La Cop28 è finita, ma bisogna essere consapevoli del fatto che il vero test risiede altrove. Dalla disinformazione al ruolo delle città, ciò che conta avviene lontano dai riflettori.
G7 in Germania, trovato un accordo sul clima
Nella dichiarazione finale del G7 tenuto in Germania i governi hanno annunciato un accordo sul clima in vista della Cop 21 di dicembre.
Le potenze industriali riunite in seno al G7 hanno annunciato nel pomeriggio di oggi un accordo per la riduzione delle loro emissioni di gas a effetto serra: un calo compreso tra il 40 e il 70 per cento rispetto ai livelli registrati nel 2010, che dovrà essere raggiunto entro il 2050. La notizia è stata accolta con soddisfazione dal presidente francese François Hollande, che nella prima metà di dicembre accoglierà a Parigi i leader di tutto il mondo per la conferenza sul clima Cop 21. Secondo l’Eliseo, quello assunto del G7 è infatti un impegno al contempo “ambizioso e realista”.
Per la Francia si tratta soprattutto di un sospiro di sollievo: un mancato impegno “forte” alla riunione odierna avrebbe potuto costituire una zavorra in vista dei negoziati del prossimo autunno. Si temeva in particolare la posizione del primo ministro giapponese Shinzo Abe, tra i meno “sensibili” in tema di ambiente. Di recente, il Paese asiatico si è impegnato a ridurre le proprie emissioni del 26%, entro il 2030, rispetto ai livelli del 2013: una posizione duramente criticata dagli ambientalisti nipponici, secondo i quali, se rapportato alle emissioni del 1990, il calo sarà solamente del 17%.
Gli occhi, inoltre, erano puntati sul Canada, nazione fortemente impegnata nell’estrazione di petrolio dalle sabbie bituminose (considerate dalle associazioni ecologiste tra le più pericolose in assoluto per l’ambiente), che ha tuttavia concesso il proprio via libera all’accordo. Non era invece presente il Paese responsabile della maggior parte della CO2 rilasciata nell’atmosfera a livello globale: la Cina. Uno studio pubblicato di recente sostiene però che il picco massimo di emissioni da parte del colosso asiatico possa arrivare cinque anni prima del previsto: nel 2025 anziché nel 2030.
Alcuni segnali per sperare che la Cop 21 non fallisca, insomma, ci sono. Gli stessi Stati del G7, si legge nella dichiarazione ufficiale sottoscritta oggi, hanno riaffermato la loro “forte determinazione a trovare un accordo a Parigi” e la necessità di un impegno “urgente e concreto per affrontare il cambiamento climatico”. L’intesa che occorrerà ricercare a dicembre, proseguono i sette governi, dovrà prevedere “regole vincolanti”, con l’obiettivo “di limitare la crescita della temperatura media globale a 2 gradi centigradi” entro la fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali.
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