Dalla parte del futuro

La transizione energetica è nelle nostre mani, e anche la finanza può contribuire a realizzarla

La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.

  • “Nelle nostre mani. Insieme verso una transizione energetica socialmente equa”. Si intitola così il dibattito promosso da Amundi al Salone del Risparmio 2022.
  • L’evento, che si è tenuto il 10 maggio 2022, ha messo a confronto Paolo Proli, Amundi; Simone Molteni, LifeGate; Maria Grazia Davino, Stellantis; e Cecilia Fouvry Renzi, Air Liquide.

La transizione energetica è una strada obbligata, visto che oggi la produzione globale di energia è per l’80 per cento fossile ed è responsabile del 73,2 per cento delle emissioni di gas serra. Si tratta di una sfida epocale, onerosa e costellata di scelte difficili. Ma è nelle nostre mani. Si apre così il dibattito promosso al Salone del Risparmio 2022 da Amundi, il primo asset manager europeo fra i primi 10 operatori a livello mondiale.

La transizione energetica vista con gli occhi delle imprese

L’evento, che si è tenuto nel pomeriggio del 10 maggio 2022, ha volutamente messo a confronto diversi mondi. Se Amundi rappresentava la finanza, per l’impresa c’erano la casa automobilistica Stellantis e Air Liquide, leader dei gas, delle tecnologie e dei servizi per l’industria e la sanità. Due realtà diverse, ma entrambe nel pieno di un periodo di grande evoluzione.

Ambiziosi gli obiettivi di Stellantis: investire 30 miliardi di euro nella transizione energetica entro il 2025, costruire 5 gigafactory, fare in modo che – sempre entro il 2025 – il 98 per cento dei prodotti in Europa abbia almeno una versione elettrificata. “Le nostre proiezioni mostrano che nel 2030, il 70 per cento delle vendite in Europa e il 40 per cento in Usa saranno veicoli elettrici”, ha spiegato Maria Grazia Davino, SVP Sales & Marketing Stellantis Enlarged Europe. “Oggi i loro costi di produzione superano del 40 per cento quelli dei veicoli a combustione. Puntiamo nel breve termine alla parità tra veicoli a combustione tradizionale ed elettrici”.

L’idrogeno si prepara a giocare un ruolo da protagonista

C’è un’altra tecnologia, o meglio un vettore, destinato a giocare un ruolo da protagonista. “Per rispettare l’Accordo di Parigi, l’idrogeno deve passare dallo 0,2 per cento al 20 per cento del totale del consumo primario energetico”, ha sottolineato Cecilia Fouvry Renzi, Hydrogen Energy – Air Liquide South West Europe. Un’azienda che sviluppa queste tecnologie da più di cinquanta anni e, tra le altre cose, ha messo in funzione la più grande unità al mondo per la produzione di idrogeno privo di carbonio mediante elettrolisi a membrana, in Quebec. “Oggi tutto è possibile, perché le tecnologie sono pronte. La sfida è la massificazione. Serve un forte sostegno normativo e politico”.

“Investire fin da ora nell’ecosistema dell’idrogeno ci permetterà di continuare a vivere nel mondo in cui sappiamo vivere, cioè spostandoci e producendo, ma senza emettere CO2 in atmosfera”, ha dichiarato a LifeGate Paolo Proli, Head of Retail Division and Executive Board Member Amundi Sgr. “Alla fine dello scorso anno abbiamo lanciato un fondo tematico e, nell’arco di pochissimo tempo, abbiamo raccolto più di 600 milioni di euro in Italia. Si tratta di investitori privati che hanno deciso di posizionare i propri risparmi a favore di un nuovo e interessantissimo modello energetico che, probabilmente, diventerà leader nella produzione di energia verde”.

Amundi
Amundi ha promesso di raggiungere le zero emissioni nette di gas a effetto serra su tutti gli asset gestiti entro il 2050 © LifeGate

La finanza come acceleratore della transizione energetica

Alla voce della finanza e dell’industria si è aggiunta quella della scienza con Simone Molteni, direttore scientifico di LifeGate. Una scienza che da decenni ribadisce che l’attuale modello di sviluppo non funziona, perché danneggia gli ecosistemi dai quali dipende la nostra stessa sopravvivenza. “Per avere un ordine di grandezza, ogni euro di profitti nel settore alimentare corrisponde a 2,24 euro di costi sociali, le cosiddette esternalità, che paga qualcun altro”, afferma. Ma le soluzioni esistono, sono ormai assodate e, nonostante la resistenza al cambiamento che ha caratterizzato questi ultimi vent’anni, sono anche state sperimentate con successo. Un esempio? La Costa Rica, un paese che già nel 2015 funzionava per 300 giorni su 365 con le energie rinnovabili. E che ha trasformato la salvaguardia degli ecosistemi in un fattore competitivo, costruendo un fiorente turismo che ruota attorno ai parchi naturali.

Finora esempi del genere sono sporadici, ma possono – e devono – diventare sistema. Anche grazie alla finanza che, conclude Molteni, “è il motore che può fare cambiare passo alla transizione”. “La finanza indirizza i capitali privati e pubblici verso il binomio tra transizione energetica e benessere sociale. Due dimensioni che devono andare di pari passo, in un’ottica di progresso e non più solo di massimizzazione dell’utile”, gli fa eco Paolo Proli. “Oggi parliamo di transizione energetica come opportunità di investimento. La finanza può essere un giardiniere che porta l’acqua, cioè il denaro, verso un pianeta più bello e inclusivo che tutela le risorse per le prossime generazioni”.

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