![Un terzo della popolazione di squali e razze rischia l’estinzione a causa della pesca](https://cdn.lifegate.it/RQU9ke4djFZJ6NOTbFZ-PhD11ic=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2021/06/pesca-squali.jpeg, https://cdn.lifegate.it/piL3RRvqdprhV-Y3_YvW7Ds1MY8=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2021/06/pesca-squali.jpeg 2x)
La pesca industriale sta portando all’estinzione di moltissime specie marine, in particolare squali e razze. La denuncia contenuta in un nuovo studio.
I pescatori hanno catturato uno squalo capopiatto che sarebbe finito in una rete usata per catturare i gamberi.
Le immagini mostrano una creatura enorme e dall’aspetto preistorico, con due occhi color della giada, che viene issata da un peschereccio e trascinata sulla banchina, dove viene accolta da una folla festante che riprende il suo corpo, smartphone alla mano. Siamo a Gallipoli, in provincia di Lecce, l’animale è un gigantesco esemplare di squalo capopiatto (Hexanchus griseus), specie di cui si ignora l’effettivo stato di conservazione a causa della carenza di dati, ma si ritiene possa essere minacciato dalla pesca eccessiva. L’animale verrà poi fatto a pezzi e venduto al mercato del pesce.
“Non c’è stata alcuna crudeltà”, avrebbero assicurato i pescatori che hanno catturato lo squalo. Lo squalo non sarebbe stato catturato deliberatamente, secondo quanto dichiarato dai pescatori, ma sarebbe rimasto impigliato nelle reti usate per pescare i gamberi. Sarebbe dunque quella che viene definita eufemisticamente “preda accessoria”, con questo termine si indicano quelle creature marine catturate per sbaglio, anche se, come ci ricorda Jonathan Safran Foer, “non è davvero per sbaglio perché le prede accessorie sono parte costitutiva dei metodi di pesca contemporanei che generano catture abnormi con quantità di prede accessorie abnormi”. L’industria dei gamberi sarebbe responsabile del 30 per cento delle catture accessorie globali.
A prescindere dall’intenzionalità, la morte di un altro grande predatore dei nostri mari rappresenta l’ennesimo duro colpo a degli ecosistemi sempre più poveri e agonizzanti. Già nel 2003 la Pew Ocean Commission segnalò il preoccupante declino dei grandi predatori marini, “abbiamo rimosso una quantità pari al 90 per cento dei grandi predatori come squali, pesce spada e merluzzi dagli oceani del mondo”. Anche nel Mediterraneo la scomparsa di questi animali, che si trovano al vertice della catena alimentare e svolgono un fondamentale ruolo ecosistemico, è inesorabile, minacciati dalle attività di pesca insostenibili e dalla degradazione degli habitat.
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