterranea con cibo biologico e le loro proposte per renderla accessibile a tutti.
La dieta mediterranea è uno stile alimentare che ha comprovati effetti benefici sull’organismo, se poi il cibo consumato è biologico, i benefici aumentano. Se ne è parlato durante la Festa del Bio di Bologna, lo scorso 23 settembre: sul palco Laura Di Renzo, direttrice della Scuola di specializzazione in scienza dell’alimentazione dell’Università Tor Vergata, e Stefania Ruggeri, prima ricercatrice Crea-alimenti e nutrizione.
Di Renzo, esperta di genomica nutrizionale e composizione corporea, ha raccontato di un esperimento condotto all’interno di una comunità chiusa di un monastero: “Abbiamo chiesto ai frati residenti di seguire una dieta mediterranea dando loro uno specifico paniere di alimenti. Facendo loro una diagnosi su grasso e massa muscolare e sul microbiota all’inizio e alla fine dell’esperimento, abbiamo notato che, mantenendo lo stesso stile di vita e lo stesso apporto energetico e cambiando solamente alimentazione, la composizione corporea era cambiata a favore di un aumento delle cellule metabolicamente attive e che c’era stata una modifica della flora intestinale che aveva permesso l’attivazione dei geni che spengono le infiammazioni”. I prodotti biologici, infatti, come spiegato dall’esperta Di Renzo – sono ricchi di proprietà nutraceutiche e contribuiscono a spegnere le infiammazioni associate, ad esempio, all’aumento di peso, ma anche alle malattie cardiovascolari e all’infertilità.
“I risultati di uno studio che abbiamo condotto su giovani uomini con problemi di subfertilità – ha raccontato Ruggeri – hanno dimostrato che con un’alimentazione vegetale biologica la fertilità migliorava. Abbiamo riscontrato, inoltre, che una corretta alimentazione può essere un’opportunità in gravidanza per diminuire il rischio di gestosi, ma anche di proteggere il feto – e quindi l’adulto di domani – dal rischio di obesità e malattie cardiovascolari”.
La scelta di cibo bio è un investimento sulla salute: “Se è vero che il biologico può costare di più del convenzionale – ha spiegato Di Renzo – questo differenziale è minimo rispetto alle spese per medicinali e interventi che si dovrebbero affrontare in caso, per esempio, di malattia cardiovascolare”. Riguardo al costo del biologico, le due esperte hanno sottolineato la necessità di rendere accessibile a tutti il cibo di qualità: “Quello che abbiamo osservato è che aumentare le tasse sui cibi processati ricchi di zuccheri e sale non funziona per cambiare le abitudini alimentari, occorrerebbe, invece, detassare i cibi che hanno una qualità comprovata e perseguire politiche di educazione alimentare”, ha affermato Di Renzo.
Sempre riguardo all’accessibilità del cibo di qualità, le esperte lavorano per cambiare la composizione dei pacchi alimentari solidali: “Dovrebbero contenere pasta integrale, maggiori quantità di frutta e verdura e, nel caso degli immigrati, per esempio, alimenti rispettosi della loro cultura perché queste persone non sono abituate a mangiare pasta o alimenti ultra processati, sono cibi dannosi per il loro microbiota che, tra l’altro, è migliore del nostro”, ha continuato Di Renzo: “
Il cibo di qualità deve entrare nelle mense di scuole e ospedali: “Il cibo è valore, attraverso il cibo e la sua presentazione – nei giusti contenitori, coi giusti modi – ci si prende cura delle persone”, ha concluso Ruggeri.
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