Farfalle, al via la più grande campagna di censimento a livello globale

Un’iniziativa di citizen science a cui tutti possono partecipare, permetterà di censire e studiare le farfalle, aiutando i ricercatori a comprendere lo stato di conservazione di questi insetti.

Ora anche i cittadini possono salvare le farfalle. Non serve essere entomologi esperti. Basta uno smartphone e un po’ di abilità nello scattare foto e potremmo imparare qualcosa in più sui lepidotteri, contribuendo allo stesso tempo ad un grande censimento degli insetti presenti nel nostro territorio e a livello internazionale. È questa la nuova campagna di citizen science lanciata recentemente da Friend of the Earth per promuovere la loro conservazione attraverso il contributo dei cittadini. Chiunque avvistando una farfalla la potrà fotografare, inviare ad un numero e questa sarà identificata e mappata. Questo servirà a capire lo stato di salute di questi effimeri individui di cui l’Italia è particolarmente ricca.

Come funziona la campagna di citizen science

Ci sono più di 230mila specie di farfalle e falene nel mondo. Di queste, conosciamo lo stato di conservazione di appena l’1 per cento, mentre sappiamo che la maggior parte di esse è in costante rischio di estinzione. Un recente studio ha dimostrato che nel Regno Unito, l’8 per cento delle specie residenti si è estinto e che dal 1976 il numero complessivo è diminuito di circa la metà. Mentre nei Paesi Bassi, il 20 per cento è estinto e dal 1990 il numero complessivo nel paese è diminuito del 50 per cento.

“Uno degli obiettivi della campagna è proprio quello di sensibilizzare le persone sullo stato delle farfalle, in Italia ma anche nel resto del mondo”, spiega a LifeGate Paolo Bray direttore di Friend of Earth. “Abbiamo riscontrato già molto interesse soprattutto in Sud America. Riceviamo molte foto anche da lì”.

Per partecipare al censimento è sufficiente scattare una foto ravvicinata della farfalla, evitando di disturbarla, e inviala tramite WhatsApp al numero +39 351 2522520, insieme alle coordinate di posizione. Un’esperta che collabora con il Friend of the Earth la classificherà, informando il o la provetta fotografa naturalista del nome della specie e delle sue caratteristiche. “Si tratta di un progetto che non è mai stato tentato prima”, continua Bray. “I dati raccolti verranno analizzati da esperti e resi disponibili ai gruppi di ricerca che già fanno studi sul tema”.

Ogni anno verrà poi pubblicato uno studio col numero di individui segnalati, la loro posizione, l’eventuale areale di distribuzione, così da contribuire alla studio di questi splendidi quanto effimeri insetti.

Unusually High Numbers of Painted Lady Butterflies Reported Across Europe
Una vanessa del cardo (Vanessa Cardui) © Jeff Mitchell/Getty Images

Perché studiare le farfalle

Perdita di habitat, inquinamento atmosferico, e altri fattori come i cambiamenti climatici stanno portando ad un pericoloso declino di moltissime specie di insetti. Si ritiene che le cause del declino delle farfalle siano simili nella maggior parte dei paesi, mentre per quanto riguarda il cambiamento climatico si pensa che questo stia permettendo a molte specie di diffondersi verso nord, cambiando gli equilibri all’interno degli habitat.

“Le farfalle sono importanti bioindicatori della salute degli ecosistemi”, precisa Bray. “Inoltre sono degli importanti impollinatori, oltre a far parte della catena trofica di uccelli e rettili”. La presenza o meno di alcune specie infatti ci racconta lo stato di salute dell’ambiente in cui vivono e di tutti quegli invertebrati che occupano lo stesso habitat ma che sono difficili da vedere monitorare o diagnosticare. Inoltre, come spiegato nella Lista Rossa dei Ropaloceri Italiani “le farfalle rispondono velocemente ai cambiamenti indotti dall’uomo, pertanto il loro declino preannuncia il declino di altri gruppi a ciclo più lento che risponderanno ai disturbi anche più severamente, ma con tempi più lunghi come le piante e gli uccelli ad esempio”.

Più conoscenza si riuscirà ad accumulare sui lepidotteri, migliore sarà la comprensione non solo dello stato di conservazione di questo ordine comparso sul pianeta ormai più di 50 milioni di anni fa, ma anche di tutti i sistemi ecologici ad essi legati, non ultimo l’agricoltura.

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