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La ricorrenza vuole focalizzare l’attenzione sulla necessità di porre fine ai test nucleari, minaccia che può condurre all’estinzione la nostra specie.
Sono trascorsi settantacinque anni dal lancio della prima bomba atomica della storia, chiamata giocosamente “Little boy”, sganciata sulla città giapponese di Hiroshima il 6 agosto 1945, un bombardamento sulla popolazione civile da parte dell’esercito statunitense che al giorno d’oggi sarebbe considerato un crimine di guerra. La bomba uccise 70mila persone, forse le più fortunate, altre decine di migliaia morirono in seguito, devastate dalle ustioni e dalle radiazioni. Questa tragedia avrebbe dovuto mostrare al mondo, in modo inequivocabile, la follia della guerra (atomica), ma non è stato così.
Il 29 agosto si celebra la Giornata mondiale contro i test nucleari, istituita nel 2010 dalle Nazioni Unite con l’obiettivo di promuovere la cessazione dei test nucleari e “sventarne così gli effetti devastanti sulle vite della gente”. Il divieto di tali test è considerato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Disarmo (Unoda) un passo cruciale verso la creazione di un mondo più sicuro. “In questa giornata invito il mondo a evocare un senso di solidarietà commisurato alla necessità urgente di porre fine alla pericolosa situazione di stallo sul tema dei test nucleari”, ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon.
Il primo test nucleare è datato 16 luglio 1945, da allora ne sono stati effettuati quasi duemila. Inizialmente gli effetti devastanti degli ordigni atomici erano stati sottovalutati, prestando poca attenzione alle conseguenze sulle persone e sull’ambiente. Oggi però tali conseguenze sono chiare, è pertanto evidente la necessità di un blocco unificato ai test nucleari.
Esiste uno strumento internazionale nato per porre fine a tutte le forme di test nucleare, il Bando totale degli esperimenti nucleari (Ctbt) che costituisce una delle basi per il controllo e la limitazione delle armi nucleari. Secondo quanto stabilito dal trattato gli stati membri si impegnano a non effettuare esperimenti nucleari sul loro territorio e a non partecipare a tali esperimenti in ogni altro luogo. Il trattato è stato firmato da 180 Stati e ratificato da 148, entrerà però in vigore solo dopo l’avvenuta ratifica da parte di 44 stati con capacità nucleare avanzata. come Stati Uniti, Cina, Egitto e Iran, mentre altre potenze atomiche come India, Pakistan e Corea del Nord non hanno ancora firmato il trattato.
Atrocità come quelle delle due bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki non devono essere dimenticate. Devono far parte della memoria collettiva, come indelebile memento della capacità distruttiva della razza umana. Tra gli obiettivi della giornata c’è anche quello, da parte degli stati membri, delle organizzazioni non governative, delle istituzioni accademiche e dei media, di informare, sensibilizzare ed educare alla necessità di vietare i test di armi nucleari. Ne va della sopravvivenza della nostra stessa specie, secondo alcuni esperti infatti, se tutte le potenze nucleari utilizzassero i loro arsenali l’uomo (e molte altre forme di vita innocenti) sarebbe condannato all’estinzione.
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