
Tokyo ha iniziato il 24 agosto le operazioni per rilasciare in mare oltre un milione di tonnellate di acqua della centrale di Fukushima.
Approvato il rilascio in mare di acqua radioattiva dalla centrale nucleare di Fukushima. Secondo l’agenzia il rischio di contaminazione è “trascurabile”.
L’agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che fa capo alle Nazioni Unite, ha approvato il piano del Giappone che prevede il rilascio nell’oceano Pacifico di un milione di tonnellate di acqua contaminata da materiale radioattivo e ora contenuta nella centrale nucleare di Fukushima. La decisione arriva a dodici anni dal disastro nucleare causato dallo tsunami che ha colpito il Giappone.
Tra i contrari al piano c’è una parte della popolazione giapponese, ma anche governi vicini come Cina e Corea del Sud, e organizzazioni ambientaliste, pescatori e il Forum delle isole del Pacifico (Pacific islands forum, Pif) che conta membri quali Australia e la Nuova Zelanda, le isole Figi e Kiribati, fino alla Papua Nuova Guinea.
L’acqua che verrà riversata nell’oceano è quella usata dopo l’incidente per raffreddare i reattori danneggiati altamente radioattivi. È stata raccolta in circa 1.000 serbatoi ed è stata trattata per ridurne la radioattività. In un rapporto presentato formalmente a Tokyo dal direttore generale Rafael Mariano Grossi al primo ministro giapponese Fumio Kishida, l’Aiea ha affermato che gli scarichi delle acque trattate avrebbero un “impatto radiologico trascurabile” sulle persone e sull’ambiente.
Nei serbatoi continuano comunque a esserci tracce di trizio, un isotopo dell’idrogeno che non può essere rimosso. Il fatto è che quei serbatoi rappresentano una minaccia in caso di nuovi tsunami o terremoti, oltre al fatto che impediscono di smantellare la centrale nucleare. Per questo il Giappone ha fretta di liberarsene.
Le acque non verranno riversate in mare tutte nello stesso momento. Anzi, il processo avverrà gradualmente e durerà addirittura 40 anni di attività. In breve, la società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima, la Tokyo electric power company (Tepco), che si è occupata finora di ripulire le acque, farà scorrere tali liquidi verso la costa tramite una conduttura. Qui, le acque verranno diluite con acqua marina per poi passare attraverso un tunnel sottomarino e raggiungere così il mare aperto.
Dopo aver preso la decisione nell’aprile 2021 di scaricare in mare l’acqua immagazzinata presso la centrale nucleare di Fukushima, il Giappone ha chiesto all’Aiea di condurre una revisione dettagliata degli aspetti del piano relativi alla sicurezza. Revisione che è arrivata pochi giorni fa. Ora manca ancora il parere finale della Tepco, dopo di ché inizierà il rilascio dell’acqua contaminata.
I controlli di sicurezza da parte dell’Aiea continueranno anche durante la fase di scarico e l’Agenzia, oltre a garantire la presenza in loco, fornirà un monitoraggio online in tempo reale sul suo sito web.
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Tokyo ha iniziato il 24 agosto le operazioni per rilasciare in mare oltre un milione di tonnellate di acqua della centrale di Fukushima.
Il presidente della Micronesia si è detto preoccupato per i rischi di contaminazione nel caso il Giappone sversi l’acqua di Fukushima nell’oceano.
La Corte suprema giapponese ritiene che la compagnia elettrica Tepco non abbia fatto abbastanza per prevenire il disastro nucleare di Fukushima.
Sono passati dieci anni dal disastro dell’11 marzo 2011, ma questo capitolo si è tutt’altro che concluso. Viaggiando a Fukushima si percepiscono rinascita e distruzione, a volte separate soltanto da una strada.
Il ministro dell’Ambiente (uscente) si è espresso sulla sorte dell’acqua radioattiva presente nella centrale nucleare di Fukushima. Ma il governo smentisce.
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Chiuso quello che doveva essere un reattore sperimentale strategico per tutto il Paese. La bonifica durerà fino al 2047 e costerà più di 3 miliardi di euro.
La cifra mostruosa per riparare i danni provocati da Fukushima è stata indicata dal governo del Giappone, secondo quanto riportato dai media locali.