Investimenti sostenibili

Educazione finanziaria, l’Italia è ancora troppo indietro

A che punto è l’educazione finanziaria in Italia? Stando ai dati, c’è molto da fare: fatichiamo anche coi concetti di base. Ma c’è chi ci sta lavorando.

Mutui, spread, inflazione, interessi. Sono parole che sentiamo ripetere quotidianamente dai giornali, dalla televisione, dalla banca in cui abbiamo messo al sicuro i nostri risparmi. Ma siamo sicuri di saperle padroneggiare? Non sembrerebbe, a giudicare dalle ricerche sull’educazione finanziaria del nostro Paese, che dipingono un quadro tutt’altro che incoraggiante.

 

Nel mondo, due persone su tre non conoscono l’abc della finanza

Si chiama “Educazione finanziaria nel mondo” (Financial literacy around the world) la ricerca pubblicata alla fine del 2015 da Standard & Poor’s Ratings Services, insieme alla Banca Mondiale, all’Istituto Gallup e al Global Financial Literacy Excellence Center della George Washington University. Un lavoro colossale, che ha “interrogato” 150.000 adulti in 148 Paesi su alcuni concetti economici e finanziari di base. I risultati sono allarmanti: solo una persona su tre raggiunge la sufficienza. I casi d’eccellenza sono Danimarca, Svezia e Norvegia (il 71 per cento degli adulti si dimostra competente), Canada e Israele (68 per cento), Germania e Paesi Bassi (66 per cento). E l’Italia? Arranca, con uno sconfortante 37 per cento che la pone al di sotto di economie molto meno sviluppate come Kenya, Myanmar, Ucraina e Polonia.

 

La mancanza di educazione finanziaria ha un costo

Ma cosa significa vivere in un mondo in cui l’educazione finanziaria scarseggia? Gli autori del rapporto sono netti: “Senza una conoscenza dei concetti di base della finanza, le persone non hanno i mezzi per prendere decisioni sulla gestione delle loro risorse”. Rischiano quindi di accumulare debiti, pagare tassi d’interesse più alti, risparmiare meno. La mappa delle competenze finanziarie ricalca quella delle divisioni sociali: le persone meno competenti, e quindi meno autonome, sono donne, cittadini poco scolarizzati e a basso reddito. E questo accade anche nelle economie più sviluppate.

 

Consob - Rapporto sugli investimenti finanziari delle famiglie italiane
Il livello di educazione finanziaria delle famiglie italiane è basso. 
Fonte: Consob – “Rapporto sugli investimenti finanziari delle famiglie italiane. Approcci e attitudini comportamentali”.

 

Gli italiani preferiscono mettere i soldi sotto il materasso

Troviamo una disamina approfondita dell’educazione finanziaria nel nostro Paese nel “Rapporto sugli investimenti finanziari delle famiglie italiane. Approcci e attitudini comportamentali”, stilato dalla Divisione Studi della CONSOB. Per sei italiani su dieci – rivelano i sondaggi – risultano poco familiari anche concetti di base come l’inflazione e il rapporto rischio-rendimento. E le cose si complicano se si nominano argomenti più innovativi, come il crowdfunding e la consulenza finanziaria informatizzata. La conseguenza? Anche quelli che sono riusciti a mettere un gruzzoletto da parte preferiscono tenerlo sotto il materasso, anche a costo di non farlo fruttare. Questo perché non si sentono sicuri, sono diffidenti, non riescono a elaborare una strategia di investimento.

L’attività di Feduf, per i più piccoli e non solo

Per la loro poca confidenza con la terminologia finanziaria, gli italiani preferiscono restare ancorati a monete e banconote. Il rapporto “Community cashless society” pubblicato dal gruppo The European House – Ambrosetti rivela che il contante in circolazione nel 2015 ammontava a circa 180 miliardi di euro. L’82 per cento delle transazioni, ancora oggi, viene effettuato in contanti: un’abitudine che ci costa circa mezzo punto di pil. Nasce da qui «Pay 2.0 – Il denaro del futuro», l’iniziativa didattica per le scuole superiori che Feduf (sigla che sta per Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio) presenterà al Salone dei pagamenti che si apre oggi, 9 novembre, a Milano. Lezioni interattive, giochi di ruolo e incontri, tutti dedicati alle diverse modalità di pagamento elettronico.

Questa è l’ultima iniziativa in ordine di tempo organizzata da Feduf, fondata da Abi (Associazione Bancaria Italiana) per dare impulso all’educazione finanziaria nel nostro Paese. Per i più giovani, Feduf ha lanciato i programmi Kids (7-10 anni), Junior (11-13 anni) e Teens (16-18 anni). #GiovaniPrevidenti invece si rivolge ai ragazzi che si affacciano al mondo del lavoro e che hanno bisogno di una mano a scrivere un CV efficace, scegliere tra lavoro autonomo e dipendente, orientarsi nel mondo della previdenza complementare. In corrispondenza con Expo 2015, Feduf ha anche avviato una collaborazione col Barilla Center for Food and Nutrition: il risultato è il programma didattico “Risparmiamo il Pianeta”, che pone l’accento sull’uso sostenibile e responsabile delle risorse della Terra.

Foto in apertura: Nikada / Getty Images

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