
Uno studio di Ipes-Food rivela fino a che punto la produzione di generi alimentari sia legata ancora ai combustibili fossili.
Astronomo e matematico, geografo e cartografo, questo studioso dell’antica Grecia, poco noto rispetto al grande contributo che ha dato, torna alla ribalta a seguito di studi.
Pochi sanno che a scoprire l’America è stato Ipparco, un
astronomo greco vissuto tra il 185 e il 125 a.C.
Nato a Nicea, visse e fece le sue ricerche a Rodi, elaborando tutte
e sue teorie soltanto a partire dall’osservazione. Scoprì le
irregolarità del moto della Luna e individuò nelle
variazioni delle distanza della Terra-Sole nel corso dell’anno la
natura e la durata delle stagioni. Calcolò quasi
correttamente la distanza terra-Luna e studiò e
catalogò più di 800 stelle. I suoi
studi si allargarono sino a includere la matematica –
sviluppò una sua metodologia di calcolo paragonabile alla
trigonometria – la geografia e la cartografia.
E’ infatti nel trattato Geografia, di Strabone
– geografo romano, vissuto a cavallo tra il vecchio e il nuovo
millennio, che troviamo riportate considerazioni di Ipparco
sull’esistenza di un ipotetico continente tra le coste di
Gibilterra e quelle dell’estremo Oriente.
Ipparco, infatti, basandosi sui racconti dei marinai relativi al
comportamento delle maree su entrambi questi fronti estremi del
mondo allora conosciuto, era non solo giunto a conclusione che
necessariamente doveva esserci un’altra terra in mezzo, ma aveva
anche ipotizzato che dovesse essere di notevoli dimensioni.
A riprova del potere della deduzione e dell’analisi sistematica
dei dati a disposizione, conditi con una buona dose di
ragionamento, ventidue secoli fa, senza dover neppure effettuare il
viaggio, Ipparco ha scoperto una verità che avrebbe atteso
altri 16 secoli prima di venir confermata.
Marcella Danon
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