Dopo Fukushima in Giappone si torna ad accendere il nucleare

Quasi sette anni dopo lo spaventoso incidente nucleare di Fukushima, il Giappone torna a fare i conti con il nucleare per permettere alla società Tepco di mettere insieme i fondi per bonificare Fukushima e offrire un sostegno ai cittadini colpiti dal disastro.

A sette anni dallo spaventoso incidente nucleare di Fukushima, il Giappone punta ancora sulla Tokyo Electric Power (Tepco), la più grande utility elettrica del paese al centro delle polemiche per come ha gestito la sicurezza durante l’incidente dell’11 marzo 2011. La società ha ricevuto il via libera per riavviare la più grande centrale nucleare del mondo che sorge su un sito di 4,2 chilometri quadrati collocato tra le città di Kashiwazaki e Kariwa, nella prefettura di Niigata, a circa 225 chilometri a nord-ovest di Tokyo. Secondo quanto sostiene la stessa Tepco l’obiettivo di tale azione sarebbe quello di reperire le risorse necessarie alla bonifica di Fukushima.

Centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa Giappone
La centrale di Kashiwazaki-Kariwa in Giappone dove è prevista la riattivazione di due dei sette reattori presenti nell’impianto. ©Tokyo Electric Power Co

Tepco vuole riaccendere il nucleare spento dopo l’incidente di Fukushima

L’impianto nucleare di Kashiwazaki-Kariwa è una moderna centrale elettronucleare, la prima al mondo con un reattore di terza generazione. Nonostante l’impianto possa generare 8,2 milioni di kilowatt di elettricità, sufficiente a soddisfare la domanda di energia di 16 milioni di famiglie, dal 2011 i suoi sette rettori sono spenti. Una misura che venne presa a seguito del grave incidente di Fukushima che spinse il Giappone a decidere di fermare le attività in tutte le centrali del Paese. Ora, la Tepco ha chiesto e ottenuto dall’autorità di regolamentazione nucleare del Giappone l’autorizzazione formale a riavviare due dei sette reattori di Kashiwazaki-Kariwa che, nonostante le rassicurazioni della società in termini di sicurezza, sono dello stesso tipo ad acqua bollente che ha ceduto a Fukushima.

Fukushima cantiere nucleare
Tecnici al lavoro nel cantiere della centrale nucleare di Fukushima ©Christopher Furlong/Getty Images

La scusa sono i soldi necessari per porre rimedio ai danni di Fukushima

Il motivo della richiesta di riavviare, almeno parzialmente, la centrale di Kashiwazaki-Kariwa è che la Tepco ha bisogno di ritornare a far girare le proprie centrali per reperire i fondi necessari a finanziare la disattivazione di Fukushima. Secondo le previsioni della Tepco il riavvio dei due reattori porterebbe nelle casse della società fino a 200 miliardi di yen (1,5 miliardi di euro) di profitti annuali mentre, secondo stime del governo, la bonifica dei quartieri e la compensazione dei residenti colpiti dalla fusione potrebbero raggiungere i 21,5 miliardi di yen. Il Centro per la ricerca economica del Giappone ha detto che il costo totale della pulizia di Fukushima – compreso lo smaltimento di scorie radioattive dei tre reattori danneggiati dell’impianto – potrebbe salire tra i 50 ed i 70 miliardi di yen (531 milioni di euro) per i prossimi quattro decenni. Sembra un po’ un controsenso, quasi diabolico, trovare i finanziamenti per bonificare Fukushima con la stessa tecnologia che ha creato il disastro.

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Aumentano le misure di sicurezza dopo la catastrofe di Fukushima

Il via libera da parte dell’autorità nucleare giapponese arriva sulla base delle imponenti misure di sicurezza che Tepco è riuscita a garantire nella centrale di Kashiwazaki-Kariwa. Attorno all’impianto è stata costruita una diga di 15 metri di altezza che, secondo gli esperti, sarà in grado di resistere alle più grandi ondate di tsunami. In caso di fusione, sono state installate nuove prese d’aria speciali in grado di trattenere il 99,9 per cento delle particelle radioattive rilasciate in atmosfera. Sono state installate tecnologie specifiche per prevenire la ripetizione delle esplosioni di idrogeno che hanno scosso i quattro reattori di Fukushima. Inoltre, la centrale è stata dotata di una flotta di veicoli di emergenza, di cannoni ad acqua, di generatori di energia di riserva e di un serbatoio da 20 mila tonnellate di acqua per raffreddare i reattori in caso di fusione.

Guarda il video Fukushima oggi. La vita dopo il disastro nucleare e lo tsunami

Tepco ha garantito di aver lavorato molto su quello che non ha purtroppo funzionato a Fukushima: “A causa della nostra esperienza a Fukushima, ci impegniamo a non ripetere gli stessi errori, a rendere ancora più forte il regime di sicurezza. Questo è il messaggio che vogliamo dare alle persone”.

Il disastro nucleare di Fukushima ha rilasciato radiazioni che hanno avvelenato non solo il territorio intorno ma anche l’Oceano Pacifico. La contaminazione prosegue tutt’ora e, attraverso l’acqua, ha raggiunto aree lontanissime dal sito dove è avvenuto l’incidente.

Contrari i cittadini: la sicurezza non basta, il sito non è adatto

Le persone che vivono nei pressi della centrale di Kashiwazaki-Kariwa non sono convinti dell’assenza di rischi del nucleare che sta per essere riavviato. La contrarietà dei cittadini si è concretizzata nell’elezione a governatore della prefettura di Niigata di Ryuichi Yoneyama, un anti-nucleare. E proprio lui ha detto che non prenderà nessuna decisione in merito al riavvio fino a quando il comitato appena formato non avrà completato il suo rapporto sulle cause e le conseguenze del disastro di Fukushima. Stando a questa affermazione, Tepco dovrà ancora aspettare almeno tre anni per procedere all’accensione dei suoi reattori. Nel frattempo molti si interrogano se il sito in cui si trova la centrale sia davvero adeguato: “Geologicamente parlando, questo non è il posto giusto per una centrale nucleare” ha affermato Kazuyuki Takemoto, un consigliere locale in pensione e attivista anti-nucleare. Takemoto parla di una instabilità causata dalla presenza di giacimenti sotterranei di petrolio e gas nell’area per cui, nel caso di un forte terremoto, il terreno potrebbe scivolare ed essere causa di un nuovo disastro.

 

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