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Festival del silenzio, quando teatro e arte parlano la lingua dei segni
A Milano dal 2 al 5 maggio si svolge il Festival del silenzio. Protagonista è la lingua dei segni. Obiettivo: fare in modo che l’Italia, ultimo stato d’Europa, la riconosca come lingua ufficiale.
Il silenzio per parte della popolazione è una condizione quotidiana, la normalità. Altri invece lo bramano in una società contemporanea dove è sempre più difficile goderne. Per entrambi, è stato pensato a Milano, alla Fabbrica del Vapore, il Festival del silenzio, l’evento che dal 2 al 5 maggio propone performance e spettacoli che utilizzano la lingua dei segni in un’ottica di reale integrazione e inclusione. Protagonista di tutte le proposte è quindi la Lis, la lingua dei segni che permette alle persone non udenti di interagire tra loro e con il resto del mondo ma, allo stesso tempo, può creare barriere. Anche per questo è bene destare l’attenzione su questa fetta di mondo, silenzioso, che l’Italia sembra aver in parte dimenticato: il nostro paese infatti è l’unico paese europeo rimasto a non aver riconosciuto la propria lingua dei segni con una legge. Partecipare a questo festival è quindi anche manifestare il proprio appoggio per questa importante causa di civiltà.
Non solo teatro per esplorare il silenzio, la lingua dei segni come quella di tutti
L’idea di questa tre giorni è nata da Fattoria Vittadini, un collettivo di artisti delle arti performative costituitosi a Milano nel 2009, con l’obiettivo di offrire alcune tra le più significative proposte artistiche e scientifiche, pratiche ludiche e spirituali, installazioni, percorsi esperienziali, questioni culturali e sociali legate al mondo del silenzio.
Il Festival del silenzio è la prima esperienza simile, un evento che intende dare un senso positivo a questo tipo di silenzio: “fonte di grande forza”, come dice il filosofo cinese dell’antichità Lao Tzu, e non condizione che genera distanze e ostacoli. Infatti al momento il progetto non ha eguali né in Italia né all’estero; ci sono esperienze simili in Europa ma si rivolgono esclusivamente a un pubblico di sordi e/o segnanti, come il Festival Clin d’Œil a Reims, in Francia, o il Jugendfestival di Stoccarda, in Germania. Il Festival del silenzio vuole invece creare un terreno comune tra udenti e non, segnanti e non, una “terra di mezzo” in cui le due culture possano incontrarsi, conoscersi e condividere momenti di festa e divertimento. Non si deve pensare quindi a quest’appuntamento come a qualcosa di esclusivo e mirato a un certo tipo di pubblico e, anche per questo, nella seconda edizione è stata sviluppata una forte connessione con Ietm, network mondiale di operatori culturali che vedono nelle performing arts uno strumento di cambiamento e coesione sociale, facendosi promotore di un modo di fare cultura e arte “inclusive”.
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L’edizione 2019 del Festival alla Fabbrica del Vapore ospiterà dunque il Satellite meeting Ietm sul tema “Barriere di lingua e comunicazione nelle performing arts” per discutere, attraverso incontri, spettacoli ed esercitazioni, del loro abbattimento, prendendo le mosse da una domanda: alla luce delle differenze di lingua, comunicazione, nazionalità per ciascuno di noi si può parlare di accesso equo alla cultura?
Proiezioni, spettacoli e workshop si terranno alla Fabbrica del Vapore di Milano in via Procaccini da giovedì 2 a domenica 5 maggio, a questo link tutto il programma che comprende eventi sia gratuiti che a pagamento. Oltre a performance teatrali di attori segnanti e non, italiani e stranieri, tra gli appuntamenti fissi di tutti i quattro giorni vi segnaliamo una lezione di yoga condotta in Lis, l’aperitivo in cui usare la lingua dei segni per ordinare e il Kindergarten rivolto a bambini dai 4 ai 14 anni con diverse attività ricreative. Moltissime le proposte: dalla selezione di video pensate da Cine deaf, l’unico Festival internazionale del cinema sordo in Italia, alle performance partecipate di Zona K, la scelta è vasta e rivolta a tutti.
Che cos’è la lingua dei segni
La lingua dei segni italiana è la lingua usata dalle persone sorde e udenti appartenenti alla Comunità sorda italiana ed è un sistema comunicativo che sfrutta il canale visivo-gestuale che risulta integro nelle persone sorde.
Lo studio di una lingua dei segni iniziò negli Stati Uniti a opera di William Stokoe alla fine degli anni Cinquanta. Scoprì che i singoli segni dell’Asl (American sign language, la lingua usata dalla Comunità sorda statunitense) potevano essere scomposti in un numero relativamente limitato di unità minime prive di significato che combinate diversamente davano origine a moltissimi segni, esattamente come nelle lingue parlate i fonemi, le unità linguistiche minime prive di significato possono, componendosi e ricomponendosi tra loro, dare origine a un numero enorme di parole diverse. Questa scoperta rivoluzionaria diede il via ad altre ricerche nelle diverse nazioni portando a risultati sorprendenti.
È bene sapere però che la lingua dei segni non è un codice comunicativo universale ma esistono tante lingue dei segni quante sono le comunità sorde sul pianeta.
Riconoscimento della lingua dei segni italiana come minoranza linguistica
Ma quante sono in Italia le persone sorde che utilizzano la Lis come lingua madre? Nel nostro paese non è mai stato fatto un censimento vero e proprio ma un’indagine di Eud, European union of the deaf, stima che attualmente le persone sorde native segnanti siano in Italia tra i 30 e i 40mila. Un numero che cresce notevolmente se si considerano anche le persone udenti che utilizzano la Lis come lingua madre (per esempio persone udenti nate in famiglie con genitori entrambi sordi). Tali dati sono confermati anche dal numero di iscritti dell’Ens, Ente nazionale sordi italiano.
Attualmente in Europa, soltanto l’Italia non ha ancora riconosciuto la propria lingua dei segni attraverso una legge nazionale, nonostante la Convenzione dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità del 2006, ratificata dal governo italiano con legge 18/2009, tuteli espressamente la specifica identità linguistico-culturale delle persone sorde, indicando agli Stati di riconoscere tali lingue e promuovendone l’acquisizione e l’uso. Il riconoscimento giuridico della Lis come lingua vera e propria, una minoranza linguistica, garantirebbe il diritto a ogni persona sorda/segnante di scegliere come comunicare e integrarsi: un effettivo e illimitato accesso all’informazione, alla comunicazione, alla cultura, all’educazione, ai servizi, alla vita sociale, lavorativa e perfino ricreativa; un’equa rappresentazione politica e giuridica, l’accesso all’istruzione.
Tra gli obiettivi principali del Festival c’è quindi certamente il sostegno al riconoscimento della Lis – Lingua dei segni italiana come lingua vera e propria.
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