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Prima ancora di possedere la parola l’uomo si è posto moltissime domande, molte delle quali sono tutt’oggi senza risposta; l’origine più antica della filosofia è in questa ricerca senza fine.
Prima ancora di possedere la parola l’uomo si è posto moltissime domande, molte delle quali sono tutt’oggi senza risposta; l’origine più antica della filosofia è in questa ricerca senza fine. Per primo l’uomo ha potuto liberarsi dal rigido meccanismo di procurarsi del cibo, nutrimento e riposo che scandiva le giornate di tutti gli altri animali, e tutto ciò che ha fatto, pensato, da allora in avanti, può essere considerato, in qualche modo, filosofico. Ogni singola scoperta dal fuoco alla ruota, accidentale/fortuita o frutto di lunghi studi, ha alla base l’osservazione e/o la ricerca, due attività ad alto contenuto filosofico, per l’aumento della conoscenza che determinano.
Il riunirsi in gruppi, la differenziazione dei compiti, l’organizzazione, la costruzione di utensili è risultato di un’attività teoretica-astratta, non necessariamente connessa con l’esperienza sensoriale/materiale (in altre parole filosofica), le stesse esperienze materiali per essere comprese e sfruttate, necessitano di una attività celebrale che non può essere definita diversamente. Passando il tempo a guardare le stelle, le cose, gli altri, dopo aver soddisfatto i suoi bisogni fisiologici primari, l’uomo si è dedicato all’attività contemplativa. In seguito, allo scopo di descrivere e di condividere le informazioni in suo possesso, si è impegnato a comunicare con i suoi simili, inventando il linguaggio, struttura stessa della ricerca filosofica.
Con l’invenzione della lingua parlata, l’uomo ha eletto l’attività celebrale a sua attività principale, e dal momento che, ogni scambio comunicativo, con l’esterno o con l’interno è sempre in qualche modo un’attività conoscitiva, il pensare e il parlare si sono fusi nella filosofia stessa.
Dalla necessità di educare le nuove generazioni, ha creato, grazie al linguaggio, un attività formativa, che si sostituisse o integrasse le innate impostazioni, accelerando così, in modo esponenziale il suo sviluppo, costringendo il patrimonio genetico ad abdicare in favore dello sviluppo culturale. Animale filosofico per natura, oggigiorno dimentico della spontaneità di quest’attività, l’ha confinata agli ambiti universitari e ha scelto altri nomi per le sue attività naturali, come se fare filosofia fosse qualcosa di diverso dal vivere.
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